Lance Armstrong, autore di una delle più grandi frodi sportive della storia, torna a far parlare di sé: il tema è sempre il doping. Per chi non fosse particolarmente esperto di ciclismo, un breve riassunto.
La storia sportiva di Lance Armstrong
Armstrong inizia la sua carriera come cacciatore di tappe. Questo vuol dire che era un corridore capace di vincere la singola gara, ma non in grado di competere per la classifica generale. La classifica generale, infatti, è composta sommando tutti i tempi di percorrenza delle varie tappe. Nei tre grandi giri (Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta a España) ci sono 21 tappe: pochissimi corridori sono in grado di reggere con costanza uno sforzo di questa durata.
Il cambiamento arriva dopo una vicenda sfortunata. Nell’ottobre del 1996 gli viene diagnosticato un cancro ai testicoli, in fase avanzata, con metastasi in varie parti del corpo. Riesce a guarire, e fonda la Lance Armstrong Foundation molto nota anche perché finanziata da una sua stessa idea, il braccialetto Livestrong.
Dopo la malattia il corridore cambia radicalmente. Prima arriva quarto alla Vuelta, poi decide di provare a vincere il Tour de France, la corsa più importante, il sogno di ogni ciclista. 21 tappe dove si ritrovano i migliori al mondo, a darsi battaglia sulle strade francesi.
E Lance Armstrong ce la fa. Per sette anni consecutivi. Unico nella storia. La sua squadra, la US Postal, è un treno a cui nessuno può resistere. Al punto che nascono i primi sospetti.
Armstrong e il doping
Il 24 agosto 2012 l’USADA (United States Anti-Doping Agency) decide di squalificare a vita Lance Armstrong. Gli vengono revocati tutti i risultati sportivi ottenuti dal 1998 in poi, compresi i sette Tour de France. Armstrong rinuncia a difendersi, probabilmente perché consapevole di non aver modo di negare. Storica è poi l’intervista rilasciata a Oprah, in cui ammette l’uso di sostanze.
Qualche giorno fa, Lance Amstrong è tornato a far parlare di sé. Ha dichiarato di essersi dopato fin da prima del tumore, e che probabilmente è stato il doping stesso la causa della malattia. E poi ha aggiunto che avrebbe vinto i sette Tour de France anche senza l’utilizzo di sostanze.
Le sue dichiarazioni meritano spazio?
Qual è il senso delle sue dichiarazioni? Probabilmente il bisogno dei riflettori. Giusto concederglieli? Qual è il senso di sentire le parole di Armstrong? Per un giornalista, i click, dato che la sua è probabilmente la vicenda di doping più importante, almeno della storia recente. Per il resto, l’unica ragione valida è uno scopo educativo: doparsi fa male, oltre a essere disonesto, quindi non fatelo. Se Armstrong dicesse qualcosa del genere, meriterebbe le prime pagine di tutti i giornali. E ha detto che fa male, ma non nella maniera giusta. Non s’è detto pentito, non ha invitato le persone a non farlo.
Come molti personaggi controversi, si crogiola in questo limbo, dove da un lato dice le cose brutte che ha fatto, dall’altro mantiene quest’aura da bad boy non pentendosi apertamente. Il guadagno è in visibilità, a scapito di un giornalismo etico. Per questo non ritengo sia corretto dargli spazio.
Prevenendo alcune possibili obiezioni: non è censura. Non vi è censura dove si toglie spazio a teorie o comportamenti manifestamente illegittimi e contro qualsiasi etica. Chi decide cos’è giusto e cosa no, sulle questioni controverse? Nessuno, per questo è giusto che esistano giornali con posizioni diverse: alcuni daranno spazio, altri no, altri ancora daranno spazio ma combattendo certe idee.
Lance Armstrong, però, non è controverso: è sbagliato. Punto.