E se i primi “alieni” scoperti si trovassero nel nostro Sistema solare, ancora più precisamente nel pianeta accanto al nostro? Un team internazionale, coordinato dall’Università di Cardiff, ha pubblicato, sulla rivista scientifica Nature Astronomy, i risultati di una ricerca che avrebbe individuato la presenza di microbi extraterrestri nell’atmosfera di Venere. Questo pianeta, che dista mediamente dalla Terra solo 170 milioni di chilometri, per molto tempo era stato considerato estremamente simile al nostro pianeta. È all’incirca delle stesse dimensioni, con gravità e composizione simili a quelle del nostro pianeta e si pensava che potesse essere un paradiso “terrestre” incontaminato. Poi si è scoperta la verità.
Venere e Terra a confronto
I primi studi su Venere hanno rivelato che si tratta, in realtà, di un mondo molto ostile e completamente inadatto alla vita dei terrestri: la sua superficie può raggiungere temperature di 480° C; le sue rocce bollenti, nascoste sotto una coltre di oltre 100 km di nubi e foschie, sono soggette a una pressione sufficiente a sgretolare le ossa, pari a oltre 90 volte quella della superficie della Terra. In più, l’atmosfera è composta principalmente da anidride carbonica e presenta fitte nubi di acido solforico. Il pianeta è perennemente avvolto da queste nubi molto spesse, che rendono impossibile l’osservazione della sua superficie dallo Spazio.
Già negli anni’60 alcuni astronomi avevano ipotizzato che ci potesse essere vita su Venere, non tanto sulla superficie, quanto negli strati di nubi a circa 60mila metri di altitudine, dove pressione atmosferica e temperature sono più simili a quelle terrestri. È proprio qui che sono state individuate, grazie ai telescopi Atacama Large Millimeter Array in Cile e James Clerk Maxwell Telescope nelle Hawaii, tracce di fosfina (PH3), un gas maleodorante e infiammabile che annienta le forme di vita che necessitano di ossigeno per sopravvivere.
C’è vita su Venere?
Si tratta di una molecola composta da tre atomi di idrogeno e una di fosforo, non molto famosa ma sappiamo che può essere prodotta solo dalla vita, sia umana che microbica. Usata come arma chimica nella Prima guerra mondiale, la fosfina è ancora oggi usata come fumigante in agricoltura (metodo per la disinfestazione), nel settore dei semiconduttori ed è uno sgradevole sottoprodotto dei laboratori di metanfetamine. Ma questa sostanza viene prodotta anche naturalmente da alcune specie di batteri anaerobici, ovvero organismi che vivono in ambienti privi di ossigeno come discariche, paludi e viscere di animali. Questa molecola, la cui concentrazione scoperta si aggirava tra le 5 e le 20 parti per miliardo, su Venere dovrebbe degradarsi e sparire velocemente a causa delle condizioni estreme presenti sul pianeta. Il fatto di averla trovata suggerisce che ci possa essere una produzione continua di fosfina.
Cosa ne pensano gli scienziati?
È comunque troppo presto per giungere alle conclusioni che ci sia vita oltre i confini della Terra. Gli scienziati, prima di tutto, hanno detto che bisogna ancora verificare il rilevamento stesso, in quanto l’impronta di fosfina potrebbe essere un falso segnale causato dai telescopi o dall’elaborazione dei dati.
John Carpenter, scienziato dell’osservatorio ALMA, è infatti scettico sul fatto che le osservazioni di fosfina siano reali: il segnale è debole e il team ha dovuto eseguire un gran numero di elaborazioni per estrarlo dai dati ottenuti dai telescopi. “Quell’elaborazione”, afferma, “potrebbe aver prodotto un segnale artificiale della stessa frequenza della fosfina“. Evidenzia inoltre che lo standard per l’identificazione molecolare da remoto prevede il rilevamento di più impronte della stessa molecola, che compaiono a diverse frequenze sullo spettro elettromagnetico. Questa procedura non è stata ancora eseguita dal team per la fosfina.
Ciononostante Sanjay Limaye, scienziato planetario presso l’Università del Wisconsin-Madison, afferma che la scoperta è sufficientemente stimolante per far proseguire la ricerca: le rilevazioni preliminari probabilmente alimenteranno proposte sul ritorno su Venere, dato che l’ultima volta che la NASA ha mandato una sonda sul pianeta era il 1989. Schulze-Makuch afferma inoltre che è assolutamente possibile organizzare una missione di prelievo di campioni di atmosfera, inviando un veicolo spaziale attraverso le nubi del pianeta per raccogliere gas e particelle da portare sulla Terra. Affermare che esista vita extraterrestre non è detto che sia sbagliato, ma come diceva l’astronomo americano Carl Segan: “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”.