Le proteste in Cile durano ormai da quasi due mesi. Sono iniziate il 14 ottobre a Santiago, a causa dell’aumento del prezzo del biglietto della metro. Questo fatto tuttavia rappresenta solo l’ultima goccia di un enorme vaso di tensioni sociali, che sono letteralmente esplose. Le proteste sono infatti dovute ad un malcontento profondo della popolazione, causato dalla crescente povertà e dall’alto costo della vita, unitamente allo scontento per la diffusa corruzione dei vertici politici e militari. Infatti, le ingenti privatizzazioni dei settori pensionistico, sanitario, educativo e agricolo hanno causato grandissime disuguaglianze nella società cilena.
Le manifestazioni si sono diffuse dal 18 ottobre in tutto il paese e si sono subito trasformate in violenti scontri con la polizia. Il presidente della Repubblica, il ricco imprenditore di destra Sebastian Piñera, poco dopo lo scoppio dei disordini ha decretato lo stato di emergenza e il coprifuoco in numerose città. Fin dall’inizio delle manifestazioni, le forze dell’ordine sono state accusate di numerose violazioni ai diritti umani e di un eccessivo uso della forza nelle azioni in strada e nelle detenzioni dei manifestanti. Le fonti cilene parlano infatti di una quarantina di morti e di migliaia di feriti e dispersi. Inoltre, sono ormai circa ottanta le denunce di abusi sessuali commessi dalle forze dell’ordine ai danni delle manifestanti, come riportano i collettivi delle donne cilene.
Intervista a Mario, 28 anni.
- A quali manifestazioni in Cile hai preso parte e che motivazioni avevano?
“Il 24 ottobre ho partecipato ad una manifestazione a Temuco, la capitale della regione Araucania, nella parte centro-meridionale del paese. L’obiettivo era soprattutto quello di dimostrare un grande malcontento collettivo.”
- Perché hai partecipato?
“Ho partecipato sia per motivazioni personali sia per motivazioni collettive. Ci sono tantissime cose che è necessario cambiare in questo paese, alcune delle quali mi riguardano direttamente. Altre invece no, ma sono comunque ingiuste”.
- Cosa è successo nelle occasioni in cui hai partecipato?
“Abbiamo marciato urlando slogans per molte strade e c’è stato anche un enorme bike ride, con 8000 persone che si sono riversate per le strade in bicicletta, solo in quella città”
- Come si sono comportate le forze dell’ordine?
“Quel giorno non si sono comportate in modo scorretto. Tuttavia più tardi, di sera, ci sono stati degli scontri con alcuni manifestanti, a cui io però non ho assistito.”
- I manifestanti erano uniti o divisi in gruppi e fazioni?
“Uniti. Tuttavia, recentemente si sono verificati casi di saccheggi e distruzioni di edifici commerciali. Questi atti vandalici sono stati compiuti da persone che non sono interessate a supportare la causa delle proteste. Infatti molti saccheggi sono opera dei trafficanti di droga, che rubano le provviste per consegnarle alle persone che vivono nei loro territori, in modo da mantenere il consenso e garantirsi protezione. L’assurdità però è che le forze dell’ordine sono più interessate a reprimere le proteste che a prevenire i saccheggi e le distruzioni dei piccoli supermercati. Inoltre, la polizia ha anche attaccato alcuni gruppi di primo soccorso mentre cercavano di aiutare i feriti.”
- Cosa ne pensi della situazione politica attuale in Cile?
“Queste proteste ormai non sono più causate dall’aumento del prezzo del biglietto della metro. Quello è stato solo l’ultimo elemento che ha generato un’esplosione sociale. Il malcontento per tutti gli abusi che abbiamo sofferto e criticato per anni a cui i governi non hanno mai prestato attenzione ha portato a questa crisi. Ovviamente Piñera continua a criminalizzare le persone e non risolve nulla. Il problema maggiore è che la classe politica, sia destra che sinistra, combatte più per i suoi principi e ideali che per il bene comune. Alcuni gruppi della sinistra non vogliono negoziare fino a che non finirà la repressione e altri di destra invece non vogliono accordarsi perché si interessano solo degli episodi criminali, e non ai problemi reali, che hanno causato le manifestazioni.”
- Pensi che queste manifestazioni in Cile continueranno ancora a lungo?
“Le proteste stanno continuando e credo dureranno ancora almeno tre mesi, se non di più. Questo perché il 15 dicembre ci sarà un referendum riguardante le tematiche sociali, mentre ad aprile ci sarà un referendum costituzionale. L’attuale costituzione cilena infatti è stata creata nel 1981, durante la dittatura di Pinochet. Prevede un ruolo dello stato assolutamente accessorio riguardo ai diritti della popolazione (come salute, accesso ai beni primari, educazione ecc), che infatti non sono garantiti. Lo stato fornisce servizi solo quando i privati non sono in grado di erogarli. Inoltre, i popoli indigeni non sono riconosciuti. Quindi, abbiamo bisogno di una nuova costituzione, che deve essere scritta in democrazia, con la partecipazione di tutto il popolo.”
- Pensi che l’azione dal basso smuoverà le cose?
“Sì.”
Intervista a Sol, 16 anni.
- A quali manifestazioni in Cile hai preso parte e che motivazioni avevano?
“La rivolta sociale è cominciata con le proteste contro l’aumento del prezzo della metro a Santiago. Le prime proteste iniziarono il 14 ottobre: gli studenti della scuola secondaria avevano cominciato a non pagare il biglietto della metro, poiché era aumentato di 30 pesos chilenos rispetto alla tariffa precedente. Il 19 ottobre le manifestazioni si sono diffuse anche a livello nazionale e nella notte dello stesso giorno il presidente della Repubblica ha dichiarato lo stato di emergenza, rendendo le manifestazioni ancora più potenti. Io all’inizio partecipavo a molte manifestazioni, ma l’azione del protestare è stancante. In qualche modo bisogna recuperare le forze, quindi ora vado un po’ meno frequentemente.
Nella mia città (Punta Arenas, nella Patagonia cilena) e nella stragrande maggioranza del paese le manifestazioni hanno luogo nelle piazze e nel centro cittadino. La motivazione principale ormai non è più l’aumento del prezzo del biglietto della metro, ma piuttosto il sistema pensionistico che non fa vivere in modo dignitoso gli anziani, la privatizzazione del sistema sanitario e scolastico, l’alto costo della vita e soprattutto il modello economico neoliberale, evidente nella Costituzione e nella grande disuguaglianza che soffre la maggior parte dei cileni.”
- Perché hai partecipato?
“A me non è mai mancato nulla, ma a molte persone invece si e io combatto per loro, in modo che tutti possiamo vivere con uguaglianza e dignità.”
- Cosa è successo nelle occasioni in cui hai partecipato?
“All’inizio le marce sono pacifiche, ma quando arriva il buio cominciano le barricate e la polizia arriva per reprimere e disperdere le masse di manifestanti.”
- Come si sono comportate le forze dell’ordine?
“In modo repressivo. Molte volte non seguono i protocolli, sono quasi 300 i casi di manifestanti che hanno perso la vista a causa di bombe lacrimogene e proiettili di gomma. Le forze dell’ordine si comportano in modo molto violento, la grande maggioranza dei detenuti ha subito qualche violazione dei diritti umani, i processi di detenzione sono spesso illegali e persino io sono coinvolta in un’indagine poiché sono stata detenuta, assolutamente in modo illegale. Quest’istituzione è una delle più criticate dall’inizio della crisi sociale.”
- I manifestanti erano uniti o divisi in gruppi e fazioni?
“Uniti! Il movimento non ha colori o partiti politici. Uno degli slogan principali è – el pueblo unido jamás sera vencido!-“
- Cosa ne pensi della situazione politica attuale del Cile?
“La classe politica in Cile è tutta uguale, qualunque sia il partito. Le persone non sopportano più i politici e si stanno rendendo conto che ai potenti non interessa il benessere della classe lavoratrice.”
- Pensi che queste manifestazioni continueranno ancora a lungo?
“Credo e spero di sì. Mi riempie d’orgoglio vedere tutti uniti, che lottano per un bene comune.”
- Pensi che l’azione dal basso smuoverà le cose?
“Sì, assolutamente. La gente vuole una nuova Costituzione, fatta per il popolo, perché è il popolo ad essere più colpito dalle leggi che ci governano. Le autorità hanno il compito di ascoltare, mediare e comunicare alle persone, ma il popolo ha il potere di realizzare i cambiamenti.”
Articolo di Adele Geja, in collaborazione con Chloé e Margot Friard.