La città vecchia è una della prime canzoni scritte da Fabrizio De André. Probabilmente è la canzone che meglio riassume le idee del cantautore genovese. Leggiamo un attacco alla borghesia, ai benpensanti – tipo Frankie hi-nrg decenni dopo -, alla società bene che guarda con disgusto il mondo popolare, pur essendone però irresistibilmente attratta.
Genova – La città vecchia
Confesso di non essere imparziale scrivendo questo pezzo. Grande parte del mio cuore appartiene a Genova, e la parte del mio cuore che non è juventina tifa Sampdoria. Mi perdoni Faber se tifo per le due squadre che più odiava. Sono le conseguenze di aver avuto un vicino di banco doriano.
Ad ogni modo, ciò che è più affascinante di Genova è la sua struttura. Dal punto di vista del diritto privato, un delirio. Dal punto di vista dell’architettura, un incastro tale che diventa incredibile capire come stia in piedi. E dal punto di vista dell’ordine pubblico, impossibile da gestire. Le vie, minuscole, si inerpicano per la città, costruita in diagonale, sulla collina che scivola in mare. Il buio, le voci, le figure scure che sgusciano fra i vicoli. Trovare qualcuno fra i carruggi è impossibile.
Genova è una città portuale. Le città portuali, soprattutto nella parte mediterranea, raccolgono tutto il peggio della società. Dal punto di vista borghese, ovviamente. Ci sono i marinai, innanzitutto: noti, ai tempi, per essere poco raffinati – usiamo gli eufemismi. Dove ci sono marinai ci sono prostitute. Dove ci sono prostitute, ci sono papponi e delinquenti. Oltre alla povertà dilagante, ai mendicanti, allo sporco. Questa è la città vecchia.
La realtà borghese
La realtà borghese non compare esplicitamente nel testo de La città vecchia. Solo il vecchio professore, ne fa parte. Ma anche lui non è realmente borghese: è basso borghese, misto al popolo. Ha gli stessi vizi del popolo, e vive in mezzo a esso. Lo cerca, perché ne è irresistibilmente attratto. Per questo si butta fra i carruggi genovesi, in Via del Campo, magari, per cercare una prostituta che alleggerisca la sua solitudine.
Vecchio professore cosa vai cercando
In quel portone
Forse quella che sola ti può dare
Una lezione
Il professore cerca l’amore di una notte. Quell’amore che lo stesso Faber ha cercato più volte, e a cui ha dedicato Via del Campo e Bocca di Rosa, per citare le due principali canzoni. D’altronde, questo si dice di De André: cantava di amore, morte e puttane. Riduttivo, ma efficace.
Proprio per i suoi contenuti, i testi di De André sono stati più volte vittime della censura. Un esempio sono i versi che seguono quelli sopracitati. La versione originaria era così:
Quella che di giorno chiami con disprezzo
Specie di troia
Quella che di notte stabilisce il prezzo
Della tua gioia.
Quella censurata, invece, è così:
Quella che di giorno chiami con disprezzo
Pubblica moglie
Quella che di notte stabilisce il prezzo
Alle tue voglie.
I quartieri dove il Sole del buon Dio non dà i suoi raggi
«Le soleil du bon Dieu ne brill’pas de notr’ côté
Il a bien trop à faire dans les riches quartiers»
“Il Sole del buon Dio non brilla dalle nostre parti / Ha troppo da fare nei quartieri ricchi”. Sono versi di Embrasse-moi di Jacques Prévert, poesta francese. Chiaramente De André, che ha attinto a piene mani dalla tradizione letteraria e musicale francese – George Brassens! -, si è ispirato a questo passo per comporre le strofe iniziali di La città vecchia. Che, infatti, inizia così:
Nei quartieri dove il sole del buon Dio
Non da i suoi raggi
Ha già troppi impegni per scaldar la gente
D’altri paraggi.
C’è un chiaro attacco alle istituzioni, che si sono dimenticati di queste aeree. O, forse, che preferiscono ignorarle, sperando di vedere sparire, come per miracolo, quel popolo lurido, sudicio, così inelegante. Neanche le forze dell’ordine si inoltrano fra i carruggi. Lì vige l’anarchia, nel suo aspetto peggiore. Per questo la borghesia la disprezza.
La città vecchia non è zona per ricchi.
Le puttane di La città vecchia
Chiamiamole così, per quanto inelegante. Credo che il contesto della canzone ce lo imponga. E credo anche che Faber avrebbe approvato.
La seconda strofa di La città vecchia racconta di una bambina destinata alla prostituzione. Non c’è via di scampo nella città vecchia. Lei, nata da una puttana, finirà a fare il mestiere della madre.
Una bimba canta la canzone antica
Della donnaccia,
Quel che ancor non sai tu lo imparerai
Solo qui fra le mie braccia.E se alla sua età le difetterà la competenza,
Presto affinerà le capacità con l’esperienza.
Dove sono andati i tempi d’una volta, per Giunone,
Quando ci voleva per fare il mestiere
Anche un po’ di vocazione?
La condanna borghese
Se tu penserai e giudicherai
Da buon borghese
Li condannerai a cinquemila anni
Più le spese,
Ma se capirai, se li cercherai
Fino in fondo,
Se non sono gigli son pur sempre figli
Vittime di questo mondo.
la prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega […] sono tutte creature della vita e del dolore.