20 gennaio 2020: inizio della pandemia di COVID-19 negli Stati Uniti d’America. C’è il primo caso confermato di Coronavirus.
Meno di dieci giorni dopo viene istituita l’Unità operativa del Coronavirus, mentre l’amministrazione Trump dichiara l’emergenza per la saluta pubblica e annuncia restrizioni ai viaggiatori che arrivavano dalla Cina.

illustrazione di Mikyung Lee per il The Guardian
Ad oggi i casi confermati di COVID-19 in USA, secondo il sito worldometers, sono 1,988,545 mentre le morti ammontano a 112 mila. Sono cifre spaventose che hanno portato l’America ad essere tra i Paesi con una le percentuali di contagio più alte a livello mondiale.
La domanda che sorge spontanea è: com’è possibile che il Paese più forte del mondo sia caduto sotto scacco di un virus? Virus che, tra l’altro, secondo l’organizzazione mondiale della sanità, non avrebbe dovuto trovare terreno fertile negli USa.
Per poter rispondere a questa domanda bisogna partire dal principio.
FASE 1 – Una sottostima fatale
Una delle cause che hanno portato ad un risultato così disastroso sono state sicuramente le continue sottostime di un pericolo che si stava rovinosamente per abbattere contro un sistema sanitario assolutamente non adatto e soprattutto non accessibile.
Nella prima fase dei contagi sono addirittura state le strutture sanitarie stesse a trattare il COVID-19 come qualcosa che poteva essere allontanato e narrato come un problema lontano.
Ma ben presto il flusso infinito di persone, che a causa dell’alto tasso di trasmissibilità, si sono ritrovate costrette al ricovero, ha causato un sovraccarico del sistema sanitario americano non indifferente.
FASE 2- Una malattia sociale: i poveri negli USA
L’arrivo del COVID-9 in America ha messo a nudo le falle del sistema sanitario.
Queste hanno dimostrato come anni di privatizzazione ed alzamento dei costi sanitari non abbiano fatto altro che creare un dislivello sociale profondissimo tra chi può permettersi di ammalarsi e chi no – e i poveri negli USA sono tanti.
Se infatti il COVID-19 è stato presentato come un “killer delle pari opportunità” senza discriminanti, si è rivelato ben presto un disastro sociale di enormi dimensioni. Gli afroamericani infatti hanno un tasso di mortalità molto più alto rispetto al resto della popolazione. A New York, i dati che sono emersi sul tasso di mortalità mostrano una virulenta verità di ineguaglianza. La città simbolo degli USA infatti ha raggiunto il tasso più alto di mortalità, in cui 8 persone su 10, secondo le ricerche del Guardian, sono a maggioranza nere e latine. Il Covid, negli USA, è la malattia dei poveri.

Le fosse con le bare sepolte ad Hart Island, al largo del Bronx, sono il “cimitero dei poveri”
L’amministrazione di Trump ha risposto asserendo che gli afroamericani sono soggetti già a rischio a causa delle svariate malattie, come il diabete, l’ipertensione, l’obesità, molto comuni nella comunità nera. Questa risposta al problema non ha fatto altro che sottolineare come la linea del governo non sia risolvere una profonda disuguaglianza sociale. Non si vuole aiutare i poveri negli USA. Il governo di Trump ha scelto colpevolizzare le vittime di una tragedia. E’ chiaro infatti che le persone sottoposte a rischi maggiori sono le stesse che non possono permettersi di curare malattie pregresse.
In questo senso i dati che ci arrivano dai due anni precedenti lo prevedevano già. Si stima che tra il 2018-2019 il 25% della popolazione americana abbia rinunciato alle cure necessarie, anche per malattie gravi, peggiorando la propria situazione. Basti pensare che un adulto medio che guadagna meno di $40.000 dollari all’anno non può permettersi un’assicurazione sanitaria adeguata.
Dati alla mano è quindi facile immaginare come la fascia più colpita dal coronavirus negli USA siano i poveri.
Curarsi su Reddit
Molte persone, per far fronte ad un’assenza totale di consigli medici, si sono organizzate creando una sorta di ambulatorio virtuale. In rete infatti esistono blog per chiedere diagnosi e consigli medici. Reddit, sito Internet di social news, intrattenimento e forum è il sito principale che accoglie queste richieste. Richieste che vengono risolte da medici volenterosi, i quali cercano, con qualsiasi mezzo, di aiutare chi non può permettersi di curarsi.
E così un sito Internet diventa un nuovo luogo di incontro virtuale per i medici e i loro pazienti. La situazione è assurda, ma riflette allo stesso tempo un sistema fallimentare. Sistema che si basa sul mercato delle assicurazioni invece che sulla salute dell’intera comunità. L’utilizzo di internet come sostituto ad un consulto medico, non solo prova quando sia importante avere una base sanitaria sicura e stabile, ma anche come l’esclusione da un bisogno di base non ne fa scomparire le necessità, la aumenta.
FASE 3 – futuro incerto
Cornel West, un filosofo di Harvard, scrittore e attivista, ha delineato un quadro finale dell’epidemia molto allarmante, asserendo che “L’America è divenuta un esperimento sociale fallito, la decadenza di un impero incapace di incontrare i bisogni basilari della sua stessa gente”
Il virus entrando nella struttura fortemente razzista degli USA non ha fatto altro che sottolineare brutalmente che le differenze sociale non sono solo un fatto politico, ma coinvolgono l’individuo su tutti i piani, sanitario, culturale e politico. Decadi di segregazione, disoccupazione, stress, brutalità della polizia ed un sistema scolastico non inclusivo hanno fortemente segnato un divario. Questo divario grava unicamente sulle spalle di chi è costretto a smettere di curarsi perché incapace di pagare.
Resta quindi da chiedersi come l’America intenderà rialzarsi dopo una crisi non solo sanitaria ma soprattutto sociale così devastante.