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La crisi causata dal coronavirus ha provocato non poche difficoltà, in particolare per quei settori dove la mobilità e gli
spostamenti da un paese all’altro sono all’ordine del giorno. In particolare il
settore dei viaggi studio ha dovuto agire velocemente per rispondere con efficienza alla situazione. Abbiamo intervistato
Diana Frattini di WEP, che ci ha spiegato come sono riusciti a gestire le difficoltà e quali sono i piani per il futuro.
La crisi causata dal coronavirus ha impattato fortemente il settore dei viaggi studio. Possiamo chiedervi come avete gestito gli studenti all’estero e quali sono state le loro scelte? Sono tornati tutti o sono rimasti nei paesi ospitanti?
L’impatto è stato molto importante. Nel pieno della crisi WEP ha scrupolosamente seguito le indicazioni della Farnesina. Non essendoci state indicazioni di rimpatrio obbligato da parte delle autorità competenti italiane e dei paesi che ospitavano i nostri studenti, abbiamo potuto dare agli studenti e alle famiglie la libertà di scegliere come affrontare la crisi: rimpatriando o rimandando all’estero. In entrambi i casi, abbiamo accompagnato studenti e famiglie nella loro scelta e in tutto ciò che questa scelta ha comportato. Con il senno di poi, siamo stati molto contenti della posizione che abbiamo preso perché circa due terzi degli studenti hanno deciso di restare all’estero e proseguire la propria esperienza culturale. La stessa proporzione è stata confermata dalle scelte degli studenti Erasmus.
Quante certezze avevate sul come agire? La vostra esperienza vi ha fatti trovare pronti?
WEP ha oltre 30 anni di esperienza e ha già vissuto momenti molto difficili generati da aventi imprevedibili, dalla caduta delle Torri Gemelle ad altre epidemie. Possiamo certamente dire che la situazione che ci ha fatto vivere il Covid-19 non ha precedenti per portata, ma la solidità della rete internazionale, la solidità dell’azienda, la grande professionalità e flessibilità di tutti all’interno di WEP sono stati elementi fondamentali per poter reagire prontamente.
Un’azienda come la vostra può insegnare molto sul lavoro a distanza. Come vi siete trovati con lo smart working?
Fortunatamente eravamo già attrezzati, prima del lockdown facevamo smart working mediamente un giorno a settimana e comunque, avendo i team composti da persone provenienti da 5 uffici, eravamo già abituati a lavorare “agilmente”.
Allo scattare dell’emergenza, ogni dipendente aveva già la dotazione tecnologica necessaria per una modalità smart al 100%. Certamente il contesto è stato diverso dal solito, quindi ci siamo scontrati con un nuovo scenario e ci siamo dovuti adattare a questo, ma nel nostro DNA c’è l’amore per il cambiamento e per le nuove sfide e grazie all’atteggiamento positivo e costruttivo di tutti, posso dire che ne siamo usciti ancora più forti.
Che differenza avete percepito tra i diversi paesi ospitanti nella gestione della crisi? E nel dialogo con voi e gli studenti?
L’Italia è stata apripista in questa crisi internazionale, quindi abbiamo vissuto sulla nostra pelle quello che poi hanno vissuto tutti gli altri paesi, sotto tutti i punti di vista. La scuola è stata gestita con la didattica a distanza, come in Italia, ma in molti Paesi con meno difficoltà e forse maggiore qualità. Nella crisi abbiamo potuto osservare una cosa meravigliosa: le famiglie ospitanti dei nostri ragazzi hanno continuato ad accogliere i ragazzi come se fossero i propri figli, nonostante le difficoltà, il legame che si stava creando era troppo forte da non poter essere spezzato nemmeno da un pandemia. Questa situazione ha fatto vivere delle emozioni forti, non solo negative, è emersa tanta bellezza e questo ci ha dato grandissima energia.
Nonostante tutto, un dopo-covid ci sarà e il mondo continuerà ad essere interconnesso. Come gruppo abbiamo molto a cuore il futuro della mobilità studentesca, ci chiedevamo, come verranno gestiti i viaggi studio d’ora in avanti? Quali saranno i tempi della ripresa e quale sarà la nuova normalità?
L’impatto è stato di grande portata, ancora oggi non abbiamo certezze assolute e gli orizzonti con i quali ci possiamo muovere sono piuttosto vicini. Alcuni Paesi hanno i loro confini ancora chiusi, altri potrebbero riaprire da un momento all’altro. Quello che possiamo osservare ogni giorno è che c’è tanta voglia di tornare a vivere il mondo e le sue culture, forse dovremo imparare tutti a farlo in modo diverso, ma continueremo a farlo.
Che differenza ci sarà tra scuola ed università?
L’università, almeno nel breve periodo, continuerà ad avvalersi di lezioni a distanza. La scuola secondaria ritornerà in classe, all’estero è già successo. Come per tutto, avremo nuove abitudini e nuove regole da seguire per garantire la sicurezza di tutti e, una volta che diventeranno prassi, ci saremo adattati ad una nuova “quotidianità”, che personalmente non penso sarà del tutto negativa.
Quale sarà la profilassi per le partenze secondo voi?
Questo è ancora difficile da definire con precisione, lo stiamo scoprendo man mano insieme alle nuove regole indicate dalle compagnie aeree e dalle indicazioni degli altri Paesi.
Su quali piani di mobilità punterete di più?
Le esperienze che si possono fare con WEP sono concepite con l’idea di dare una risposta all’esigenza di crescere, di conoscere sé stessi attraverso il confronto con le altre culture, di superare confini in senso reale e metaforico. Sono le esigenze individuali a decidere quale esperienza ha più valore, per questo le nostre proposte non cambieranno, compatibilmente con le normative in vigore.
Su alcuni punti ancora non ci sono ancora certezze, ma la voglia di ripartire è tanta, anche da parte di tutti gli studenti che sognano di
vivere un’esperienza unica all’estero. Se sei interessato a conoscere le possibilità offerte da WEP visita il loro
sito e pianifica il tuo viaggio all’estero.