L’assistente civico è la grande figura di questi giorni. Un essere dalle capacità straordinarie, in grado di finire sulla bocca di tutti ancora prima di esistere. E soprattutto in grado di scandalizzare senza essere nulla di nuovo.
Cos’è l’assistente civico
L’assistente civico va davanti alle chiese, verifica il numero di persone che possono entrare e aiuta il flusso. Non può fare altro che ricordare le regole. Oppure fa una cosa, come ha ricordato il sindaco di Bari Decaro, che è la cosa più importante in questo momento: porta cibo e medicinali agli anziani e a tutti quelli che ne hanno bisogno. E’ a questo che servono i volontari, non a fare la guardia civica, che è una ricostruzione macchiettistica che non è mai stata scritta e mai stata.
Questa è l’ulitma descrizione dell’assistente civico dataci dalla mente che l’ha partorita: il ministro Boccia. In realtà il ministro sembra aver un po’ aggiustato il tiro, dopo le enormi critiche che gli sono piovute addosso in questi giorni. Infatti l’assistente civico nasce per far rispettare le regole. E questo comporta una serie di problemi.
Davvero tutti sono in grado di controllare gli altri?
A mio parere no. Ed ecco la prima grande problematica dell’assistente civico. Per essere insigniti di un potere di controllo, anche se solo persuasivo, serve preparazione. Preparazione non solo normativa – dato che il distanziamento sociale è nozione nota a tutti -, ma anche di gestione di questo potere. Gestione nei confronti di se stessi. Abusarne, infatti, sarebbe facilissimo.
E cosa potrebbe andare male in un Paese dove, dopo neanche una settimana di lockdown, già si aggredivano i runner che correvano da soli? Dove i criminali erano quelli che portavano fuori il cane, e poi ci si dimenticava di chi invece lavorava senza le dovute misure di sicurezza, perché non gli venivano fornite? L’italiano medio non sa valutare a dovere quale sia il senso di una norma – in questo caso, evitare il contagio. L’italiano medio la rispetta ciecamente, come d’altronde faceva già 90 anni fa.
Ricordiamo inoltre, per chi se lo fosse dimenticato, il compagno di classe che la maestra metteva alla lavagna quando era costretta ad uscire. A lui spettava l’infame compito – e di solito ci provava gusto – di denunciare chi faceva qualcosa di non ammesso. Il tutto però finiva sempre con ricatti o con l’annotazione delle persone che gli stavano meno simpatiche. Perché l’essere umano è tendenzialmente ingiusto verso chi non appartiene alla sua cerchia di familiari o amici. Crediamo forse che ci sia così tanta differenza fra quel bambino e un assistente civico?