Siamo tutti purtroppo a conoscenza della dura situazione che l’Italia in questi giorni sta affrontando a causa dell’ormai celeberrimo Covid-19. Infatti a partire dalla fine del mese di Gennaio in Lombardia si sono verificati i primi casi che poi hanno portato ad una diffusione rapida del virus fuori da questa regione a discapito delle altre.
Anche la regione Sardegna ha dovuto prendere le preventive precauzioni e prepararsi all’epidemia prima del contagio, che in questi giorni sta dilagando. Quest’ultima è stata una delle ultime regioni a essere colpita dalla piaga, ma nonostante ciò aveva emanato diverse ordinanze preventive molto tempo prima, in favore di piccoli imprenditori e imprese che, senza aiuto, si sarebbero trovati soli e soprattutto in una situazione di crisi maggiore di quella che a emergenza finita si delineerà.
In seguito al decreto del governo centrale di istituire come zone rosse alcune province del Nord, poiché per errore un membro istituzionale aveva rivelato informazioni sulla quarantena prima del tempo, si sono venuti a creare diversi spostamenti in massa dai focolai del Nord verso il Sud e, in particolare verso le seconde case situate principalmente nella nostra regione.
Il presidente della RAS Solinas, ha subito preso delle decisioni precauzionali emanando un’ordinanza affinché tutti coloro che fossero entrati in territorio sardo procedessero ad autodenuncia ed auto-isolamento. Da subito il Consiglio regionale ha chiesto al governo centrale la chiusura di porti e aeroporti in una regione come la Sardegna, nella quale non sarebbe possibile reggere una crisi sanitaria.
Dopo tre tentativi si è riusciti a ottenere il DL dalla ministra dei trasporti De Micheli e a proteggere la regione con l’esclusivo passaggio delle merci, nonostante i 110 attuali contagi e una decina di morti, se non altro per prevenire nuovi contagi.
A seguito di questo provvedimento si sono purtroppo però venuti a creare anche dei problemi. Infatti molti italiani aventi la residenza in Sardegna ma presenti fuori dalla regione per lavoro o per altri motivi si sono ritrovati bloccati in aeroporto e ora aspettano un sostegno veloce e serio.
Altre polemiche si sono invece innescate con il decreto “Cura Italia”. “Grazie” a questo, molti imprenditori si sono ritrovati con cifre irrisorie, come paga durante la loro permanenza in quarantena (600 € mensili una tantum), e a dover pagare anche i dipendenti con 100 € di bonus in più elargiti dallo Stato per ognuno di essi. Molti precari e dipendenti si sono ritrovati in una condizione di assoluta disperazione che rischia di aumentare lo sconforto nella patria, proprio oggi che è il giorno della sua ricorrenza tradizionale.
Anche in merito a quest’ultimo problema la regione si è espressa e ha stanziato 110 milioni in totale per l’emergenza di cui: 25 milioni per i piccoli imprenditori e imprese, altrettanti per il settore turistico, e 60 milioni per la sanità. Per ogni partita Iva si potranno avere quindi in totale sui 1300 euro mensili e un incentivo di 500 a dipendente per un totale di 600 euro. Per quanto riguarda la sanità, la Sardegna sta cercando in ogni modo di potenziare i reparti di terapia intensiva e di dismettere quelli che tuttora vengono definiti ossimoricamente meno utili. Si spera in una risoluzione il più veloce possibile del problema affinché l’Italia e la Sardegna possano rialzare la testa.
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