Draghi, Minotauri, Unicorni, Piante mangia uomini: il genere umano è sempre stato attratto dalle leggende metropolitane. Specialmente nell’epoca vittoriana. Proprio in pieno Ottocento si credeva che nella foresta del Madagascar e nella giungla dell’Africa nera ed equatoriale e perfino in Amazzonia vivesse una particolare specie di albero: lo Ya-te-veo, descritto come una pianta assassina mangia-uomini. Ovviamente lo Ya-te-veo è solo una leggenda, ma come in tutte le leggende c’è sempre un fondo di verità.
Al tempo di Charles Darwin, un articolo di giornale aveva destato scalpore tra la gente. Questo articolo riportava un disegno di un topo morto all’interno di una pianta a forma di sacco! Oggi conosciamo questa pianta come: Nepenthes rajah. Si tratta di una pianta carnivora diffusa specialmente in Madagascar. Si nutre principalmente di insetti, ma a volte, accidentalmente, capita di trovarvi cadaveri di piccoli mammiferi o piccoli uccelli.
Al mondo esistono più di 600 specie di piante carnivore delle quali si conoscono 5 famiglie diverse, che si differenziano per i metodi di cattura. Ma perché queste piante sono carnivore? La risposta sta nel loro habitat naturale: paludi povere, luoghi in cui il terreno è roccioso, terreni acidi e poveri di nutrienti. Le piante in generale hanno bisogno principalmente di azoto, fosforo e potassio per poter vivere (oltre che tutti gli altri elementi). Solitamente ricavano queste sostanze dal terreno. Le piante carnivore però, come già detto, vivono in substrati privi di queste sostanze e, di conseguenza, non possono ricavarle tramite le radici. Il loro metodo di assorbimento di tali sostanze sta nelle foglie, che fungono da vere e proprie trappole per insetti, dai quali traggono tutti gli elementi nutritivi di cui necessitano.
Affascinanti sono i metodi di cattura (che potremmo approfondire in un ulteriore articolo), che si dividono sostanzialmente in 5 tipi: trappola a scatto, trappola a colla, trappola a risucchio, trappola ad ascidio e trappola a nassa. Tornando alla nostra Nepenthes rajah, possiamo aggiungere che fa parte della famiglia delle Nepentacee: la trappola è costituita da una foglia a forma di ascidio (a sacco), al di sopra del quale è presente a mezz’aria una specie di “cappello” ricoperto di nettare dolcissimo. All’interno del sacco invece vi è una sostanza acquosa.
Come funziona? Gli insetti, attirati dal profumo irresistibile del nettare iniziano a cibarsene. Essendo disposti a testa in giù per tanto tempo, essi perdono equilibrio e finiscono nella soluzione acquosa dalla quale iniziano a innescarsi degli enzimi digestivi che digeriscono l’insetto. La N. rajah raggiunge anche il metro di altezza. Le Nepenthes in generale vengono dette anche “gabinetti delle scimmie” (nome non a caso).
La Nepenthes raja è il gabinetto personale di due specie di roditori: la Tupaia delle montagne, che la visita durante il giorno per assaporarne il nettare che funge da lassativo e le permette di defecare all’interno del sacco (cosa positiva per la pianta che assorbe azoto dalle feci); il Mus musculus, che agisce esattamente come la Tupaia e la visita di notte, quando la pianta continua a produrre nettare. Piccolo problema: l’ascidio è molto grande rispetto a questo topo, i bordi e le “pareti” interne sono ricoperti di cera, quindi sono scivolosi (ulteriore aspetto della trappola), quindi se il topo non sta attento scivola e viene digerito.
Ecco spiegato l’articolo di giornale che fece scalpore tanti anni fa!