La noia non porta necessariamente alla creatività. E la disponibilità di tempo non porta alla ricerca di nuove passioni e passatempi. Si dice sempre che la noia stimoli gli artisti e che nei periodi di tedio più totale i geni creino i loro capolavori. Sì, appunto: i geni.
Io, persona normale, mi sono sempre trovata piuttosto a mio agio nel trovare le parole, soprattutto quando avevo poco tempo per elaborare un pensiero, perché ciò portava al riuscire a scrivere, bene o male, sempre, frequentemente e velocemente. “Ho esattamente 3 minuti e 43 secondi per questa poesia. Pronti. Partenza. Via!”
La noia invece ti porta a destrutturare ogni pensiero, ti porta ad analizzare fino allo stremo quel che ti succede o che ti passa per la testa e nel frattempo le parole se ne vanno, così come sono arrivate. La noia ti porta anche ad una riduzione della concentrazione e della soglia dell’attenzione: insomma, per chi scrive, un disastro. Ancora peggio se chi scrive, come me, non è neanche tanto bravo a scrivere.
Aggiungiamoci che in un periodo come questo, così terrificante per il singolo, per il Paese e per il mondo, così triste e monotono, chi ha la voglia di fermarsi e iniziare a scrivere o a trovare nuovi passatempi? Spesso vorrei solo trovare un modo per non pensarci, e finisco per fare cose assolutamente non produttive e non impegnative. Sì, quindi Netflix, Instagram, Facebook, Youtube, ma che bella quella nuvola!
Non prendiamoci in giro: perché dovremmo trovare i lati positivi della cosa e perché dovremmo pensare di trovare nuovi modi per trascorrere il tempo? In questo momento, chiusa tra 4 mura, vorrei solo urlare, più o meno come in una serie tv scadente. Perché ho 19 anni e voglia di vivere, perché ero abituata a vivere una vita frenetica che amavo, perché mi dividevo tra mille impegni e mille persone e ne ero dannatamente felice. Ero felice di avere circa 45 secondi e 10 centesimi per mangiare tra un impegno e l’altro e spesso neanche il tempo per studiare (tanto c’è il viaggio in autobus per studiare, no?).
Quel che di positivo ho trovato in questo periodo di isolamento forzato è la rivalutazione dei rapporti umani e del contatto fisico. Non so dire quanto mi manchi un abbraccio o quanto mi manchi tirare una pacca sulla spalla del mio migliore amico e sentirmi urlare dietro: “Finiscila: non sei Cannavacciuolo!”. Non so dire quanto mi manchi vivere tutte quelle esperienze che mi ispiravano per i miei racconti, articoli, poesie. Perché il problema non si ferma alla concentrazione: il problema riguarda anche l’ispirazione. Molti, come me, scrivono dei propri ricordi, del proprio vissuto, delle situazioni che vivono. Ora come ora la poesia che potrei scrivere riguarda la gioia nel trovare un panetto di lievito per fare la pizza. Che periodo infausto per gli artisti falliti come me!
Quelli bravi, bene o male, trovano ispirazione anche nei fondi del caffè, magari ancora mezzi addormentati la mattina, osservano la tazzina e ci vedono il significato dell’universo. Poi ci siamo noi, i comuni, i più. Noi che ci annoiamo e basta, noi che non sappiamo scrivere, suonare, disegnare, comporre o altro. Noi che ci sentiamo un po’ dimenticati e che siamo “nella media”, immersi nella noia fino al collo… no, che dico? Ormai fino agli occhi! Noi che di questa noia non riusciamo a liberarci. Quindi non venitemi a dire di sfruttare i lati positivi di questo virus! Noi artisti falliti, della noia non vogliamo più saperne niente e ci sentiamo presi in giro.
P.S. Ah, forse mi sono dimenticata di scrivere le due cose più importanti: #unpopularopinion e #ironia. Ma tranquilli, #andràtuttobene