Fugge la bozza del decreto ed è subito esodo. Nell’ottica di incrementare le misure restrittive per limitare il contagio, nella notte del 7 marzo durante una riunione del consiglio dei ministri, viene diffusa la bozza del decreto legge che si stava discutendo in quelle ore il quale prevedeva misure estremamente restrittive riguardo alla mobilità e alle attività della Regione Lombardia e di altre 11 province adiacenti, che sarebbero entrate in vigore il giorno seguente. Questa fuga della bozza ha quindi generato il panico in molti residenti lombardi ma originari di altre regioni che, temendo di rimanere bloccati all’interno della regione si sono riversati nelle stazioni milanesi in un vero e proprio scenario di esodo per raggiungere gli ultimi treni notturni.
Intercity presi letteralmente d’assalto, persone stipate in ogni angolo dei treni, molti addirittura senza biglietto presi dal panico di non far in tempo a partire. Tutto questo sospendendo completamente le regole di comportamento ordinate oltre a quelle di mera civiltà e buon senso. L’effetto voluto non era sicuramente questo, nella notte è uscito il vero decreto firmato dal Presidente del Consiglio e dai vari presidenti regionali in una forma più chiara e meno restrittiva di quella trapelata. L’ondata di panico che si è scatenata nell’immediato ha però sortito il risultato di accrescere la possibilità di allargare il contagio in maniera incontrollata.
Sono allora scattati in conseguenza molti provvedimenti da parte dei sindaci delle città e regioni destinatarie di questo esodo. E così in tutte le regioni del sud è stato stanziato l’obbligo di quarantena per chi proviene dalle zone rosse ed è rientrato in questi giorni, prevedendo “di mantenere lo stato di isolamento fiduciario per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti sociali e divieto di spostamenti e viaggi rimanendo raggiungibili per ogni eventuale attività di sorveglianza”. Prevedendo sanzioni per chi non si attiene alla regola.
Oltre ai provvedimenti legali, molti sindaci e presidenti di queste regioni si sono uniti in appelli via social in cui invitano ulteriormente a fermarsi e non tornare verso le regioni meridionali. Il rischio è infatti quello di portare il contagio in regioni finora piuttosto immuni, le quali non sarebbero all’altezza di gestire la situazione di emergenza sanitaria andando incontro a gravissime situazioni logistiche, come riportano Jole Santelli, presidente della regione Calabria e Luigi De Magistris, sindaco di Napoli.