Centinaia di riviste scientifiche, testate giornalistiche, ricercatori, fotografi e documentaristi descrivono da anni la morte delle barriere coralline. Nonostante ciò, noi non vogliamo farci caso, perchè è più comodo così. Perchè gli interessi politici ed economici superano di gran lunga quelli ecologici. Lo sbiancamento dei coralli è uno dei fenomeni naturalistici che ci sconvolge la vita per circa dieci minuti, ma viene prontamente sostituito dal un gol di Ronaldo o dal pareggio dell’Inter.
Nell’immaginario collettivo il singolo non può avere un’influenza diretta su fenomeni di larga scala come i cambiamenti climatici o lo sbiancamento delle barriere coralline. Invece, anche se non possiamo cambiare la situazione da soli, è importante conoscere e diffondere il fenomeno e, se possibile, impegnarsi in azioni collettive.
Lo sbiancamento dei coralli
Con il termine ‘sbiancamento’ si fa riferimento alla letterale perdita di colore dei coralli. Mentre i coralli sani sono spesso caratterizzati da diversi colori, i coralli morti sono semplici scheletri bianchi di carbonato di calcio.
Prima di parlare della loro morte, occorre definire cosa sono i coralli vivi. La prima domanda fondamentale è: animali o vegetali? Gli Antozoi, o coralli, sono animali, in particolare sono piccoli polipi. Attenzione, non polpi, come quelli di polpo e patate al lido d’estate, ma polipi con una “i” in più. I polipi sono animaletti con un corpo che contiene gli organi vitali e numerosi tentacoli usati per “catturare” le particelle di cibo che volteggiano nell’acqua. Queste minute creature riescono a formare barriere coralline – con anni di lavoro – grazie all’abilità di far precipitare il carbonato di calcio.
La simbiosi con le zooxantelle
La maggior parte dei coralli ha una relazione simbiontica, legame per cui uno non può vivere senza l’altro, con delle alghe unicellulari dette zooxantelle. Le alghe forniscono nutrimento ai polipi, mentre quest’ultimi garantiscono alle zooxantelle un ambiente protetto in cui crescere.
Le alghe sono gli elementi più sensibili, che vengono colpiti per primi dai cambiamenti di temperatura, pH e salinità dell’acqua. In particolare, con l’innalzamento della temperatura degli oceani il corallo inizia ad espellere le alghe, troncando la simbiosi. La conseguenza di questo fenomeno non è solamente la perdita di colore, ma anche la morte del corallo stesso, che non ha più modo di procurarsi i nutrienti necessari alla sopravvivenza. Lo sbiancamento non è contagioso, ma si diffonde a macchia d’olio perché le condizioni fisiche dell’oceano tendono a rimanere stabili in luoghi adiacenti. Ad esempio, si stima che nella grande barriera corallina australiana tra il 25% e il 30% dei coralli siano completamente sbiancati.
Le barriere coralline sono fonti di profitto per le comunità locali perchè, da un lato, favoriscono il turismo, anche subacqueo, e dall’altro sostengono la pesca di sussitenza. Sono anche fondamentali per la protezione degli ambienti costieri, in quanto il limite esterno della barriera rompe le onde, impedendo un atterraggio burrascoso che si mangerebbe la sabbia delle spiagge. Infine, gli ecosistemi corallini proteggono una biodiversità elevatissima e rara che rischia di essere una delle tante vittime dei cambiamenti climatici ora più reali che mai.