Prima di cominciare a parlare della movida torinese
Prima di cominciare a leggere questo articolo – sempre che sia possibile definirlo tale – vi devo chiedere un piccolo sforzo. So che la parola sforzo risulta faticosa al solo sentirla, ma non vi preoccupate. È uno sforzo di immaginazione. Una cosa lieve.
Immaginate che le parole che seguono non siano scritte, ma siano recitate, con un tono suadente, melodico, quasi sensuale, da un uomo di cinquantacinque anni, ben portati, molto ben portati, con due affascinanti occhi azzurri e una folta zazzera. Immaginate che quest’uomo, prima di iniziare a parlare, ami sbucare all’improvviso, ma con eleganza, da anfratti, colonne, templi o sarcofagi. Immaginate, insomma, che tutto ciò che segue non sia scritto da me, ma letto da Alberto Angela. Chiudete gli occhi – anche se potrebbe rendervi difficile la lettura – e iniziate.
Prossima fermata: Marconi
Può capitare a chi, il sabato sera, percorrendo la tratta della metropolitana in direzione Lingotto, si ritrovi a scendere a Marconi – vuoi perché un colpo di sonno gli ha fatto perdere la fermata di Porta Nuova, vuoi perché effettivamente doveva andare lì – può capitare, dicevo, di notare un vasto assembramento di individui, di età variabile fra i quindici e, in casi estremi, trent’anni.
Oltre la giovane età, è difficile individuare altri caratteri comuni fra questi individui. Le estrazioni sociali sono le più disparate, così come gli orientamenti politici, le religioni, le etnie e – cambiando piano – l’abbigliamento. Una cosa però accomuna tutti: l’alcol. E la droga. Però di più l’alcol. Anche se pure di droga ve n’è tanta. Insomma, non c’è nessuno sobrio. E sono quasi tutti felici. Dico quasi perché vi sono sempre le eccezioni, come chi si attacca con qualcuno, chi vede la sua tipa limonare con un altro, chi va in coma etilico ed essendo incosciente non dà segni di felicità, etc…
Nonostante le differenze presenti fra i vari presenti, è possibile qualificare dei tipi sempre presenti, che di seguito proveremo a elencare.
Il quindicenne
Immancabile è quell’individuo di quindici anni circa, vestito in un modo spesso, ma non sempre, discutibile, magari con dei risvoltini che arrivano a metà polpaccio nonostante la temperatura sia prossima allo zero, che si aggira con fare eccessivamente pieno di energia, tendente al molesto. Può capitare di vederlo portare con sé una bottiglia di plastica contenente liquori di infima qualità comprati dal bangla più economico e mischiati con bevande gasate. In casi estremi, la bevanda gasata è addirittura di una sottomarca, per risparmiare anche su quello, che tanto basta per non capire più niente dopo due sorsi e la serata è sistemata. Lo vedrete trascinarsi aggrappato agli amici meno sbronzi, sbattendo contro tutti i presenti e sbiascicando parole incomprensibili. Verso le due di notte, se non prima, questo genere di individui è in qualche anfratto di via Nizza a vomitare verde.
L’annoiato
Di età più avanzata, intorno ai venti, venticinque anni, sono quegli esemplari riconoscibili da una caratteristica fondamentale: lo sbadiglio. Costoro, non sapendo cosa fare della loro serata, si sono ritrovati in Sansa pur di non restare a casa a guardare Un giorno in pretura, ma, una volta giunti là, si chiedono cosa siano venuti a fare, e se non sarebbe stato meglio non uscire. La loro serata termina di solito intorno alle 23, quando, accorgendosi dell’imminente inizio del programma televisivo sopracitato, decidono di tornare a casa e godersi il resto del sabato sera con una coperta, una tisana e i racconti dei processi. Potreste definirli sfigati, ma mentre voi state perdendo il vostro tempo seduti su una scalinata, loro si godono in diretta le gesta del grande Biggiogero.
L’autista
Fugace, ma non per questo di poca rilevanza, è l’apparizione dell’individuo più molesto del quartiere: l’autista. Forse vittima del navigatore, forse residente nella zona, o forse rompipalle e basta, decide di percorrere tutta via Saluzzo da corso Vittorio a corso Marconi, attraversando anche la piazza, costringendo tutti a spostarsi, con fari e clacson, e, se particolarmente fastidioso, anche con colpetti di parafango. Come se non fosse abbastanza, trovano pure il coraggio di lamentarsi. La strada è pubblica, ed è un loro diritto passare, ma se passate il sabato sera in via Saluzzo siete lo stesso rompipalle.
I cinquantenni fuoriluogo
Estranei agli avvenimenti che li circondano sono gli spaesati cinquantenni che solcano le vie della movida per tornare a casa dopo una cena nei rinomati quartieri che popolano l’area. Li potete vedere camminare vestiti eleganti in mezzo al degrado, morale ed estetico, più totale, spesso biasimando i comportamenti dei “giovani d’oggi” con commenti e occhiatacce, sperando che “la sindaca faccia qualcosa”. Fatevene una ragione, San Salvario il sabato sera non appartiene a voi.
Gli ultras
Meno tipici, ma da non dimenticare, sono i capi ultras che iniziano i cori, di vario genere. Fece storia il grandioso raduno per celebrare il Rosenborg di un paio di anni fa, che, sebbene non fosse riuscito benissimo, vide ampia partecipazione e la definitiva consacrazione di Calciatori Brutti nella loro capacità di influenzare la società.
I bangla
Dopo aver elencato chi si diverte, o chi rimpiange Un giorno in pretura, bisogna ricordare anche chi rende possibile tutto ciò: i bangla. Figure storiche, ed essenziali, per la movida torinese, prendono il nome, come pare evidente, dalla nazionalità dai gestori dei negozi. Per definirli con esattezza, mi attengo agli elementi tipici indicati dall’app My bangla: insegna luminosa, lucine in vetrina, birra e alcolici, gestori orientali. Ma un bangla vero è molto di più: è calore, amicizia, confusione, emozioni, bei ricordi. Chi non ha mai vissuto un’esperienza simile, non può dire di aver davvero vissuto.
Ai bangla sedentari vanno aggiunti i bangla ambulanti, che si aggirano con una cassa di Melinda contenente in realtà cartine e accessori per fumare, beni complementari a quelli venduti da persone di etnia africana negli anfratti del quartiere.
Il venditore di barzellette
Last but not least, v’è il venditore di barzellette. Uomo di discutibile bellezza fisica, ma senza dubbio carismatico, il Claudio Bisio di largo Saluzzo tenterà di vendervi una decina di freddure per un euro per astante. In caso di rifiuto, darà un assaggio della sua abilità per convincervi: “Cosa disse Gesù dopo esser stato crocifisso? <<La prossima volta scelgo testa!>>”. Inutile dire che dopo una battuta del genere anche il più disponibile fra i potenziali acquirenti avrà cambiato idea.
C’è chi vuole un mondo grigio, puro nelle apparenze, perfetto nell’aspetto. Opponiamoci. San Salvario è degrado, ma quant’è bello il degrado! È anche felicità, alcol, voglia di far festa, libertà. Non si può fermare.
Un’ordinanza non può fermare il vento, gli fa solo perdere tempo.