IL DISEGNO DI LEGGE in cosa consiste e cosa prevede:
Il disegno di legge Zan (DDL ZAN) prende il nome dal politico Alessandro Zan, membro del partito democratico, primo firmatario e promotore del disegno di legge. Esso riguarda le misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e violenza per motivi fondati sul sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.
Il testo si compone di alcuni articoli che sintetizzano cinque proposte di legge in un testo unificato, prevedendo sia modifiche al codice penale sia disposizioni non penali.
Le modifiche al Codice penale non sono ex novo ma riguardano articoli già presenti nell’ordinamento introdotti da leggi precedenti.
- Il primo articolo riguarda le modifiche al 604-bis concernente la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa.
- Il secondo modifica l’art. 604-ter riguardante la circostanza aggravante
In poche parole, viene aggiunta una circostanza aggravante nel caso in cui venga discriminato o venga fatto incitamento all’odio verso una persona omo/trans sessuale.
- Il terzo articolo modifica la precedente legge Mancino prevedendo una reclusione fino a quattro anni per chi incita a commettere o commette violenza per motivi fondati sull’orientamento sessuale, aggiungendo dunque questo motivo di discriminazione tra quelli già previsti (razziali, etnici, riferiti alla nazionalità o religiosi).
- L’articolo 4 modifica il codice 90 quater del codice penale, aggiungendo le parole “fondato sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” all’attuale articolo che prevede solo la fattispecie dell’odio razziale e riconosce persone LGBT+ come vittime “vulnerabili”.
- L’articolo 6 prevede modifiche al decreto legislativo 9 luglio 2003 sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dal colore della pelle e dall’origine etnica.
Oltre a ciò, il ddl prevede disposizioni anche in ambito non penale:
- Il riconoscimento del 17 maggio come Giornata nazionale contro l’omotransfobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
- L’elaborazione da parte dell’UNAR di una strategia nazionale di prevenzione e contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
- La creazione di centri contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
- Lo svolgimento da parte dell’Istat di rilevazioni statistiche su politiche e progetti di contrasto e prevenzione. Raccogliere dati statistici sui crimini d’odio a sfondo omotransfobico è infatti attualmente impossibile da ottenere in assenza di legislazione.
A CHE PUNTO SIAMO NELL’APPROVAZIONE? E rispetto all’Europa?
Il disegno di legge è stato approvato dalla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020 dopo numerosi rinvii a causa della pandemia. Al momento sta aspettando il voto al Senato.
Lo stallo è dovuto al fatto che in Senato la maggioranza a favore appare più difficile da trovare. La Commissione Giustizia a Palazzo Madama è presieduta da un senatore leghista che ha già rallentato la discussione in merito. Inoltre, oltre alla pandemia, anche la crisi di governo ha congelato per un mese e più il percorso del disegno di legge. Il nuovo governo Draghi ha portato ad una situazione eterogenea sia tra i partiti favorevoli che tra quelli contrari.
La critica maggiore di cui era stato oggetto il disegno di legge già durante il 2020, era quella di violare la libertà di espressione nel tentativo di favorire i diritti lgbt+. Le posizioni radicali in questo senso erano state avanzate da partiti di destra e anche da alcuni esponenti clericali italiani.
Il problema della libertà di espressione però non arriva seriamente a toccare questo argomento, ma anzi è chiaro come la necessità di una legislazione in tal senso sia necessaria. Ed è apparso chiaramente come riconoscere una tutela legislativa alla comunità lgbt+ non interferisca con i diritti e le libertà di altri individui. A livello europeo siamo indietro nella legislazione contro le discriminazioni di genere, secondo la Rainbow Europe Map 2021 – l’indice elaborato da ILGA Europe (International lesbian and gay association) che classifica gli Stati in base al loro sistema legislativo e alle politiche adottate per garantire eguali diritti, l’italia è al 35esimo posto su 49 Paesi. Se restringiamo la classifica solamente all’Europa siamo 23esimi su 27.
Diversi Paesi manifestano ancora forme di discriminazione e intolleranza elevate. L’est Europa tra tutti: Polonia e Ungheria emergono come le più repressive. Arresti, attacchi fisici, condanne, ma anche campagne discriminatorie di hate speech promosse da istituzioni e reti mediatiche pubbliche. L’Italia non fa una figura migliore con il suo 23esimo posto e una lunga lista di atti di cronaca che riportano violenze di genere.
L’11 marzo 2021, l’Europa è stata dichiarata “zona libera lgbt+”, ovvero uno spazio sicuro in cui ciascuno può beneficiare dei propri diritti senza discriminazioni o esclusioni. Sicuramente un riconoscimento importante ma anche un incentivo per i Paesi che seppur all’interno del quadro europeo, sono ancora indietro