Gli aiuti umanitari sono una forma di solidarietà generalmente destinati ai paesi del terzo mondo, alle popolazioni vittime di guerre o disastri naturali, a profughi che sono costretti ad abbandonare la propria terra a causa di rivoluzioni, regimi dittatoriali oppressivi ecc.
Lo scopo principale è quello di salvare vite umane, alleviare situazioni di sofferenza, mantenere la dignità umana, evitare che si verifichino o si estendano le epidemie. Consistono solitamente in assistenza logistica, assistenza sanitaria, fornitura di prodotti alimentari di prima necessità, organizzazione di eventuali campi profughi, ricostruzione di edifici ed infrastrutture di vario genere.
Nel mondo prima della pandemia, 216 milioni di persone in 69 Paesi avevano necessità di aiuti internazionali. Con l’espandersi del coronavirus le condizioni già vulnerabili di questi Paesi sono ulteriormente peggiorate rendendo necessari aiuti aggiuntivi. Gli aiuti provengono da agenzie internazionali che possono essere governative o meno, ma che comunque dipendono dagli aiuti economici dei paesi donatori.
L’Unione Europea, a maggio di quest’anno, ha stanziato un importo ulteriore di 50 milioni di euro in aiuti umanitari per combattere la pandemia. Ulteriore perché già a febbraio aveva destinato 30 milioni all’Organizzazione Mondiale della Sanità; inoltre, la Commissione fornisce finanziamenti diretti per il lavoro delle organizzazioni non governative umanitarie e della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa e ha annunciato anche l’introduzione di un ponte aereo umanitario dell’UE per trasportare i lavoratori umanitari e forniture di emergenza per la lotta al coronavirus in alcune delle regioni del mondo maggiormente colpite dalla crisi sanitaria.
Nonostante l’amministrazione Trump, che mette davanti gli interessi degli americani con lo slogan “America First”, gli Stati Uniti restano comunque i primi donatori di aiuti umanitari a livello globale. Anche l’Italia, nonostante non sia tra i Paesi che donano di più, fa comunque la sua parte: nel tempo ha mandato aiuti in Siria, Iraq, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Yemen, Somalia e Sierra Leone, specialmente durante l’emergenza Ebola.
Le organizzazioni internazionali che si occupano di portare aiuti in tutto il mondo sono ormai diventate come grandi società: in questo modo possono supportare ancora più persone nel migliore dei modi, ma allo stesso tempo iniziano a crescere i costi interni e la burocrazia diventa sempre più complessa. Questo porta i piccoli donatori a non avere più molta fiducia in questi enti per paura che le loro offerte non vadano effettivamente ad aiutare i più bisognosi. L’esistenza di organizzazioni umanitarie internazionali è stata e continua ad essere fondamentale. Oltre che a portare soccorsi in un momento emergenziale, creano le condizioni per il rilancio del Paese: partendo da un supporto economico, sanitario e alimentare permettendo di passare alla risoluzione costruttiva di problemi strutturali più complessi.