Finalmente è arrivata la cancellazioe dei decreti sicurezza, così come voluti da Matteo Salvini. Una delle riforme più indecenti della storia recente non occupa più spazio nella legislazione italiana.
Cosa cambia con la cancellazione dei decreti sicurezza
Per le ONG non vi sarà più la multa fino a 1 milione di euro e confisca della nave, a meno che le navi impegnate nei soccorsi non abbiano omesso di comunicare alle autorità italiane e a quelle del Paese di appartenenza le loro operazioni. Le multe non supereranno però i 50mila euro. Permane il rischio di reclusione fino a 2 anni «nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare» per chi violerà il divieto di ingresso. Ritorna poi la protezione umanitaria, che torna a fianco dell’asilo politico e della protezione sussidiaria.
A dare dignità ai migranti torna il divieto di respingimento o espulsione se v’è il rischio che si venga sottoposti, nello Stato di origine, «a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare»
Si potrà inoltre convertire in permesso di soggiorno per motivi di lavoro i permessi di soggiorno per protezione speciale – ossia la ex protezione per ragioni umanitarie – e i permessi per calamità, per residenza elettiva, per acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, per attività sportiva, per lavoro di tipo artistico, per motivi religiosi e per assistenza dei minori. Ritornano gli SPRAR, sotto il nome di SIPROIMI.
I termini per la conclusione del procedimento di riconoscimento della cittadinanza diventa di 36 mesi, a fronte dei 48 precedenti. Il periodo massimo nei centri per il rimpatrio passa da 180 a 90 giorni. Sembra però improbabile che si riesca a rispettarlo, dato che il termine di un anno e mezzo viene regolarmente sforato. Trasformando, peraltro, i centri per il rimpatrio in delle carceri senza alcun rispetto della legalità e dei diritti dell’individuo.
A gettare ombra sulla manovra è l’inasprimento del DASPO urbano, che ora impedisce l’accesso a luoghi pubblici ai “soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni, relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope”. Si limita la libertà personale senza che vi sia stato un accertamento dei fatti in tribunale, insomma.
I decreti sicurezza vengono cancellati da Conte, che li aveva approvati
A disporre le modifiche dei decreti sicurezza, cancellando le misure volute da Matteo Salvini, è il Consiglio dei Ministri presieduto da Giuseppe Conte. Lo stesso Giuseppe Conte, a scanso di equivoci, che presiedeva il Consiglio dei Ministri che aveva approvato i decreti sicurezza. Quel Consiglio dei Ministri il cui Ministro dell’Interno era Matteo Salvini. Insomma, ieri Giuseppe Conte ha cancellato una misura che lui stesso aveva approvato. E, con lui, si sono contraddetti anche i 5 Stelle, che avevano convertito in legge i decreti sicurezza, durante il Conte I.
Le ragioni di questo cambio sono chiare a tutti: la maggioranza del Conte I, supportata da Salvini, è diversa da quella del Conte bis, che vede Zingaretti a fianco al MoVimento. Zingaretti stesso aveva dichiarato, nel caldo agosto 2019, le uniche tre possibilità per fare un governo:
- Abolizione dei decreti sicurezza
- No a un Conte bis
- No al taglio dei Parlamentari
Quest’ultimo punto, come abbiamo visto, è diventato parte anche del programma del PD. Il Conte bis c’è stato. I decreti sicurezza sono stati aboliti. Mentre enunciava quei tre punti fermi, Zingaretti aveva ben presente l’impossibilità di eliminare le disposizioni salviniane avendo come premier qualcuno che nel suo precedente governo aveva approvato quelle stesse disposizioni – peraltro una delle misure più rilevanti del governo giallo-verde. Quel che non si aspettava Zingaretti è un tale cambio di Conte, diventato, da un semplice burattino, un uomo di governo.
E se i decreti sicurezza si possono giustificare, nella prospettiva di Giuseppe Conte, come degli errori dovuti all’inesperienza politica, lo stesso non si può dire dei 5 Stelle. Il MoVimento si è dichiarato anti-immigrazione aderendo alla volontà di Salvini. Questo cambio – per quanto alcuni pentastellati fossero contrari – non è che l’ennesimo prova del trasformismo del movimento di Grillo.
Un movimento così trasformista da aver perso un’identità. E quindi gli elettori.