Antoni Gaudì è considerato il padre dell’architettura moderna e risulta quantomeno emblematico che la sua influenza si debba soprattutto alla progettazione di una basilica. Le basiliche erano, prima di Gaudì, una versione meno pagana dei templi greci e romani. Gli architetti avevano cercato di esaltare le glorie del Dio cristiano realizzando costruzioni che ne esaltassero la potenza. Le loro opere consacravano le capacità umane nel glorificare Dio e il risultato spesso scadeva in un eclettismo fine a se stesso.
San Pietro è l’emblema di quanto la sete di gloria abbia confuso l’esaltazione di Dio con la celebrazione delle grandezze umane. Le cattedrali romaniche e gotiche sono pezzi artistici di inestimabile valore, nulla lo può mettere in dubbio, ma il motivo per cui venivano costruite si è annacquato con il tempo. Soprattutto quelle appartenenti al periodo rinascimentale, si sono concentrate sulla raffinatezza artistica dei pezzi unici dei grandi maestri che le hanno costruite e decorate.
Ragionando in un’ottica cristiana, la più grande opera divina che si possa rimirare è la Natura. Con la Sagrada Familia, Gaudì la riporta al centro sostenendo: “La Natura è la mia più grande maestra.” Da questa insegnante si è fatto insegnare persino i principi fisici che sorreggono quella che viene definita l’ultima cattedrale moderna. L’architetto catalano era talmente dimentico della sua ricchezza e della sua incredibile abilità, da rinunciare alle comodità, che pure poteva permettersi, per dormire nel cantiere della sua opera. In pochi sanno che Gaudì subentrò nel cantiere in un secondo momento, ma che riprogettò la Sagrada Familia ben consapevole che non ne avrebbe visto la fine. Era un artista cattolico dedito alla glorificazione di un ideale a cui credeva devotamente, quanto di più distante possa esistere da un mercenario sul libro paga di qualche vescovo.
La Natura ritorna ad essere il punto focale da cui si genera tutto. I pilastri che sorreggono le volte e le guglie sopra di essi sono forti tronchi da cui si diramano rami immensi. La facciata della Natività, unico portale terminato da Gaudì, è una grotta che accoglie dentro di sé le vicende della vita di Gesù Cristo. Innumerevoli specie di frutta e verdura sono scolpite sulle diciotto torri, alcune ancora in costruzione. La forma stessa della costruzione è ispirata alla montagna di Montserrat, dove si trova un santuario molto caro ai catalani. La Sagrada Familia è anch’essa diventata un simbolo del sentimento indipendentista catalano, tema che ancora oggi conquista le prime pagine dei giornali.
Prima di essere chiamato per la costruzione della basilica, Gaudì era diventato noto alla Barcellona ottocentesca grazie a commissioni di altolocati borghesi che gli avevano affidato la progettazione delle loro case di città. Gli imprenditori tessili Batllò assunsero Gaudì nel 1904 per realizzare la loro residenza di Passeig de Gràcia, viale ancora centrale dell’attuale Barcellona. Chiunque visiti Casa Batllò non può che riconoscere l’opera d’arte che l’architetto catalano ha realizzato. La sensazione è quella di camminare dentro un quadro di Salvador Dalì. Ogni dettaglio della costruzione richiama immediatamente un elemento naturale. Il tetto dalle forme sinuose ricorda il manto dei pesci, mentre i bocchettoni per l’aria ricalcano le loro branchie. Quello che più stupisce è che, oltre a risultare armonioso e piacevole alla vista, il risultato è anche funzionale. Se i pesci usano le branchie per respirare perché una casa non potrebbe fare lo stesso?
La stessa filosofia viene impiegata da Gaudì nella realizzazione di Casa Milà, anch’essa collocata in Passeig de Gràcia. Dalla facciata monocromatica e più austera di Casa Batllò, la costruzione cela il suo tesoro sul tetto. La terrazza di Casa Milà è una delle meraviglie di Barcellona. Oltre a scorgere in lontananza le torri della Sagrada Familia, i suoi comignoli sono vere e proprie statue. La loro forma appare alquanto bislacca per poi accorgersi di come segua il movimento naturale del fumo che si espande verso il cielo. Gaudì era estremamente attento anche alla semplificazione di chi doveva abitare all’interno delle sue opere. Le maniglie di Casa Milà, per esempio, sono realizzate per completare il gesto della mano che intende aprire la porta.
L’apoteosi del matrimonio di successo tra Gaudì e la Natura è Parc Güell, realizzato nella periferia di Barcellona nei primi anni del Novecento. Commissionato da Eusebi Güell, il parco è diventato patrimonio dell’UNESCO, come molte altre opere dell’architetto catalano. Gli elementi naturali si fondono armoniosamente con gli elementi architettonici: la Natura è autorizzata a espandersi e incoraggiata a inglobarli dentro di sé. I portici all’interno del parco neanche si direbbero opera umana; assomigliano piuttosto a grotte scavate nel tempo dalla Natura stessa. Parc Güell è un esempio della pacificazione tra civilizzazione e Natura.
Le opere di Gaudì testimoniano che civilizzazione e Natura non costituiscono necessariamente una dicotomia. Il contrasto tra le due è nato dalla rivoluzione industriale, che si sviluppava negli stessi anni in cui l’architetto catalano lavorava sconfessando proprio questa opposizione. Mentre l’uomo disconosceva la sua origine primitiva, Gaudì operava controcorrente affermando il rispetto e l’essenzialità della Natura nel processo di civilizzazione. Purtroppo, pochi dopo di lui hanno svolto le proprie professioni con lo stesso principio etico. Non c’è da stupirsi se Greta Thunberg è riuscita a mobilitare un incredibile numero di giovani, e se le iscrizioni alla facoltà di ingegneria ambientale sono aumentate del 7%. Il mondo ha bisogno di nuovi Gaudì.