Le prigioni norvegesi sono un fenomeno più unico che raro. La ragione?
Vi ricordate di Anders Breivik?
È il terrorista norvegese che il 22 luglio 2011 uccise 77 persone nella strage di Utøya. Nel 2012 è stato condannato a 21 anni di carcere, la pena massima per la legge norvegese, da scontare nel carcere di massima sicurezza di Skien. Se questo fosse successo in Italia adesso si troverebbe al 41-bis, il carcere duro per i reati di mafia e terrorismo, e starebbe scontando l’ergastolo; se fosse successo in America molto probabilmente sarebbe stato condannato a morte. Breivik invece sta scontando la sua condanna nel sistema carcerario migliore al mondo.
Come funzionano le prigioni norvegesi
Le prigioni norvegesi sono completamente diverse da qualsiasi altro carcere: innanzitutto sono solitamente immerse nella natura. Alcune si trovano su piccole isole, e l’unica cosa che viene tolta ai detenuti è ovviamente la libertà di entrare e uscire. Il sistema carcerario norvegese punta molto sul normalizzare il più possibile la vita dei detenuti facendoli spostare liberamente all’interno della struttura quando non si svolgono attività.
Queste possono essere:
- Lavorative: i detenuti ricevono uno stipendio; se prima di essere condannati avevano un lavoro, continuano a svolgerlo regolarmente uscendo dal carcere con dei permessi.
- Educative: se non sono qualificati per lavorare hanno diritto a ricevere un’istruzione che gli darà un attestato degli istituti scolastici del territorio.
- Ricreative: posso suonare uno strumento, hanno aree comuni per dedicarsi ad attività artistiche e sportive e hanno a disposizione cucine completamente attrezzate per affinare le loro tecniche culinarie. Possono inoltre effettuare chiamate regolarmente, hanno diritto a visite coniugali e ancora più ore se hanno dei figli.
Le celle dei carcerati
Le “celle” sono dei veri e propri monolocali e ogni detenuto ha il suo. Queste stanze sono provviste di un letto vero e spesso hanno una tv, un bagno con una porta, un mini frigo e niente sbarre alle finestre. Ogni detenuto possiede la propria chiave.
In altri contesti le celle sono piccoli appartamenti condivisi da 3 persone e in questo caso hanno tutte le comodità di una casa normale. Sembra un posto fantastico, ma è pur sempre un carcere, un posto dal quale non si può andare via. Ogni detenuto, nonostante le condizioni privilegiate, direbbe comunque che preferirebbe essere libero.
Pregi e difetti delle prigioni norvegesi
Questo sistema carcerario è estremamente costoso ma anche estremamente efficace. I prigionieri recidivi, cioè quelli che una volta usciti dal carcere commettono altri reati, sono il 20% rispetto ad una media europea del 75%. È anche vero però che questo sistema funziona grazie al basso numero di detenuti che ogni istituto accoglie e non si è mai sentito parlare di sovraffollamento delle carceri – un problema reale per quelle italiane. La politica applicata dal governo norvegese è quella del “buon vicino di casa”: una volta che il condannato ha scontato la sua condanna tornerà libero e diventerà il vicino di casa di qualcuno; è meglio quindi avere un vicino di casa che è stato rieducato e reintegrato nella società piuttosto che uno che è stato attraverso un sistema punitivo estremo e al quale non è stata data la possibilità di migliorarsi.
Concludendo, il pensiero di fondo non è imprigionare una persona per quello che ha fatto ad un’altra, ma rieducarla per un senso di giustizia verso la società vista come insieme. E le prigioni norvegesi ci riescono appieno.