Dopo le elezioni del maggio 2019, il nuovo Parlamento europeo si è finalmente insediato, dando avvio ai lavori e alla nomina dei nuovi presidenti del Parlamento europeo e della Commissione europea.
David Sassoli al Parlamento
Il Parlamento europeo è l’unica istituzione eletta dai cittadini europei e detiene nella pratica tre poteri fondamentali: il potere legislativo, il potere di bilancio e quello di controllo. Alla guida di questo troviamo il presidente del Parlamento europeo, eletto con mandato pari alla metà della legislatura e con possibilità di rinnovo.
A inizio luglio i neoeletti parlamentari hanno dato avvio alle procedure per l’elezione del nuovo presidente del Parlamento. Al secondo scrutinio è stato eletto David Sassoli, con 345 voti favorevoli (sono 332 quelli necessari per ottenere la maggioranza assoluta). David Sassoli, già vicepresidente nella scorsa legislatura, è un giornalista e politico italiano legato al Partito Democratico e candidato nell’ambiente europeo dai Socialisti e democratici.
Nel discorso dell’elezione ha toccato tanti temi importanti. E’ partito dall’emergenza climatica, rivolgendosi soprattutto ai giovani, veri protagonisti dei movimenti di protesta nei confronti dell’indifferenza portata avanti dalla maggior parte dei governi sul tema del cambiamento climatico. Sassoli ha poi sottolineato la necessità di rivedere gli accordi di Dublino sui flussi migratori e ha ribadito l’importanza dell’istituzione comunitaria, con l’auspicio di riuscire a trovare soluzioni condivise e allontanare il nazionalismo ideologico.
Commissione europea a Ursula von der Leyen
Poche settimane dopo l’elezione di David Sassoli, il Parlamento europeo ha potuto procedere con l’elezione del presidente della Commissione europea. La Commissione europea è composta da 28 commissari (uno per ogni Stato membro) e detiene il potere esecutivo, nonché il ruolo di promotrice del processo legislativo.
La candidatura di Ursula Von der Leyen si è presentata come una soluzione di compromesso per riuscire ad accontentare i dissidenti e poter ottenere una maggioranza al Parlamento. Nonostante questo però l’elezione non è stata scontata, con 383 voti favorevoli e appena 9 voti di scarto rispetto a quelli necessari per la maggioranza.
Forse consapevole della difficoltà di riuscire a convincere un numero sufficiente di europarlamentari, nel suo intervento durante il dibattito al Parlamento, la candidata ha toccato molti temi importanti e sensibili ai membri dell’Eurocamera.
Ha iniziato parlando dell’emergenza climatica e di sostenibilità, promettendo tagli superiori al 40% di emissioni di biossido di carbonio entro il 2030 e impegnandosi a presentare un Green Deal per l’Europa nei primi 100 giorni in carica.
Si è poi concentrata sulle questioni sociali accennando un piano per la disoccupazione e il salario minimo per tentare di avvicinarsi ai socialdemocratici. Si è poi espressa anche sulla parità di genere, che i governi dovranno rispettare presentando un numero sufficiente di donne per gli incarichi.
Ha continuato sostenendo la difesa dello stato di diritto e l’inammissibilità di compromessi sull’argomento. Si è soffermata sull’obbligo di salvare vite umane e di rispettare la dignità di ogni essere vivente, aprendo alla possibilità di un nuovo patto che comprenda una riforma del Trattato di Dublino e un rafforzamento della guardia costiera e delle guardie di confine.
Le promesse sono evidentemente riuscite a convincere un numero sufficiente di europarlamentari, ma le critiche alla Von der Leyer per il programma eccessivamente ambizioso non sono state poche, soprattutto in relazione alle difficoltà di attuare un piano per l’immigrazione efficiente e in grado di coinvolgere tutti i paesi interessati.
Le conseguenze in Europa e in Italia
L’elezione di Ursula von der Leyen annuncia molto probabilmente tempi difficili per la gestione della nuova Europa, a causa della divisione in due del Parlamento europeo, ma può provocare conseguenze importanti anche a livello italiano.
Infatti anche la nostra nazione si è ritrovata disunita durante le elezioni, provocando disaccordi all’interno delle stesse forze di governo: Forza Italia, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle hanno votato a favore della candidata, mentre Lega e Fratelli d’Italia no.
Salvini ha prontamente attaccato gli alleati di governo, accusandoli di aver stretto accordi insieme al PD e non aver difeso l’interesse nazionale. In realtà, a giudicare dalle dichiarazioni dei vari esponenti politici, sembra che sia stato proprio il leader della Lega a cambiare idea, dopo aver sostenuto fino a pochi giorni prima la candidatura della von der Leyen.
Il Capo del governo Giuseppe Conte aveva inoltre invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura, come effettivamente hanno fatto gli esponenti dei Cinque Stelle, complice anche il programma esposto dalla candidata, in linea con i punti principali del partito. Programma in seguito giudicato invece dalla Lega “troppo spostato a sinistra”.
Adesso c’è da capire quali conseguenze avrà il voto contrario della Lega. Sicuramente complica le trattative in Europa del premier Conte, che aveva rivendicato per l’Italia un commissario pesante e una vicepresidenza della commissione, ma anche a livello nazionale rischia di ridefinire gli equilibri di governo. Dopo che la Lega sembrava aver messo una marcia in più in seguito alle elezioni europee, a questo punto rischia di tirarsi fuori dalle trattative della maggioranza europea e non è escluso che si ritrovi a dover essere più prudente nei rapporti con i Cinque Stelle. Questi ultimi, infatti, nonostante abbiano ribadito l’impossibilità di una alleanza con il Partito Democratico, potrebbero sfruttare la vicinanza sui temi trattati in Europa per cambiare gli equilibri, allontanandosi dalla Lega.
Intanto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ribadisce comunque la volontà di impegnarsi per portare la legislatura al suo termine naturale, in modo da realizzare il piano di riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese.
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