Il 30 settembre l’Emilia Romagna ha reso gratuiti, a livello regionale, tutti i farmaci necessari alle persone trans per la terapia ormonale sostitutiva. La delibera risolve una situazione a macchia di leopardo, afferma Marco Tonti, coordinatore di Arcigay Emilia Romagna, con trattamenti diversi a seconda delle province. È un atto di civiltà importante, un gesto di rispetto e di inclusione della regione Emilia Romagna verso ogni persona e rappresenta un valore di cittadinanza fondamentale. Un segno di quella cultura civica e democratica che caratterizza la storia e i valori della regione.
Già la Toscana nel 2006 era stata la prima a rendere questi trattamenti a costo zero. A meno di 24 ore da questa decisione l’AIFA, l’agenzia italiana del farmaco, ha stabilito, con due provvedimenti pubblicati in Gazzetta ufficiale, che questi trattamenti dovranno essere a pieno carico dello Stato. In particolare se è deciso che tutti i farmaci a base di testosterone, testosterone undecanoato, testosterone entantato, esteri del testosterone vanno inseriti nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale; a patto che siano impiegati nel processo di virilizzazione di uomini transgender, previa diagnosi di disforia di genere o incongruenza di genere formulata da una equipe multidisciplinare e specialistica dedicata.
La seconda delibera riguarda invece i medicinali a base di estradiolo, estradiolo emiidrato, estradiolo valerato, ciproterone acetato, spironolattone, leuprolide acetato e triptorelina ritenuti necessari per il processo di femminilizzazione di donne transgender. Le associazioni LGBTQ+ la definiscono una rivoluzione attesa da anni. Per Arcigay si mette fine a un’epoca di arbitrarietà nella somministrazione di questi farmaci vitali e si rinforza un principio di parità e di rispetto delle persone che ci auguriamo resti un criterio basilare per il futuro.
Oltre a questo, con la delibera, lo Stato si mette al riparo da eventuali abusi nell’utilizzo di questi medicinali (ad esempio in ambito sportivo, dove il testosterone è utilizzato come sostanza dopante), ma soprattutto si riconosce per la prima volta in modo ufficiale la parola “transgender”. A sottolinearlo è l’Arcigay, secondo cui in questo modo si contribuisce a superare una situazione normativa che considera ancora purtroppo la chirurgia il punto di riferimento principale nella transizione di genere. L’associazione fa riferimento al fatto che la terapia ormonale sostitutiva non è prevista solo nel caso in cui una persona abbia deciso di ricorrere all’intervento chirurgico per il cambio di sesso, ma anche durante il periodo di transizione durante il quale iniziano a cambiare le caratteristiche secondarie del proprio corpo.
C’è chi, ad esempio, si ferma a questo stadio e preferisce non procedere con l’intervento. In entrambi i casi, è necessario assumere testosterone o estrogeni per tutta la vita, a costi talvolta esorbitanti. Nei mesi scorsi infatti alcuni di questi farmaci erano spariti dal mercato, a causa di presunte difficoltà economiche dei produttori, e il prezzo di quelli rimasti era triplicato. Negli ultimi anni il dibattito rispetto agli ormoni è stato spesso strumentalizzato e distorto, rendendo più difficile la trattativa. Questa decisione è un enorme passo avanti per il movimento transgender in Italia.