Chi di noi non si è un po’ innamorato vedendolo annunciare i due decreti anti-coronavirus? E chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio Giuseppe Conte il sex symbol di questa lotta alla pandemia?
Tra i tanti belli al governo, Conte è l’ultimo arrivato. Prima di lui, sicuramente, viene Emmanuel Macron, presidente francese. E non lontano si piazzano Justin Trudeau, canadese, o Pedro Sanchez. Ma Conte, con i suoi 55 anni, non sembrava destinato a farne parte.
Prima candidato nella squadra di governo del Movimento 5 Stelle – vi ricordate del 4 marzo 2018? Bei tempi -, poi diventato addirittura premier nel governo giallo-verde, con la coalizione fra Lega e grillini. Dopo il suicidio politico di Salvini – qualcuno me lo spieghi, ché ancora non l’ho capito -, si inizia a intravedere in Giuseppe Conte il sex symbol nascosto. Indimenticabili le bordate tirate al suo vicepresidente del Consiglio, con una personalità che difficilmente si coglieva in precedenza.
Al tempo stesso, però, c’era Trump che sbagliava il suo nome. “Giuseppi”. Troppo bello per essere vero. Infatti i meme lo usano tutt’ora come argomento.
Conte il sex symbol aveva bisogno di qualcosa di grande per emergere. Non bastava un Paese in crisi perenne. Non bastavano le difficoltà dei partiti che lo supportano al governo. Serviva qualcosa di più.
E quindi, con una trovata degna degli sceneggiatori di Boris, è arrivata la pandemia. Il coronavirus. E lui, fiero, annuncia la chiusura. Prima di alcune province, poi di tutta l’Italia. E poi, l’11 marzo, misure ancora più stringenti. Misure che avrebbero atterrito chiunque, ma i suoi “ce la faremo” e “andrà tutto bene” hanno confortato tutti. Altro che gli applausi dai balconi.
Il nostro eroe, però, mantiene sempre intatte le sue radici.
Come quando gli rivolgono le domande inerenti al decreto sull’Italia zona rossa. La giornalista preferisce farla senza microfono, dato il periodo.
Conte: “Ma perché, scusi?”.
Giornalista: “Beh, c’è un’epidemia”.
Conte: “Ah, giusto”.
Sipario.
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