Vi ho già raccontato la prima parte del mio disastroso viaggio a Belgrado. Ecco cosa succede a viaggiare con sti poveracci. Dovrei proprio cambiare amici.
Ad ogni modo, dopo un tragitto in Flixbus così disastroso e tutte le altre peripezie, arriviamo a casa. Distrutti, andiamo a dormire. Sì, anche se erano solo le 16. Eravamo troppo stanchi. L’idea era di fare un pisolo prima di uscire. Tipo power-nap, sapete? Ecco, abbiamo dormito di sasso fino alle 20. Per non sprecare la serata, decidiamo allora di mangiare una pasta al volo – almeno questa era buona – e di uscire.
Sorpresa delle sorprese, anziché limitarsi a bere birre nel pub più vicino a casa, decidono di andare in un quartiere storico di Belgrado. Ancora più sorprendente, nella desolante Serbia si possono trovare piccoli angolini di paradiso. Allego foto.
La serata è stata davvero deliziosa. Localini chic, drink buoni, una bella atmosfera. Finché non abbiamo deciso di tornare a casa: e qui Belgrado è tornata la cara vecchia Belgrado. Potenzialmente letale, ma bella.
Su un taxi abusivo a Belgrado
Eravamo in otto, quindi avevamo bisogno di due taxi. Arriviamo al fondo della strada che vedete in foto, dove si trovava la fila di taxi. Saliamo sui primi due. Io salgo sull’auto che stava dietro, e mi siedo sul sedile anteriore, pregustando già una piacevole conversazione con un tassista serbo.
Appena a bordo, saluto e gli dico l’indirizzo. Lui non capisce, glielo ripeto, prova a scriverlo sul TomTom. Non azzecca una lettera. Cancella quanto scritto sul touch-screen e riprova. Di nuovo non riesce a premere le lettere giuste. Inizio ad avere dei dubbi sulla sua sobrietà.
Decide di partire lo stesso. Affianca il taxi su cui erano saliti i nostri amici e si mette a parlare con l’autista in serbo. Si dicono qualcosa, si fanno una risata e poi partono. Intuisco che si siano messi d’accordo, col nostro che doveva seguire l’altro.
L’autista ci offre una sigaretta, che gentilmente decliniamo. Lui se l’accende e inizia a fumare. Nel taxi. Ok.
Dopodiché iniziamo a conversare. Ci chiede da dove veniamo, quanti anni abbiamo e i nostri programmi per la vacanza. Gli diciamo che siamo italiani, di Torino, ventiduenni e che saremmo rimasti a Belgrado per un paio di giorni per poi andare a Zagabria. Ci racconta che sua moglie ha uno zio italiano, di Reggio Calabria. Rispondiamo con un “ah”. Poi aggiunge: “He works with bitches” (testualmente, “lavora con le puttane”). “Ah”. Vedendoci perplessi, aggiunge: “Sex, you know?”.
Per aggiungere colore, mentre ci raccontava dello zio di sua moglie che fa il pappone, continuava a guidare: senza guardare la strada, neanche per un secondo. Guidava a sensazione. O forse aveva un radar, tipo i pipistrelli. Non so. Ad ogni modo, non era rassicurante.
La truffa del tassista
Mentre discorriamo con lui, decido di guardare a quanto ammontasse la somma indicata dal tassametro. In generale i taxi di Belgrado sono molto economici, anche per le tariffe notturne, quindi non avevamo portato con noi molto denaro. Mi accorgo, con grande sconforto, che non c’è un tassametro. Inizio allor a sudare freddo, rendendomi conto della situazione in cui ci eravamo messi.
Riassumendo: sto tizio era probabilmente ubriaco, dato che non riusciva a usare un touch screen. Era parente di un ruffiano. non guardava la strada mentre guidava. Fumava nel taxi. Non aveva un tassametro. Iniziamo a temere un rapimento ad opera della mafia serbia – temibilissima.
Arriviamo a destinazione e ci chiede, come ormai ci aspettavamo, una cifra improponibile. Tipo tre volte quanto avevamo pagato all’andata: ok, era tariffa notturna, ma non era comunque credibile. Lo guardo e, con tutta la franchezza del mondo, gli dico: “Non abbiamo questi soldi”. Non era ovviamente possibile pagare con la carta di credito. Mi fa: ” Quanto hai?”. Gli dico la cifra, che ora non mi ricordo, ma che era tipo un terzo di quanto ci aveva chiesto.
Mi guarda. Prende i soldi. Mi dà una pacca sulla spalla e mi tende la mano. Gliela stringo e mi dice: “I put the other part for you, my friend”. Al netto della qualità del suo inglese, mi ha sostanzialmente detto che avrebbe messo lui il denaro necessario a coprire parte della truffa che lui aveva fatto a me. Ok.
Belgrado è una città meravigliosa. Se sopravvivi. Pensiate che sia finita qui? Neanche per sbaglio. Continuate a leggere qua il resto del soggiorno a Belgrado.