Le consumpion rooms, note in Italia come stanze del consumo o stanze del buco, nacquero in Europa in quelle città che, nonostante offrissero vari trattamenti e aiuti per i tossicodipendenti, vedevano permanere l’uso in luoghi pubblici con tutti i problemi che da questo derivano come il diffondersi di malattie infettive, morti per overdose e problemi di ordine pubblico.
L’utilità di questi luoghi sta nel ridurre il “danno sociale” creato dalle droghe e dai loro consumatori. Le prime stanze del consumo ufficiose nacquero in Olanda e Regno Unito nei primi anni ’70 e in Svizzera all’inizio degli anni ’80; queste erano molto diverse da come sono oggi e avevano attirato un gran numero di consumatori, ma anche di spacciatori rendendo molto difficile la gestione dell’ambiente e dei comportamenti.
La prima stanza del consumo
La prima vera stanza del consumo supervisionata come la conosciamo oggi nacque a Berna in Svizzera nel 1986 seguita da altre a Basilea, Lucerna e San Gallo. Queste vennero introdotte dal sistema sanitario e quindi da loro gestite; all’inizio degli anni ’90 comparirono anche in Germania nelle città di Amburgo e Francoforte e in Olanda a Rotterdam. Questi sono solitamente luoghi autogestiti dai consumatori con l’aiuto dei volontari della Chiesa; nei primi anni 2000 anche la Spagna ne creò una a Villa de Vallecas vicino Madrid.
La stanza del consumo è definita come un luogo protetto e igienico per il consumo di sostanze proibite sotto la supervisione di uno staff specializzato. In questi luoghi infatti il possesso della sostanza non è ritenuto illegale (questa concezione cambia da nazione a nazione) e al tossicodipendente sono forniti tutti i materiali sterili di cui necessita, come siringhe, acqua e Narcan (farmaco per bloccare gli effetti degli oppioidi).
I principali obiettivi delle consumpion rooms
- attirare il più grande numero di consumatori possibile;
- fornire un luogo sicuro e igienico per il consumo;
- ridurre la mortalità;
- promuovere la salute dei loro clienti;
- evitare problemi di ordine pubblico.
Otre che nei paesi già citati esistono stanze del consumo anche in Norvegia, Lussemburgo, Danimarca e Francia. In Italia ne esiste una a Collegno vicino Torino, si chiama Drop-in e si basa sul modello olandese di autogestione da parte dei consumatori e prevede la fornitura di tutti i materiali a loro necessari citati sopra. Un altro strumento per la riduzione del danno, che anche il Drop-in fornisce, è l’analisi delle sostanze: lo scopo è quello di capirne la composizione, rendere i consumatori più consapevoli e ridurre il rischio di overdose. È ormai assodato che le stanze del consumo siano uno strumento molto efficace per aiutare i tossicodipendenti, come per molte altre cose in Italia siamo ancora indietro però.
Una stanza come quella di Torino ci dà la possibilità di credere che possano nascere anche nel resto del Paese, anche perché la guerra alle droghe sembra ormai persa da anni, ma è possibile arginare questo problema.