Artico: inospitale ma vivo. Le forme di vita sulla Terra sono riuscite a colonizzare quasi ogni zona del pianeta, spingendosi fino alle regioni più estreme. Sicuramente non ci sarà la biodiversità presente nelle regioni più temperate, ma ciò che lo differenzia dalle altre parti del mondo è il modo in cui l’ambiente “conserva” gli esseri viventi una volta morti.
Le basse temperature infatti non permettono agli organismi, sia animali che vegetali, di decomporsi propriamente, lasciandoli in una sorta di freezer gigante per centinaia, alcuni migliaia, di anni. I resti vegetali e animali non totalmente decomposti, impregnati dall’acqua che scongela e ricongela, vanno a formare il primo stadio di quello che diventerà in futuro carbone: la torba.
Ma cosa accade quando il ghiaccio inizia a sciogliersi? Ovviamente i resti che si possono decomporre, si decompongono, rilasciando in atmosfera anidride carbonica e metano. Metano che è anche presente in giacimenti sotto il permafrost il quale, sciogliendosi, lo rilascia in atmosfera. Essendo il metano un gas serra capace di trattenere 30 volte più calore rispetto alla CO2, contribuisce al riscaldamento globale e quindi allo scioglimento dei ghiacci, autoalimentando il processo.
E d’estate? Consideriamo un’estate calda, come quella del 2019, ad esempio (ma quelle dei prossimi anni lo saranno mediamente ancora di più). Facendo più caldo i ghiacci si ritirano maggiormente, lasciando scoperte zone solitamente sepolte per tutto l’anno e lasciando al secco zone solitamente ricoperte di acqua proveniente dai ghiacciai sciolti. Le foreste sono asciutte e la nostra carissima torba si secca, diventando un ottimo combustibile. Uniamo i classici temporali estivi ed ecco la scintilla che accende tutto. Fulmini caduti su territori secchi, un banale incendio che, vista la grande quantità di alberi e soprattutto di torba, inizia a propagarsi.
Ovviamente gli incendi nell’Artico sono sempre avvenuti. Ciò che colpisce è la loro incredibile estensione senza precedenti: nelle ultime settimane è stato bruciato un territorio più grande dell’Albania, rilasciando in atmosfera la stessa anidride carbonica prodotta dalla Svezia in un anno (fonte OMM). Questi sono i più grandi incendi mai osservati nelle regioni polari, alimentati dai venti da loro stessi prodotti e molto difficili da spegnere perché a bruciare è anche la torba, che si trova sul terreno e sotto rimane calda anche se viene buttata sopra dell’acqua.
Per spegnere questo tipo di incendi è necessario allagare tutta la zona, cosa ovviamente impraticabile. In più le ceneri vengono trasportate dal vento, depositandosi sulla neve, e riducendo l’effetto albedo. Di conseguenza una maggiore frazione della radiazione solare viene assorbita, contribuendo a sciogliere maggiormente il ghiaccio e autoalimentando tutto il fenomeno.
Ovviamente ciò che accade nelle regioni polari non rimane confinato nelle regioni polari. Il pianeta Terra è un unico sistema: perturbandone una parte, ad esempio immettendo dell’energia in un punto, il sistema provvederà a portarsi in una nuova configurazione di equilibrio ridistribuendo questa energia nel resto del sistema.
Prendiamo ad esempio la circolazione atlantica: dall’equatore si spostano verso Nord-Est correnti calde (perché riscaldate all’Equatore) e molto salate (poiché più l’acqua è calda, più soluto posso discioglierci). L’acqua calda è meno densa di quella fredda, quindi si muove in superficie, mentre la salinità aumenta la densità. Andando a nord l’acqua si raffredda, diventa più densa ed affonda, tornando all’equatore per chiudere il cerchio.
Quando questa corrente però incontra l’acqua dolce proveniente dai ghiacci sciolti, l’acqua calda e salata viene diluita, facendo diminuire la sua densità. Questa fa più fatica ad inabissarsi per tornare indietro e chiudere il ciclo. La circolazione atlantica rallenta e, a secondo di QUANTA acqua dolce si riversa nell’oceano, può anche fermarsi.
Questo fenomeno accade in ogni oceano del pianeta. Il rallentamento delle circolazioni oceaniche, quindi l’impossibilità di rimescolamento tra le acque dei fondali e quelle di superficie e il mancato trasporto di nutrienti, provoca sconvolgimenti nel ciclo di vita degli animali marini, con conseguenze difficilmente prevedibili ma, sicuramente, non buone.
A tutto ciò si devono aggiungere le altre conseguenze dell’aumento delle temperature e della CO2. Queste sono: l’aumento delle temperature degli oceani, che contribuiscono allo scioglimento dei ghiacci; l’aumento dell’energia trasferibile all’atmosfera e quindi a tempeste più forti; la maggiore quantità di anidride carbonica assorbita dall’acqua, che la rende più acida e quindi comporta maggiore difficoltà per tutti gli organismi provvisti di un guscio calcareo di sopravvivere…
N.B. Per avere una visione chiara dei cambiamenti climatici bisogna SEMPRE CONSIDERARE L’INTERO SISTEMA TERRA. Un sasso di circa 6300 km di raggio, con un sottile strato di 10 km di atmosfera “utile” e un po’ d’acqua sparpagliata sulla superficie.
Eventi simili sono già accaduti nella storia del pianeta Terra? Chiaramente sì: i meccanismi che governano il clima sono questione di fisica, sono sempre gli stessi dall’inizio dell’Universo.
Ciò che dovrebbe preoccupare è la RAPIDITÀ dei cambiamenti, la loro causa (noi umani) ed il fatto che eventi simili, da quello che sappiamo, provocano sempre estinzioni di massa. Due esempi sono le estinzioni del Permiano-Triassico, che ebbe come una delle cause l’aumento della CO2 negli oceani che portò all’estinzione dell’81% delle specie marine e del 70% di quelle terrestri e quella del Triassico-Giurassico, che ebbe come probabile causa un aumento della CO2 in atmosfera provocata da diverse eruzioni vulcaniche con un aumento delle temperature medie globali di 5°C.
Ma se queste ultime avvennero in decine di migliaia di anni, quella attuale è la più veloce della storia, tanto che entro fine secolo si potrebbero perdere la metà delle specie viventi.
Inoltre l’unica altra estinzione di massa che ha coinvolto anche gli insetti è stata quella del Permiano-Triassico, ovvero la più grande estinzione della storia. Date queste premesse sembrerebbe che i cambiamenti climatici siano il più grave problema da affrontare al momento: ed infatti è così!
Poiché non solo coinvolgono TUTTI gli abitanti del pianeta, ma anche TUTTE le specie viventi e le cui conseguenze (estinzioni) faranno sentire i propri effetti per milioni di anni a seguire (come in ognuna delle altre 5 estinzioni di massa).
La quasi totale mancanza di una corretta informazione, colpa in parte dei mezzi di comunicazione che preferiscono concentrarsi su altro, in parte dell’ignoranza scientifica generalizzata nella popolazione, porta ad esempio a concentrarsi per giorni su qualche centinaia di persone che attraversano il Mediterraneo, senza considerare che il cambiamento del clima terrestre porterà molti milioni di persone a spostarsi, a causa dell’infertilità ed aridità dei territori.
Probabilmente si preferirà continuare a guardare il dito al posto della Luna perché fa più audience, i politici dichiareranno “emergenze climatiche” per prendere qualche voto in più, senza agire in modo effettivo e funzionale. Ma, come diceva il buon vecchio Feynman: “possiamo ingannare le persone, ma non possiamo ingannare la natura”.
di Fabio Catalano