Le manifestazioni in Catalogna sono iniziate e si sono concentrate maggiormente nella settimana tra il 14 e il 20 ottobre, ovvero nei giorni seguenti l’emissione di condanne shock per 12 leader indipendentisti, da parte della Corte suprema spagnola. I 12 politici catalani, ritenuti colpevoli della proclamazione unilaterale di indipendenza dell’ottobre 2017, sono stati puniti con condanne che vanno dai 9 ai 13 anni di carcere. Le manifestazioni più grandi si sono tenute a Barcellona, dove hanno manifestato oltre mezzo milione di persone e si sono verificati violenti scontri con la polizia. Secondo un articolo di Internazionale, il bilancio della settimana più intensa di proteste è stato di 600 feriti, 200 arresti e 2,5 milioni di euro di danni. Altre partecipate manifesta

Foto by Guido Giuliani
zioni si sono svolte nelle giornate tra il 26 e il 30 ottobre e in questo clima il 10 novembre si sono svolte le elezioni politiche, per la seconda volta in meno di un anno.
La consultazione elettorale non ha portato tuttavia ad una chiara maggioranza, rilevando un inquietante aumento del partito di estrema destra Vox, che risulta ora la terza forza politica del paese. Le due principali forze di sinistra, ovvero i socialisti di PSOE e il partito Unidos Podemos, hanno stretto un accordo per formare un governo di coalizione, anche se la somma dei loro seggi non raggiunge comunque la maggioranza assoluta. Inoltre, il fro
nte indipendentista è caratterizzato da profonde divisioni, nonostante in queste elezioni abbia ottenuto maggior consenso rispetto a quelle di aprile. In concomitanza alle elezioni si sono verificate ancora tre intense giornate di proteste secessioniste, durante le quali i manifestanti hanno organizzato un blocco dell’autostrada diretta in Francia. Da allora
le manifestazioni sembrano essere scemate, ma l’incertezza dell’attuale situazione politica rende difficile prevedere cosa succederà nelle prossime settimane.
Intervista a Gerard, 24 anni.
- A quali manifestazioni hai preso parte e che motivazioni avevano?
“Ho partecipato a due manifestazioni nelle settimane seguenti la condanna dei politici indipendentisti. Si sono svolte a Barcellona, soprattutto in via Laietana, Plaça Catalunya e Plaça Urquinaona. Il loro scopo era quello di protestare contro la sentenza di condanna per alcuni politici catalani, emessa a Madrid. Alcuni politici sono stati condannati infatti a 13 anni di prigione, per alcune cose che non erano così oggettive. Per esempio, hanno giudicato alcune azioni di protesta come atti terroristici. È stato decretato inoltre che alcuni crimini legati agli atti di disobbedienza sono in realtà crimini di sedizione, che però prevedono una diversa penalizzazione secondo il nostro codice penale.”
- Perché hai partecipato?
“Ho partecipato alle manifestazioni perché ciò che stava accadendo era troppo grande per poter rimanere a casa. Non sono un indipendentista, perché non sono sicuro che l’indipendenza possa essere positiva per la Catalogna e non odio affatto la Spagna. Eppure, non penso che le leggi debbano stare al di sopra della popolazione, e non ritengo che votare debba essere considerato un crimine. Nonostante ciò, so che alcune azioni dei catalani sono state sbagliate e penso che la prigione sia giusta per alcuni politici catalani.
Infatti, hanno presentato la loro opinione sulla libertà come se fosse quella di ogni catalano, e hanno usato denaro pubblico per fare il referendum, che non penso le persone volessero pagare con le loro tasse. Quindi, in parte non sono d’accordo su tutti gli anni di prigione della condanna, ma questa è stata per me solo un piccolo motivo per partecipare alle proteste. La vera motivazione per me è stata piuttosto la volontà di essere parte di ciò che stava succedendo e di averne una mia personale esperienza.”
- Cosa è successo nelle occasioni in cui hai partecipato?
“Il primo giorno la manifestazione era pacifica, ma alcuni gruppi radicali stavano cercando la polizia spagnola, per scontrarsi con loro. Dopo averla incontrata, sono iniziati gli scontri, che sono stati molto violenti. Bruciavano containers ovunque dietro ai quali le persone si nascondevano. I poliziotti sparavano proiettili di gomma contro i manifestanti e uno di essi ha colpito il mio piede. Mi ha fatto molto male, ma non quanto mi aspettavo. Dopo qualche ora io e il mio amico siamo andati via. Il secondo giorno invece è stato peggiore.
Infatti, appena usciti dalla metro, sono iniziati subito gli scontri: la polizia utilizzava gas lacrimogeni e inoltre è stato usato un cannone ad acqua/idrante per la prima volta a Barcellona. Quando la situazione si è tranquillizzata, provavo una strana sensazione: si camminava come se fossimo neutrali cittadini, accanto ai poliziotti, accanto agli uomini che poco prima ci stavano sparando addosso proiettili di gomma e contro i quali stavamo gettando pietre.”
- Come si sono comportate le forze dell’ordine?
“Nonostante ciò che ho vissuto, devo dire che il comportamento della polizia a cui ho assistito è stato estremamente corretto, anche se so di episodi in cui i poliziotti hanno agito in modo aggressivo e provocatorio.”
- I manifestanti erano uniti o divisi in gruppi e fazioni?
“Tendenzialmente uniti, anche se c’erano alcuni gruppi più radicali che cercavano lo scontro con le forze dell’ordine.”
- Cosa ne pensi della situazione politica attuale del tuo paese?
“Credo che l’attuale situazione politica del mio paese abbia dimenticato le persone e si sia focalizzata nel dividerle e creare soldati, ognuno per il proprio esercito, forzandoti a scegliere una parte in modo da supportarla con il tuo voto. Credo che sia solo un modo per ottenere il maggior profitto e potere.”
- Pensi che queste manifestazioni continueranno ancora a lungo?
“Sono certo che ci saranno ancora manifestazioni, anche se non ora. Tuttavia quando succederà qualcos’altro, questo spirito di rivolta, che ora è un po’ scemato, si desterà nuovamente. Infatti il governo catalano è intenzionato a ripetere la stessa cosa: credono che ciò che stanno facendo è talmente legittimo che non smetteranno. Inoltre, pretendono di parlare per l’intera Catalogna, ma arriva un momento in cui tu, come cittadino, ritieni di averne abbastanza.”
- Pensi che l’azione dal basso smuoverà le cose?
“No, non penso che le cose cambieranno. La Catalogna non diventerà indipendente se continuerà a compiere azioni come la dichiarazione unilaterale d’indipendenza, perché in quel modo dichiara guerra alla Spagna senza alcun alleato in Europa. Tutti i governi europei infatti, prenderanno le parti della Spagna, per i loro interessi e per scongiurare il rafforzamento dei propri movimenti indipendentisti. Forse potremmo negoziare un nuovo statuto per l’autonomia, dato che tutto ciò ha cominciato a crescere dall’abolizione dello scorso statuto nel 2015. Ma non penso che queste manifestazioni cambieranno molto la situazione, perché non l’hanno fatto fino ad ora.”
Intervista ad Andreu, 21 anni.
Per questa intervista le domande che sono state poste sono un po’ diverse, poiché Andreu negli ultimi mesi non si trovava in Catalogna, bensì a Torino, dove è in Erasmus per studiare Storia dell’Arte. Viene da Lleida e fa parte di La Forja, gruppo politico giovanile che si batte per l’indipendenza della Catalogna, ma anche per i valori di antifascismo e antirazzismo e per la promozione dei diritti della donna. Questo gruppo organizza manifestazioni per l’indipendenza un giorno alla settimana nelle città più importanti, come Barcellona, Tarragona, Lleida e Girona.
Poiché non poteva fornirci una testimonianza diretta delle manifestazioni, abbiamo colto l’occasione per fare ad Andreu qualche domanda più approfondita riguardo alla situazione politica attuale.
- Quali sono i principali motivi per i quali la Catalogna vuole l’indipendenza dalla Spagna?
“I motivi principali sono due. Innanzitutto una questione economica: la Catalogna è la regione più ricca della Spagna, contribuisce da sola a circa il 20% del PIL nazionale e lì si concentrano numerose attività industriali. Produce dunque ricchezza per tutto il paese, ma non è ricompensata in termini di tassazione. La seconda motivazione è invece un problema di carattere culturale: la Catalogna ha una storia, una cultura e una lingua diverse da quelle spagnole, c’è un forte senso identitario, i catalani non si sentono spagnoli ed effettivamente non lo sono. Questo forte senso identitario si è rinvigorito negli ultimi decenni, poiché invece sotto la dittatura franchista l’autonomia catalana era stata cancellata ed era stato vietato anche di parlare la lingua. Dopo le elezioni dell’ottobre 2017 il desiderio d’indipendenza è aumentato ancora, perché non si sono svolte delle libere votazioni a causa della violenta repressione della polizia.”
- Cosa ne pensi dell’attuale situazione politica?
“Noi vorremmo instaurare un dialogo con la Spagna, ma non c’è nessuna apertura da parte del governo spagnolo, sembra che non si voglia riconoscere il problema. Le condanne ai politici sono state eccessive ed ingiuste e durante le manifestazioni la polizia è stata estremamente violenta, utilizzando armi non consentite in Spagna e causando moltissimi feriti tra i manifestanti. Perciò ormai lottiamo soprattutto perché ci vengano riconosciuti diritti e giustizia: molte persone aderiscono al movimento anche se non sono così convinte riguardo all’indipendentismo, perché indignate dalla condanna ai politici catalani e dal comportamento delle forze dell’ordine.”
- Il fronte indipendentista è unito?
“No, ci sono molti gruppi diversi: l’obiettivo dell’indipendenza è comune a tutti, ma le modalità con cui raggiungerlo sono differenti. La Forja è un gruppo di sinistra, che, anche se non fa parte dei settori più radicali del movimento, ritiene che, dopo tutto ciò che è successo, sia ormai impossibile instaurare un dialogo con la Spagna.”
- Quali sono i partiti spagnoli che si oppongono all’indipendenza catalana?
“Anche il fronte opposto dei partiti spagnoli contrari all’indipendenza catalana è assai vario. Troviamo infatti il partito di estrema destra Vox, che ha avuto un grande successo nelle ultime elezioni, risultando la terza forza politica del paese, ma anche partiti più moderati di centro destra come PP e Ciudadanos, che si oppongono all’indipendenza per ragioni economiche ed imperialiste. Senza la Catalogna infatti la Spagna sarebbe fortemente ridimensionata economicamente e non sarebbe più una grande potenza europea.
Tuttavia, siamo molto delusi anche dai partiti che si dichiarano di sinistra. I socialisti di Pedro Sanchez non sono davvero di sinistra, perché non hanno riconosciuto né ascoltato le istanze del popolo catalano, spesso perché sotto pressione degli altri partiti e di parte del loro elettorato. Il partito che ci convince maggiormente è Podemos, partito di sinistra che si batte per i diritti dei lavoratori e le questioni sociali e che è contrario alla condanna contro i leader catalani e sostiene il nostro diritto a votare. Tuttavia, l’indipendenza catalana in sé non fa parte del loro programma.”
- Qual è la tua opinione sul futuro della Catalogna?
“Penso che sia impossibile tornare alla situazione precedente alle manifestazioni: l’azione dal basso porterà ad un cambiamento, ma la separazione non sarà pacifica finché la Spagna rimane immobile sulle sue posizioni. Se penso al futuro della Catalogna mi immagino la nostra regione autonoma, ma non separata dall’Unione Europea. Credo che inizialmente la Catalogna indipendente non verrà riconosciuta dagli altri stati europei, ma poi gradualmente sì. Sono contrario invece ad un’opzione di autonomia intesa in senso federale, perché sarebbe una soluzione che darebbe ragione unicamente alle problematiche economiche e non a quelle culturali.”
Articolo di Adele Geja, in collaborazione con Chloé e Margot Friard.