Il sistema capitalistico è quel sistema economico per il quale cittadini privati e imprese possiedono mezzi di produzione al fine di trasformare le materie prime in beni e servizi. Il fine è quello di generare profitto attraverso la vendita diretta o indiretta agli acquirenti degli stessi beni e servizi.
Il sistema capitalistico è riconosciuto e applicato su scala mondiale ed è il modello che ha più largamente permesso alla società civile, per come la conosciamo, di progredire e generare valore economico. Soltanto 200 anni fa la percentuale di popolazione in situazione di povertà era l’85% mentre oggi è il 16%.
Ma il sistema capitalistico non è solo un sistema di riferimento economico. In un convegno sul tema tenutosi nel 2010 a Padova, il filosofo Massimo Cacciari rifletteva su come il capitalismo sia un sistema mondiale sociale. Un sistema che è in grado di improntare di sé il tutto, condizionando la nostra stessa visione delle cose, delle relazioni umane improntate a regole di contratto, della natura vista come utilitas.
Il nocciolo del capitalismo è, secondo la teoria, questa energia straordinaria che punta tutto sull’azione della mente in grado di superare qualsiasi ostacolo naturale. All’interno di questo scenario sono tanti i protagonisti che si muovono e lo condizionano.
Certamente si tratta di un sistema di contraddizioni che va avanti attraverso grandi crisi. È una costante mancanza di strade che viene superata attraverso il progresso tecnologico e la riorganizzazione dei fattori. Per affrontare queste continue crisi intrinseche, il capitalismo ha però bisogno di una regola che lo governi e in questo entrano in gioco lo Stato e le norme. Sebbene esso possieda una propria etica riflessa nelle sue stesse caratteristiche, ha bisogno di un’azione esterna.
Questa azione esterna è oggi più che mai è necessaria per dare vita ad un cambiamento nel modello. Una nuova serie di studi scientifici, tra cui quella del gruppo di ricerca e innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020, sottolinea come il capitalismo, per come lo conosciamo, non sia più compatibile con la sopravvivenza delle risorse del pianeta. L’attuale modello, caratterizzato da individualismo, consumismo, concorrenza, globalizzazione e sviluppo tecnologico non opportunamente regolamentati, si è dimostrato non sostenibile ad ogni livello.
Il cambiamento non deve essere per forza radicale, lo schema sostanziale del modello economico rimane invariato. Ad esso vengono però affiancati scopi quali l’abbattimento di disuguaglianze e la sostenibilità ambientale. Anche la cultura d’impresa deve essere ripensata, focalizzando l’attenzione sull’impatto che genera. Un impatto che tenga in considerazione le conseguenze delle proprie azioni, che si ponga come obiettivo strategico la crescita e il progresso non solo personale ma anche del territorio e delle comunità in cui opera. Di questa prosperità inclusiva ne sono esempio alcune nuove tipologie di società, quelle che adottano i criteri Esg, le Benefit Corporation e ancora quelle che usano fonti energetiche rinnovabili e adottano il modello di produzione e consumo dell’economia circolare.
Oltre all’accresciuta sensibilità ambientale dei consumatori che obbliga le aziende a cambiare, anche i mercati giocano un ruolo chiave sull’importanza della sostenibilità. I grandi investitori, infatti, sempre più premiano le aziende responsabili, trasparenti e sostenibili, facendo crescere i loro titoli di acquisto. La Business Roundtable, che raggruppa 181 Ceo delle maggiori company Usa, ha emanato nel 2019, un manifesto in cui i Ceo si impegnano ad una serie di azioni sostenibili, con l’obiettivo di operare a beneficio di tutti gli stakeholders : clienti, dipendenti, fornitori, comunità e azionisti per promuovere “un’economia al servizio di tutti gli americani”.
Anche il World Economic Forum ha emanato quest’anno un Manifesto a sostegno della sostenibilità. Uno degli elementi che emergono maggiormente riguarda la responsabilità degli imprenditori nei confronti della società in cui operano. Il loro l’obiettivo non deve essere solo il profitto, ma anche la protezione della biosfera, la giustizia sociale, la promozione di un benessere diffuso e condiviso. Il Manifesto tratta anche altri temi importanti come la lotta alla corruzione, i limiti agli stipendi dei grandi manager, l’intelligenza artificiale, i diritti umani e l’equa tassazione soprattutto dei giganti come Google, Amazon, Facebook e Apple.
La direzione verso cui si stanno muovendo i governi e gli attori attraverso questi provvedimenti è di fondamentale importanza. Il sistema economico si basa su mercati ma anche su leggi, sul ruolo che si attribuisce a questi grandi reciproci attori che si influenzano a vicenda. Una legislazione più forte in materia di sostenibilità, può essere invece che una limitazione per il libero mercato e la produttività, un indicatore per orientare al meglio un sistema economico di riflesso. Se esistono determinate leggi che obbligano e orientano i grandi protagonisti economici, le imprese, le società nell’adottare determinati schemi, di conseguenza l’intero sistema si muoverà in un certo modo. La storia dei grandi attori economici è una storia molto spesso di predazione, di raggiro delle legislazioni, ripiegando su Stati a bassi livelli di tassazione e con assenza di legislazione in materia. Ecco perché anche il ruolo normativo più serrato soprattutto nella fase iniziale del cambiamento può condurre ad aprire nuove pagine dell’economia. È un cambiamento lento, fatto di passi avanti e di balzi indietro, ma se portato avanti con costanza e lungimiranza, il capitalismo votato solamente all’aumento dei profitti può arrivare ad essere un lontano ricordo.