A cosa serve?
Una domanda lecita che spesso il fruitore si pone davanti ad un prodotto e che rappresenta una delle più grandi problematiche per un designer. La soluzione è, quindi, quella di chiarire il significato di “esigenza”, che non è più, solo, una delle tante fasi progettuali, ma un dubbio perpetuo, sorto dai modelli di vita della generazione Z.
“Nei miei progetti, ho sempre cercato che le esigenze delle persone partecipassero alla definizione dell’opera. Direi che il punto di partenza fondamentale, per progettare un oggetto di design, risiede nell’utilità che questo ha per la gente. Un oggetto che non nasce da una necessità non può essere neppure considerato come appartenente a questa categoria, il design.”
Queste le parole di Angelo Mangiarotti, designer e architetto milanese, il quale, influenzato dal mondo della scultura, ha sempre osannato la manualità dell’artigianato, ma mai a discapito delle esigenze e della funzione.
Il misterioso contro-design di Ettore Sottsass
Sulla stessa linea, ma con obiettivi diversi, si pone l’avanguardia del misterioso contro-design di Ettore Sottsass. Conscio, già negli anni ’70, della piega che avrebbero preso le generazioni future in quanto a bisogni e necessità (perfettamente constatabile nel suo Molto difficile da dire), promuove fin da subito una cultura progettuale in completa antitesi con i suoi colleghi. Sul filo dell’arte, denuncia con scelte consapevolmente discutibili di forme, colori e funzioni relative ai suoi prodotti, tutte quelle esigenze che lui aveva già etichettato come “inutili”, trovando la risposta nel folklore, solo e unico mezzo, dice, per preservare quelle vere, ultime necessità di cui abbiamo veramente bisogno.
Qual era, in sostanza, il bisogno di progettare il primo smartphone? Quali necessità avevano le persone di usufruire di un estremo multitasking sempre a portata di mano? Nessuna, se non la velocità. Forse è proprio questa la vera esigenza delle persone, il vero bisogno umano del terzo millennio. Viviamo esperienze in maniera sempre più rapida ed efficiente: spegniamo la luce tramite app, mangiamo mentre scriviamo una e-mail, visitiamo città solo per il mero gusto di farlo. A 5 anni sappiamo già come funziona un tablet, a 10 come si fa un ordine da Amazon e così via, senza nemmeno immaginare. Viviamo nell’epoca del “se è pensabile, è possibile” e l’unica esigenza che cerchiamo è quella che non esiste.
Giovanni Cimino, Gianluca Capozzo