L’uguaglianza tra uomo e donna nella nostra società fatica ancora ad essere riconosciuta. Basti pensare all’ambito lavorativo, o politico, riguardo a cui molto si è discusso nel passato e si discute tutt’oggi. Movimenti femministi sono nati nel tempo per ribadire e applicare questo principio assoluto. Ma esiste un femminismo islamico? Il mondo occidentale spesso affronta superficialmente questo tema, a causa di molti pregiudizi diffusi. Ma è necessario fare chiarezza.
Obiettivi
I movimenti femministi non sono esclusivi della cultura occidentale. Anche nella cultura islamica, negli ultimi decenni, sono nati movimenti ben radicati nella religione che mirano a sancire la piena uguaglianza di tutti i musulmani nella vita pubblica e privata, in accordo con gli altri movimenti femministi contemporanei nel mondo. Il movimento mostra particolare attenzione per il codice della famiglia. Si vogliono garantire maggiori diritti come la poligamia limitata, l’innalzamento dell’età matrimoniale, il diritto di custodia dei figli in caso di divorzio.
Le donne musulmane che aderiscono agli ideali femministi vogliono dimostrare come negli insegnamenti islamici del Corano o della shari’a sia sancito questo principio di uguaglianza. Il movimento si muove all’interno della cornice religiosa ma rifiuta l’idea occidentale che la liberazione della donna debba passare anche attraverso codici di abbigliamento specifici. Molte femministe islamiche, per esempio, non considerano il velo come simbolo di sottomissione, ma come elemento identitario e culturale.

L’attivista egiziana Zaynab al-Ghazali
Le figure storiche
Tra le figure di spicco del movimento si ricorda l’attivista egiziana Zaynab al-Ghazali (1917-2005). Lei combatté per l’importanza dell’istruzione femminile e per una maggiore partecipazione delle donne alla vita sociale, economica e politica del Paese. Anche figure maschili hanno condiviso gli ideali del pensiero femminista. Tra questi Qasim Amin, giurista egiziano e modernista islamico. Anche lui si espresse a favore dell’istruzione per le donne, della loro partecipazione alla politica e della limitazione di alcune leggi restrittive nei confronti del genere femminile. Tutto questo comunque sempre nel rispetto della cultura islamica e dei suoi precetti.
Le associazioni
Negli ultimi anni, grazie anche alla sempre più diffusa presenza e possibilità di accedere a internet ovunque, sono nati gruppi che uniscono le donne islamiche di tutto il mondo, in un continuo scambio di idee e pensieri riguardo al tema. Per esempio, si ricordano l’associazione palestinese Nisaawa A’faq (“Donne e orizzonti”), la WLUML (Women living under Muslim Law), la GIERFI (Group international d’ètudes et de rèflexionsur femmes et Islam), e la WISE (Women’s Islamic Initiative in Spirituality and Equality). Tutto circola liberamente sul web, e solitamente è scritto in lingua inglese, in modo da permettere la diffusione dell’ideologia del femminismo islamico in più parti del mondo.
Diversità
Attualmente però ci sono ancora molti freni. Il pregiudizio che l’islam sia una religione antiquata, non contestualizzabile e poco interpretabile è uno di questi. Il movimento si propone diversi obiettivi. Tra questi riuscire a dare una lettura giustamente contestualizzata alla religione nello spazio e nel tempo in cui si vive, ad interpretare di nuovo diversi passi e parole dei testi sacri, ma anche ad individuare quella che è “la dinamicità della fede”.
Una differenza evidente tra femminismo islamico e occidentale è la laicità del secondo. Per questo motivo, quest’ultimo tende spesso a ribadire la differenza e il distacco dal movimento femminista islamico. Probabilmente il movimento occidentale crede che il legame con la religione (qualunque essa sia) e le regole che la costituiscono sembrino poter sgretolare alcune rivendicazioni, come quelle sul corpo femminile.
Il femminismo non è quindi egualmente inteso. Come le società sono diverse tra di loro, così anche il movimento si articola in diversi orientamenti, fra cui quello islamico. Tutti questi però, in modi diversi, sostengono un unico obiettivo: il riconoscimento, nella sfera pubblica e privata, del valore della donna.