Partiamo dal presupposto che una guida completa per trovare lavoro non esiste o perlomeno nessuno ancora la conosce. Tuttavia, questo è un tema che mi sta molto a cuore, poiché anch’io da studentessa squattrinata quale sono, per non gravare sulle spalle dei miei genitori, sono stata spesso alla ricerca di un lavoro. Qualcosa di utile da quest’esperienza sono riuscita a ricavare. E dunque ecco i consigli che metto a vostra disposizione sperando vi tornino utili e vi portino un po’ di fortuna.
Il curriculum ve lo spiega la Szymboroska
È essenziale per ricevere una risposta ad una richiesta di lavoro innanzitutto scrivere una domanda. A quest’ultima va allegato il curriculum. Mille vademecum e articoli sono stati scritti da professionisti del settore su questo tema. Perciò, io che invece non sono un’addetta alle risorse umane ma ho molta più familiarità con la letteratura, vi propongo la poesia “Scrivere il curriculum” della poetessa premio Nobel Szymboroska.
Che cosa è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
Il curriculum dovrebbe essere breve.
E’ d’obbligo la concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
E malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
E ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
E il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
Colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Il titolo lascia poco spazio a fantasiose speculazioni riguardo il contenuto della poesia. Con toni sarcastici e impertinenti quest’opera racchiude tutto ciò che in un curriculum fatto bene va scritto e tutto ciò che, al contrario, può essere tralasciato. Ad esempio, è ininfluente, almeno in questo frangente, quanto si sia vissuto. Bisogna trascrivere solo i passaggi rilevanti a livello professionale, escludendo quelli di poco conto. Soprattutto nel caso le esperienze siano poche vanno tratteggiate in modo molto preciso evitando di romanzarle. Esattamente come in poesia, anche in questo caso, l’ordinario va elevato a straordinario.
Il faccia a faccia (con mascherina e almeno un metro di distanza)
Se avete superato la prima fase del percorso destando l’interesse del vostro (si spera) futuro datore di lavoro potete continuare a leggere. A parte gli scherzi però, siete già a metà dell’opera. A questo punto manca solo il colloquio faccia a faccia (o schermo a schermo, modalità molto alla moda ultimamente) che è la parte più ansiogena di tutto l’iter. Anche qui non ci sono regole specifiche da seguire, ma esistono delle linee guida generali che si adattano a qualsiasi colloquio. Sicuramente l’abito fa il monaco: l’abbigliamento, quindi, deve essere sobrio e deve gridare professionalità da tutte le fibre.
È indubbio che il grado di sobrietà possa variare da lavoro a lavoro (amici di giurisprudenza che state leggendo, per voi massimo livello di sobrietà); ma beati i grafici ,per esempio, che invece potranno vestirsi più colorati ed esuberanti e meno seriosi! Di estrema importanza è anche la postura: l’invito è a non stare accartocciati su se stessi ma dritti con la schiena mantenendo tuttavia una posizione spontanea. È normale che in quel momento si avverta tensione e ci si senta agitati e non a proprio agio come, invece, potreste essere su una spiaggia caraibica sorseggiando un margarita; situazione in cui, senza alcun dubbio, anche la persona di fronte a voi vorrebbe trovarsi. Affrontate con orgoglio questo frangente mostrandovi sicuri. Proprio sull’orgoglio mi voglio soffermare per gli ultimi due consigli della mia guida, ormai trasformatasi in una di quelle survivaliste.
L’orgoglio, al contrario di come canta Vasco, non ne ha rovinati più del petrolio
L’ obiettivo è far capire al datore di lavoro che ci sono molti benefici che voi potete apportare all’azienda grazie alla conoscenza che possedete. Il colloquio va vissuto nell’ottica di quanto voi possiate essere utili a loro e non viceversa. In ogni caso, la disperazione non serve, serve essere fiduciosi e orgogliosi (senza mai risultare spocchiosi). Mi raccomando, però, se doveste venire rifiutati non prendetela sul personale: concorrono moltissimi fattori, molti dei quali non dipendono da voi, nella scelta di assumere un candidato rispetto ad un altro. Anche nel caso non vi venga inviato alcun feedback, non arrabbiatevi, piuttosto scrivete in una mail che seppur l’iter selettivo si sia concluso senza la vostra assunzione voi rimanete a disposizione dell’azienda. Non è importante avere ragione ma trovare un’occupazione!
Se verrete assunti non ringraziatemi. Da qui è tutto in salita, questa era la parte più semplice. Non l’avevo detto?