Il fenomeno delle sardine ha raggiunto in poco tempo un gran livello di notorietà, in tantissime città infatti le persone si organizzano con gruppi Facebook per trovarsi nelle piazze, unite contro Salvini e la retorica leghista. Essendo che l’iniziativa è in larga parte supportata da giovani, non poteva non diventare topic nelle scuole.
Ma se per il tema dei cambiamenti climatici i docenti hanno praticamente sempre dimostrato grande disponibilità, l’ultimo spiacevole evento di Fiorenzuola non può deporre, in questo caso, nello stesso senso.
Cosa è successo?
Un professore di vedute dichiaratamente molto a destra ha infatti minacciato con un post su Facebook gli alunni di rendere il loro percorso scolastico più difficile, se li avesse beccati prender parte a questa mobilitazione. Un fatto questo, assai grave e lesivo del diritto all’istruzione, dal momento che qualsiasi pregiudizio non dovrebbe in alcun modo influenzare le valutazioni sugli studenti.
Per capirne la portata, può tornare utile prendere a parametro la grande polemica che l’anno scorso aveva investito una professoressa torinese, rea di essere stata ripresa nell’atto di insultare le forze dell’ordine durante una manifestazione: la donna è stata infine licenziata.
Tra politica e scuola
Ora, pur trattandosi di situazioni diverse, è ravvisabile un elemento in comune: sono atteggiamenti che, nonostante siano assunti al di fuori delle funzioni, fanno emergere la patologica contaminazione tra politica e settore scolastico. Beninteso, non che questo ambiente sia mai stato del tutto imparziale, anzi, ma la maggior parte delle volte non si è trattato di palesi, spiacevoli esternazioni come in questi casi. Pur essendoci una somiglianza, per così dire, strutturale, occorre però sottolineare che un’impiegata dello stato che insulta dei pubblici ufficiali, per quanto deplorevole, non è assolutamente paragonabile, quanto a gravità del fatto in sé, a un professore che minaccia degli alunni per via del loro credo politico.
Anzitutto perché una quarantenne che se la prende con i reparti antisommossa, pur sbagliando, rimane sempre meno codarda di un adulto che intimidisce dei ragazzini ricoprendo peraltro nei loro confronti una posizione di potere. E poi quella donna alla fin fine, prendendo parte a un corteo, stava solo manifestando un pensiero, certo non con i convenzionali toni del dialogo, ma la sua unica colpa si può dire esser stata di aver urlato al mondo, da cittadina e non da professoressa, la sua rabbia.
Questo soggetto alquanto subdolo invece ha distorto (o perlomeno ha minacciato di farlo) una funzione pubblica piegandola alle sue idee personali, con l’intento di servirsi delle prerogative che ne derivano per imporre la sua visione del mondo e penalizzare chi non la condivide. Un atteggiamento tirannico e patetico, quello di colui che se la prende con chi gli è subordinato sapendo di poterselo permettere.
Stupisce peraltro l’immaturità, mi ricorda un po’ i bambini delle elementari che, essendo i proprietari del pallone, escludono fieramente quelli che stanno loro antipatici, con quel modo di fare un po’ perfido che spesso i più piccoli hanno.
Le conseguenze
Il ministro dell’istruzione Fioramonti ha assicurato che saranno presi tempestivi provvedimenti. Non ci resta che sperare in una risposta del Miur dura e forte come lo è stata nel caso della professoressa. Nel frattempo il codardo, finito nell’occhio del ciclone si è subito rimangiato la parola chiedendo scusa agli studenti. Si criticano tanto i social, per come hanno rovinato le relazioni umane e provocato un’ulteriore decadenza della società, ma in casi come questo bisogna dire che senza la rete, molto probabilmente, il professore verde l’avrebbe fatta franca, a discapito dei suoi studenti, della collettività e di una certa idea di scuola come luogo che appartiene a tutti i ragazzi, senza distinzione alcuna.
È un evento triste, spiacevole ma che allo stesso tempo deve servirci da campanello d’allarme: perché quando il clima politico, trasformatosi alla stregua di un tifo da stadio, pregiudica l’imparzialità dell’amministrazione e la meritocrazia scolastica, vuol dire che forse gli animi sono davvero un po’ troppo esacerbati. Bisogna darsi una calmata.