Ultimamente essere fascisti è dura, e questo giugno ne è la conferma. Dopo appena sei giorni, possiamo tranquillarmente affermare che sarà uno dei mesi più brutti degli ultimi anni. E se siete così aridi da esultare, siete persone crudeli. Un po’ di compassione per chi prende mazzate dal ’43. A meno che non si sia in cinque contro uno, in quel caso sono loro gli esperti.
Ad ogni modo, penso sia interessante ripercorrere queste giornate frenetiche. Anche solo perché le sventure dei fascisti migliorano sempre la giornata.
L’ordine di sgombero di Casapound
Il 3 giugno Virginia Raggi decide di aprire le danze. Dopo soli quattro anni di mandato, dispone l’ordine di sgombero della sede di Casapound. Cos’avranno mai fatto di male? Niente di che, solo un’occupazione che durava dal 2003. Nel palazzo di sei piani i fascisti hanno ricavato una ventina di appartamenti, in cui vivono decine di persone.
Le occupazioni, in molti casi, consentono di dare un tetto a persone in condizioni economiche disperate, oppure di offrire servizi essenziali alle comunità dei quartieri più poveri. Gli occupanti di Casapound, invece, erano tutte persone con un lavoro, e nessuno di loro era in difficoltà economiche. E poi mi sembra curioso che siano proprio loro, strenui difensori dell’ordine e della legalità, a occupare. Tra l’altro, in nome di un’ideologia illegale; ma questa è un’altra storia.
A dar loro la notizia sono stati alcuni poliziotti, che hanno annunciato lo sgombero a una piccola rappresentanza di fascisti lì presente. Almeno l’hanno scoperto dalle forze dell’ordine, a loro tanto care: pensate se l’avesse comunicato un magistrato comunista!
Il giorno dopo l’occupazione, pur di non andarsene, si sono detti disposti a pagare l’affitto. Boia chi molla, insomma.
La manifestazione al Circo Massimo
Vi invito a guardare direttamente le immagini, perché sono poetiche. Trovate il video a questo link, con i fatti rilevanti che iniziano al minuto 18.
La manifestazione era prevista nel primo pomeriggio. Quando un discreto numero di persone si era già radunato al Circo Massimo – tra l’altro tutti uomini rasati: non è uno stereotipo quindi – inizia il fattaccio.
Simone Carabella, una sorta influencer di estrema destra, sta rilasciando delle dichiarazioni ai giornalisti. Mentre i poveretti erano costretti a sorbirsi discorsi come “il peggior governo mai votato”, o “io mi voterei da solo”, e via dicendo, interviene un uomo, Giuliano Castellino, e interrompe l’intervista. Manco a dirlo, non interviene in maniera educata, con un sobrio “il signore che sta parlando non è autorizzato a rilasciare dichiarazioni”; no, da buon fascista, spinge via l’altro e iniziano a menarsi. Letteralmente.
Purtroppo i giornalisti sono sorpresi da questo scontro fratricida e non colgono l’attimo, ma sentiamo Carabella urlare “mi ha dato una pizza in faccia”. Fa sorridere l’ingenuità di Carabella: prima è convinto di poter parlare liberamente a una manifestazione fascista, poi si sorprende se i fascisti usano la violenza. Chiunque abbia una minima base di conoscenza politica sa che sono caratteristiche tipiche delle camicie nere. Al tempo stesso risulta eccessivo pretendere che un fascista abbia letto un libro di storia, per scoprire queste cose.
Ad ogni modo, la lotta prosegue, e i due vengono bloccati dai camerati. Altra nota di colore è l’intervento dei poliziotti presenti. Con incredibile familiarità si rivolgono a Castellino – quello che ha dato il ceffone – dicendogli: “Castè, non ci creare problemi”. Sarà perché Castellino è finito parecchie volte in centrale?
Tanti nemici tanto onore
Mentre i due continuano a cercare di scannarsi, i presenti sono colpiti da un’epifania comune. Si accorgono infatti di essere tutti ripresi dalle telecamere. In sostanza si stanno menando in diretta nazionale. Chiaramente le botte tra fasci non sono una novità, ma loro ritengono di avere una reputazione da difendere.
Decidono quindi di agire per difendere il loro onore. Smettono di picchiarsi? Macché. Optano per una censura, più affine alle loro tradizioni. E, sempre da tradizione, la censura è violenta.
Iniziano ad aggredire i giornalisti presenti, lanciando fumogeni e bottiglie di vetro. Nel video sopra allegato si vedono chiaramente i petardi e si sente il rumore delle bottiglie infrante. Nella fuga, alcuni fotografi vengono raggiunti e colpiti.
Le forze dell’ordine, vista la scena, non possono far altro che intervenire. Rispondono con una carica, e gli scontri durano qualche minuto. Verso le 15:30 possono finalmente iniziare i discorsi dal palco: ciononostante, un gruppetto di persone rimane a distanza, schierato di fronte al cordone della polizia, come a difendere il corteo.
Il bilancio finale vede una quindicina di persone coinvolte, fra fermi e arresti. Fra questi ci sono anche degli ultras, di una tifoseria che non fa che confermare la propria tradizione politica.
In sei giorni di giugno i fascisti hanno perso uno stabile, l’armonia interna, la dignità – vabbè -, e quindici uomini. Era dal 25 aprile 1945 che non passavano una giornata così nera – ops.
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