Nella lingua italiana possiamo indicare la stessa cosa con parole diverse. Ognuna di queste cambia la percezione che si ha di questa cosa, in positivo o in negativo. In politica si fa un attento uso di questo processo per trasmettere al meglio il proprio messaggio. Può essere un’arma estremamente potente in grado di influenzare molto gli elettori, sopratutto per quanto riguarda i temi più complessi come quelli etici.
Cannabis o canapa?
Parlando di legalizzazione delle droghe leggere partiamo già male: spesso infatti viene utilizzato il nome latino “cannabis“, invece di quello italiano “canapa“. Le due parole si equivalgono come significato, però i termini in latino sono spesso utilizzati con una concezione negativa, più seria e quasi pericolosa, per esempio per virus e batteri. Eppure non dovremmo avere paura della canapa, anzi dovremmo normalizzarla: andare oltre la marijuana legale e iniziare a tutelare 6 milioni di consumatori con una sostanza più sicura, controllata e non in mano alla criminalità organizzata.
Gli utilizzi della canapa
Gli utilizzi che può avere la canapa sono estremamente vari e tantissimi settori potrebbero beneficiarne: può essere adoperata in campo medico per trattare alcune patologie; in campo alimentare, edile e bioedile; si possono realizzare cosmetici a base di canapa, vestiti, materie plastiche, biocarburanti e tante altre cose. Non dimentichiamo che l’Italia era il secondo produttore al mondo di canapa tessile, prima dell’onda proibizionista. Un nuovo approccio alla canapa avrebbe anche dei risvolti economici non indifferenti: si creerebbe un mercato che varia dai 15 ai 30 miliardi all’anno.
Stime e possibile risparmio
Secondo alcune stime dell’Università di Messina, lo Stato, se tassasse la marijuana come le sigarette, potrebbe guadagnare 6 miliardi dalla regolarizzazione. E non solo: ridurrebbe anche le spese di magistratura carceraria per 541 milioni e azioni di pubblica sicurezza per 228 milioni. Inoltre, osservando i paesi che hanno già legalizzato la canapa, si è visto che ha attivato nuovi settori o settori già esistenti, turismo incluso. Oltretutto questo sarebbe una ottimo momento per la legalizzazione: lo Stato mai come ora avrebbe bisogno di entrate finanziarie e ne beneficerebbe anche l’occupazione in quanto questa filiera creerebbe fino a 350 mila posti di lavoro.
Detto questo, magari non sarà la cannabis a risollevare l’Italia da una delle crisi peggiori che si ricordino, però potrebbe dare una boccata d’ossigeno quantomeno a una fetta di paese. Quanto l’Italia è ancora lontana dalla legalizzazione? Ancora parecchio, ma le cose cominciano a muoversi: 4 parlamentari di Movimenti 5 Stelle e +Europa hanno aderito a #ioColtivo, la disobbedienza civile collettiva lanciata da Meglio Legale, Radicali italiani Associazione Coscioni, Dolce Vita e altre associazioni per la decriminalizzazione della coltivazione personale di cannabis. Lo scorso 25 giugno, hanno portato in piazza Montecitorio, in occasione della manifestazione indetta da Meglio Legale, alcune piante di cannabis: per loro è scattato il sequestro e la denuncia.
I parlamentari hanno voluto ribadire il senso dell’iniziativa «Abbiamo disobbedito coltivando anche noi delle piante di cannabis, insieme agli altri 2500 cittadini che hanno aderito alla campagna #IoColtivo e siamo accanto agli oltre 100mila italiani che ogni anno coltivano in casa per non dare soldi alle mafie».
Possiamo riassumere il tutto in poche parole: se lei cresce, l’Italia cresce.