L’ultimo caso ha coinvolto Max Vest, aveva affittato una stanza a Miami.
Quando Max Vest ha conosciuto l’host della sua stanza a Miami, affittata tramite la piattaforma Airbnb, ha notato non poche stranezze. In primis, nei mesi della contrattazione, l’affittuario si era sempre firmato col nome di Ray, mentre gli si era presentato di persona come Ralph. Nonostante la bizzarra incongruenza, il proprietario del locale era recensito dagli utenti di Airbnb come un padrone di casa cortese e premuroso. Ciò aveva abbassato le difese di Vest, il quale aveva dato poco peso alla cosa e si era tranquillamente sistemato. L’accordo prevedeva di condividere l’appartamento, composto da due camere da letto ed un bagno, con Ralph – o Ray? – e la sua compagna per cinque giorni.
L’inquietante scoperta
Rincasato dopo cena, mentre la coppia era già a letto, Vest ha notato qualcosa di strano: in un angolo della stanza, due scatole nere sovrapposte, collegate ad una vicina presa di corrente e rivolte nella direzione del letto sul quale avrebbe dormito. Ciò che lo ha insospettito maggiormente è stata una lucina rossa: avvicinatosi, si è accorto che i due cubetti erano in realtà telecamere e che stavano registrando proprio in quel momento. Colto di sorpresa, Vest si è rivestito e, dopo aver rimosso le memory card dalle telecamere, è uscito dall’appartamento.
Ancora shockato dalla scoperta, ha contattato la moglie e successivamente la squadra addetta alla sicurezza di Airbnb. Il tutto con estrema discrezione, temendo che Ralph/Ray potesse impedirgli di andar via per non incorrere in sanzioni. Nonostante avesse rimosso le memory card, la tipologia di videocamera utilizzata avrebbe potuto trasmettere le sue immagini anche in diretta. Chiunque avrebbe potuto vedere la sua immagine registrata.
Soddisfatto o rimborsato?
La vicenda è stata immediatamente presa in carico dal servizio clienti di Airbnb, che ha provveduto a rimborsare Vest della somma spesa per l’affitto, a reperire una camera d’albergo dove trascorrere la notte ed, infine, a rimuovere l’host dal sito.
Eppure, secondo Vest, la situazione è stata ampiamente sottovalutata dal gruppo Airbnb. Avrebbero infatti agito come se avessero a che fare con un ospite deluso dal servizio, e non come la vittima di un reato. Proprio per questo ha deciso di portare il fatto in tribunale.
Privacy e sicurezza
Nel 2018, tuttavia, questa condizione è stata leggermente modificata: il proprietario è tenuto a dichiarare la presenza di eventuali apparecchiature di videosorveglianza e a richiedere il consenso del cliente.
Se, da una parte, potrebbe sembrare un’invasione della privacy ai limiti della legge, il posizionamento di videocamere aiuta i proprietari ad incastrare ospiti che rubano, danneggiano i locali o non rispettano i termini della prenotazione.
Non è il primo caso
La vicenda di Vest non è un caso isolato. Noelle De Guzman, in vacanza con la famiglia, si accorse della presenza dei dispositivi. In quel caso, Airbnb, una volta informato il padrone di casa delle indagini in corso, avrebbe invitato Noelle a chiarire con lui se le telecamere fossero effettivamente in funzione. Un gesto che viola le politiche aziendali.
Un altro caso ha coinvolto l’informatico Alfie Day, che aveva preso in affitto un appartamento con la sua ragazza per un soggiorno in Bulgaria. Utilizzando il software Nmap, Day ha rilevato la presenza di una videocamera capace di orientarsi, zoomare, fare panoramiche. La stessa possedeva uno spazio di archiviazione ad alta capacità, in grado di elaborare anche file pesanti. In questo caso la risposta di Airbnb è stata fulminea, ma Day esprime comunque preoccupazione perché non si sa che fine abbia fatto il filmato. Il file potrebbe essere stato archiviato sul dispositivo, salvato nell’account cloud del padrone di casa, inviato ad altri utenti o caricato su qualsiasi sito illegale, sopravvivendo in rete al di fuori del controllo di Airbnb.