Per chi non sapesse cosa comporta un ban su Facebook, breve intro: vuol dire bloccare una persona da un gruppo, una pagina o da un profilo. La persona che riceve un ban non potrà più vedere né interagire chi l’ha bannato.
Ora veniamo alla mia storia.
Qualche tempo fa – tipo quattro anni – ho scoperto un gruppo su Facebook che mi sembrava molto interessante. Il nome non verrà riportato, per non fare pubblicità, ma il contenuto, in breve, sono tutte le teorie complottiste prodotte da gente un po’ troppo sospettosa. E voi, a questo punto, mi direte: “Ah, è giusto che ci siano i ban su Facebook, o i complottisti entrano in quel gruppo e lo rovinano”.
Non proprio. Ad aver rovinato quel gruppo, in cui mi divertivo, all’inizio, sono stati i membri stessi. Devo dire che le trovate di alcune persone – da antivaccinisti a terrapiattisti – erano divertenti. Dopo un po’, però, i membri del gruppo di cui ero parte hanno preso la stessa direzione. Hanno cioè iniziato a idolatrare senza nessun approccio critico tutto ciò che fuorisciva dalla bocca di alcuni esperti. Giusto ascoltare gli esperti, però è stupido l’idea di vederli come intoccabili: il bias di autorità porta solo alla morte del confronto, e quindi alla morte della scienza e dell’evoluzione.
Ad ogni modo, ho commesso l’errore di criticare una di quelle figure idolatrate, Burioni, linkando un articolo che avevamo pubblicato su WeGather tempo fa. Ed eccolo, immancabile, il ban su Facebook. Quando non c’è volontà – o non ci sono i mezzi – ti bannano. Ti eliminano. Ti tolgono, in sostanza, ogni diritto di replica.
E la cosa migliore è che lo fanno proprio quelle persone che si reputano illuminati, difensori del sapere e dell’intelligenza.
Sì, ci sono rimasto male. Ma non per non essere più sul gruppo – amen -, ma per avuto un’altra, forse inutile, prova di come l’uomo, se non sa confrontare, agisce con la forza. Fossimo stati dal vivo, ne sono sicuro, mi avrebbero insultato o sarebbero passati alle mani.
Triste, non trovate?