Elezioni in arrivo: il 20 e il 21 marzo, oltre al referendum costituzionale e alle amministrative di alcuni comuni, in 7 regioni, da Nord a Sud, si voterà il nuovo presidente della Regione: stiamo parlando di Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Marche, Toscana, Campania e Puglia.
Prima di tutto, chiediamoci come avvengono le elezioni e quale importanza riveste il capo di una regione.
Bisogna subito distinguere la Valle d’Aosta dalle altre sei. Infatti quest’ultima è una regione a statuto speciale e il presidente non viene votato direttamente dai cittadini, ma da un consiglio regionale; gli elettori dunque esprimono la loro preferenza verso una lista e non verso un candidato. Nelle altre regioni invece, le elezioni sono dirette e quindi il presidente viene eletto dal popolo.
Il Presidente della regione si trova a presiedere la giunta regionale che deve gestire un bilancio di diversi miliardi di euro. Principalmente gli investimenti della giunta sono a favore della sanità: viene scelto ad esempio di finanziare la ricerca medica o di aprire e chiudere ospedali. Ma non solo; la regione si occupa di trasporto pubblico locale, di dare incentivi al commercio o all’artigianato, di finanziare imprese, del turismo, del settore agricolo e agroalimentare e di politiche ambientali. Come abbiamo potuto vedere in questo periodo di emergenza sanitaria, il Presidente della Regione ricopre anche il ruolo di massima autorità sanitaria regionale e può emanare ordinanze sulla sanità pubblica che hanno valore sul territorio che gestisce. Si tratta dunque di una figura fondamentale e bisogna per questo informarsi bene per dare il proprio voto con consapevolezza.
Ma da chi sono governate adesso le regioni?
Attualmente il centrodestra ha in mano 13 regioni e il centrosinistra 6, ovvero Campania, Toscana, Marche, Emilia Romagna, Puglia e Lazio. La Valle d’Aosta necessita di un discorso a parte. Questa è governata dal partito autonomista Union Valdotaine, nuovamente favorito, nonostante la Lega cerchi di portare a casa la vittoria, presentandosi divisa dalla coalizione di centrodestra.
Continuando con il gergo calcistico, allo stato attuale nelle 6 regioni chiamate alle urne siamo di fronte a un 4-2 per il centrosinistra. Il centrodestra infatti governa solo Liguria e Veneto.
Quali cambiamenti ci aspettano?
Nonostante dal 4 settembre sia vietato diffondere sondaggi sulle prossime elezioni, ci si è potuti comunque fare un’idea generale precisa.
I risultati quasi sicuri
In tre regioni l’esito parrebbe abbastanza sicuro, due a favore del centro destra e una a favore del centro sinistra. In Veneto infatti, il presidente Zaia, che si ricandida per il secondo mandato, gode, oltre che ovviamente dell’appoggio della Lega, anche di quello dei partiti autonomisti veneti e di elettori più moderati che hanno apprezzato la sua gestione dell’emergenza sanitaria: infatti il Veneto, all’inizio della fase 1 era la regione più colpita insieme alla Lombardia, ma è riuscito a riprendersi in fretta, almeno in un primo momento. Anche in Liguria, la rielezione del presidente di centrodestra Toti sembra sicura e in suo favore va anche la gestione della costruzione del nuovo ponte dopo la tragedia del Ponte Morandi. In Liguria però, sarà interessante vedere il risultato della coalizione Pd e Movimento 5 Stelle, che solo in questa regione concorrono uniti appoggiando Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto Quotidiano. La Campania invece dovrebbe rimanere in mano al centrosinistra, con la rielezione di De Luca, che nel periodo di quarantena è diventato famoso per i suoi discorsi senza mezzi termini volti a far rispettare regole restrittive anti contagio.
Le partite aperte
In centro Italia invece, la situazione si complica e la sfida tra centrodestra e centrosinistra è molto tesa. La Toscana e le Marche hanno entrambe una tradizione rossa e, in caso di sconfitta, per il centro sinistra sarebbe una vera disfatta. II sondaggi sono propensi a un pareggio. La Toscana, in cui la sfida è tra i due homines novi Giani, appoggiato da PD e Italia Viva e Susanna Ceccardi, promossa da Salvini, potrebbe rimanere nelle mani del centrosinistra, visto il favore di cui godono sul territorio Renzi e il suo partito. In Toscana inoltre, nel caso in cui nessun candidato raggiunga la soglia del 40 % si dovrà procedere con un ballotaggio tra i due più votati. Le Marche invece, caratterizzate da un maggior malcontento rispetto alla Toscana, potrebbero passare nelle mani del centrodestra il cui candidato è Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia, che si scontra con Maurizio Mangialardi, appoggiato da Pd e Italia Viva.
Infine, anche in Puglia la partita è aperta. Emiliano, del Pd, si ricandida per il secondo mandato, senza però l’appoggio di Italia Viva che gioca col suo candidato Ivan Scalfarotto. Questa divisone potrebbe favorire il candidato di centrodestra Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia, già governatore della Puglia dal 2000 al 2005, prima di Vendola.
Quali ripercussioni potrebbero esserci sul governo nazionale?
Abbiamo visto che in alcune regioni i risultati sono tutti da definire. Tuttavia, un 5 a 1 per il centrodestra, uguale a un 16 a 3 a livello nazionale, potrebbe far scaturire degli effetti sul Governo nazionale. Per esempio, potrebbero essere necessarie le dimissioni di Zingaretti da segretario del Pd, fatto che metterebbe in pericolo gli equilibri del governo giallorosso. Probabilmente inoltre il centrodestra chiederebbe le dimissioni del Governo, ma la decisione spetterebbe comunque al Parlamento. Inoltre, bisogna anche vedere quali saranno i risultati del referendum costituzionale, che sommati a quelli delle regionali potranno portare a nuovi provvedimenti. È ancora presto per pensare a cosa succederà dopo, adesso è tempo di andare alle urne.