Cercheremo di riassumere in breve la storia dell’Atalanta e del suo presidente, per poi spiegare con un’approfondita analisi economico-finanziaria i segreti del successo di questo team.
La storia dell’Atalanta, regina delle provinciali
Con 54 campionati di Serie A all’attivo, l’Atalanta Bergamasca Calcio, meglio nota col solo nome di Atalanta, è la squadra italiana di città non capoluogo di regione ad aver militato più a lungo nella massima serie. Per questo record è entrata di diritto nell’immaginario sportivo nazionale come la “regina delle provinciali”.
Fondata nel 1907, la squadra deve il suo nome all’omonima eroina della mitologia greca. L’odierna casacca nerazzurra risale invece al 1920. In quell’anno gli attuali colori sostituiscono l’originaria divisa bianconera in seguito a una fusione con la Bergamasca, a cui il club deve anche la denominazione ufficiale.
L’apice sportivo dell’Atalanta
L’Atalanta tocca l’apice della sua storia sportiva nella stagione 1962-63. Quell’anno vede gli orobici aggiudicarsi la Coppa Italia e accedere per la prima volta a una competizione europea, l’allora Coppa delle Coppe. La Dea, come viene soprannominata dai suoi passionali tifosi, vive un secondo, paradossale momento di gloria a cavallo del 1987. La stagione si conclude infatti con una bruciante e sfortunata retrocessione, ma il raggiungimento della finale di Coppa Italia contro il Napoli di Maradona rilancia i nerazzurri in Europa. Nella Coppa delle Coppe 1987-88 la “regina delle provinciali” raggiunge la semifinale uscendo per opera del Malines, che si aggiudicherà il trofeo. Dopo il Cardiff FC nel 1968, per la seconda volta nella storia del calcio europeo una squadra di un campionato cadetto sfiora la finalissima.
Sulla panchina di quell’Atalanta, che otterrà anche la promozione in serie A, siede il giovane tecnico Emiliano Mondonico, che nei due anni successivi, fra il 1988 e il 1990, guiderà il club verso una doppia qualificazione in Coppa Uefa, proseguendo la scia europea.
I 20 anni successivi sono caratterizzati da un continuo saliscendi tra la serie A e il campionato cadetto. Il trend si interrompe nella stagione 2011-2012, annata che segna il definitivo consolidamento della squadra nella massima serie. Nelle stagioni 2016-2017 e 2017-2018 raggiunge il quarto e il settimo posto e due qualificazioni in Europa League. Nel 2018-2019 arriva terza in serie A e ottiene una storica qualificazione in Champions League, competizione in cui attualmente è qualificata per i quarti di finale, risultato inimmaginabile a inizio stagione.
La proprietà: Antonio Percassi
Uno dei punti di forza di questa società è sicuramente il suo presidente, Antonio Percassi. Dopo aver militato per circa sette anni nell’ Atalanta, a soli 25 anni (1976) decide di abbandonare la carriera calcistica e di intraprendere quella imprenditoriale. Inizialmente si specializza nello sviluppo della rete di vendita di vari brands sul territorio italiano (ha aperto i primi store Benetton e Zara), successivamente grazie all’ aiuto dei suoi figli inizia a differenziarsi in diversi ambiti, dalla creazione del brand Kiko all’acquisizione di quote di Alitalia. Attualmente la famiglia Percassi è a capo di Odissea srl, una holding con un fatturato di circa 1 miliardo di euro specializzatasi principalmente in 5 settori, di cui riportiamo i dati risalenti al 2017 (ultimo bilancio disponibile):
- Percassi Cosmetics (fatturato: 619.174.000€): gestisce i marchi propri Kiko Milano (con 950 negozi monomarca distribuiti in Europa, Usa, Turchia), Madina (storica azienda milanese nata nel 1993 e acquisita nel 2012), Womo, Bullfrog (si ispira al barbiere tradizionale).
- Percassi Food & Beverage (fatturato: 6.092.000 €) gestisce Da30Polenta (il primo negozio dedicato alla polenta è aperto nel maggio 2014 all’interno di Oriocenter), Wagamama (ristorazione, il primo ristorante aperto nel 2016), Starbucks Coffee (Percassi è il proprietario e il gestore del primo negozio italiano aperto nel centro di Milano alla fine del 2018), Casa Maioli (partnership per l’apertura di una serie di piadinerie, la prima nel febbraio 2017 all’interno dell’Oriocenter).
- Retail Percassi (fatturato: 100.596.000 €) gestisce in franchising tre boutique Gucci (a Palermo, Bari, Torino), 18 negozi Nike (il primo nel 2012), i negozi Lego (il primo nell’estate 2016 nell’Oriocenter), la rete di vendita in Italia di Victoria’s Secret (lingerie e prodotti beauty), i negozi Vergelio (calzature) con insegne Vergelio, Marilena e Vierre.
- Percassi Real Estate (fatturato: 28.723.000 €) gestisce il centro commerciale Oriocenter a Orio al Serio, Antegnate Shopping Center (100 negozi e un ipermercato a Bergamo), Franciacorta Outlet Village (alle porte di Brescia), Valdichiana Outlet Village (in provincia di Arezzo), Sicilia Outlet Village (in provincia di Enna), Torino Outlet Village e Roma Outlet Village a Soratte.
- Atalanta, la società di calcio.
L’importanza dell’Atalanta nel bilancio di Odissea s.r.l.
Veniamo ora a noi: quanto incidono i ricavi dell’ Atalanta sul fatturato totale del gruppo? Come potete osservare dal grafico seguente, nel 2017 il fatturato proveniente dal settore sportivo era di 83 milioni di euro. Era circa il 10% del totale, ovvero il terzo business di Percassi. Inoltre nello stesso anno il settore calcistico era l’ unica fonte di utile della holding, con gli altri settori in perdita.


Analizzando ora il bilancio 2019 dell’Atalanta notiamo un incremento incredibile dei ricavi della società, passati da 83 a 188 milioni e quindi più che raddoppiati. Non avendo ancora a disposizione i dati ufficiali del gruppo Odissea nel 2019, se supponiamo che il fatturato delle altre quattro attività si mantenga in linea con quello del 2017 e considerando invece il nuovo fatturato dell’Atalanta, possiamo notare come ora l’incidenza percentuale della squadra sia passata da circa il 10% a circa il 20%, diventando nettamente la seconda fonte di entrate del gruppo.

Il cambiamento
Questo cambiamento improvviso ha sicuramente natura eccezionale, ma potrebbe rappresentare il passaggio del team dal mondo delle “provinciali” a quello delle grandi: se la differenza più lampante tra le “big” del nostro calcio e le “medio-piccole” si nota soprattutto a livello di incassi e investimenti, l’Atalanta si sta improvvisamente avvicinando anche da questo punto di vista alle grandi, anche se il distacco è ancora ampio. Una realtà medio-piccola spesso non riesce a fare il salto di qualità perché “le barriere all’entrata” sembrano insormontabili, tuttavia questa squadra sembra stia riuscendo a superare questi ostacoli, almeno a livello di risultati sportivi, attualmente incredibili. Ora è tutto nelle mani di Percassi: un netto cambio di strategia potrebbe rendere l’Atalanta una grande e stabile realtà del nostro campionato, ma ciò non è sicuramente un’operazione semplice perché agli occhi di un imprenditore un business nel mondo calcistico ha spesso un livello di incertezza molto alto.
I segreti del successo dell’Atalanta
Percassi acquistò l’Atalanta nella stagione 1990-1991 e basò la sua strategia sul largo uso del marketing, sull’immagine e sul rapporto con i tifosi, investendo molto sia nella campagna acquisti ma anche (e soprattutto) nel settore giovanile. Ecco un primo indizio del futuro successo del club: l’attenzione al settore giovanile. All’inizio degli anni ’90 la maggior parte dei team cercava di diminuire i costi tagliando proprio le spese e gli investimenti sulla crescita dei giovani, mentre Percassi ragionò nel modo opposto e pose le basi per rendere ancora oggi straordinario il vivaio atalantino, da sempre uno dei migliori d’Italia. La prima esperienza da presidente tuttavia terminò presto: nel 1993-1994 si dimise alla fine di una stagione fallimentare terminata con la retrocessione. Percassi divenne nuovamente presidente nel giugno del 2010, prelevando la squadra dopo l’ennesima retrocessione e riportandola in serie A l’ anno dopo.
La prima svolta
Come si evince dal seguente grafico, il primo netto cambio di rotta del club è proprio legato all’inizio della seconda presidenza Percassi. Il 2010 segna la fine dell’altalena tra serie A e B e rende l’ Atalanta una realtà stabile e coesa della massima serie.

Notiamo ora un elemento interessante. Non abbiamo purtroppo a disposizione la serie storica dei fatturati dell’Odissea srl. A scopo indicativo possiamo considerare la serie storica del numero degli store aperti dal gruppo negli ultimi anni. Il confronto tra 2010 e 2017 mostra una crescita incredibile di quest’ultimi. Dal momento che il fatturato totale dell’Odissea srl è strettamente legato ai ricavi dei singoli store, questo sostanziale aumento permette di concludere che in questo lasso temporale la dimensione economica della società è nettamente cresciuta. Questa teoria è confermata dai dati reperibili su internet.
Negozi Società Percassi

Gli amanti dell’ azzardo potrebbero vedere una sorta di correlazione forzata tra i due grafici sopra riportati. Si potrebbe pensare che fino al 2017 la famiglia Percassi si sia concentrata molto sulle attività principali del gruppo. Nel frattempo l’Atalanta era gestita come una squadra “medio-piccola”, come dimostrano i posizionamenti ottenuti fino al 2017. A partire da quel momento tuttavia il rendimento della squadra è diventato paragonabile a quello di una big. Questo fattore potrebbe farci concludere che il segreto del cambio di rotta sia stato l’incremento degli investimenti nel club sportivo da parte di Percassi. Una volta aumentate le entrate ha potuto dedicare parte degli incassi alla sua amata Atalanta. Ma è andata davvero così? Non proprio, dopo vedremo perché.
Cosa possiamo quindi dedurre dal secondo grafico? C’è il detto “correlation is not causation”. I più esperti capiscono chiaramente che un aumento di dimensione così netto del gruppo porterebbe di nuovo l’occasione di ingrandire anche la squadra in futuro, avendo a disposizione le risorse. Ribadiamo tuttavia che la realtà è molto più complicata e il covid potrebbe aver rallentato questa strategia.
La vera svolta e le ragioni: l’annata 2016-2017
Il momento che ha segnato il definitivo salto di qualità dell’ Atalanta è senza ombra di dubbio l’ annata 2016-2017. Se dal punto di vista dei risultati sportivi ciò è abbastanza ovvio (vedi grafici precedenti), l’impatto a livello economico non è così scontato ed è il risultato di una precisa strategia societaria. Come evidenziano i successivi due grafici, prima del 2017 la società era quasi costantemente in lieve perdita (sebbene molto vicina al pareggio). La crescita di ricavi e valore della rosa era anch’essa molto bassa.
Da quel momento tuttavia è iniziato un vero e proprio boom: nel 2017 i ricavi sono cresciuti del 77% (per poi aumentare ancora negli anni seguenti). La società ha realizzato finalmente un netto utile di circa 25 milioni (che ha mantenuto negli anni successivi). Inoltre, il valore della rosa è raddoppiato, rivalutandosi poi ancora più incredibilmente quest’anno grazie al rendimento straordinario nelle competizioni europee.


Ma com’ è accaduto tutto ciò? Qual è il segreto?
I punti chiave del successo atalantino sono principalmente due: la strategia della famiglia Percassi e l’allenatore, Gianpiero Gasperini.
Il vivaio dell’Atalanta
Qualcuno potrebbe pensare che i risultati sopra riportati siano una conseguenza di maggiori investimenti di capitale nel business compensati da grandi risultati e ricavi. Tuttavia questo è il tipico modello seguito da molte altre squadre Europee, che puntualmente però sono incapaci di coprire i costi con entrate adeguate. Il modello Atalanta è completamente diverso. La strategia della famiglia Percassi è sempre stata “conciliare i risultati sportivi con il perseguimento dell’equilibrio economico e finanziario”. Nella pratica significa puntare molto sul settore giovanile. Si fanno crescere i propri talenti per poi venderli a peso d’oro, realizzando plusvalenze. Questo modello autosostenibile ha permesso alla società di investire sempre più sui giovani. Senza dubbio è un fattore importante del successo, tuttavia è una strategia molto comune nelle realtà medio-piccole.
L’importanza di Gianpiero Gasperini
Perché allora l’Atalanta è riuscita ad ottenere risultati da “big” e le altre provinciali sono rimaste tali? Molto semplice: i Percassi si sono dimostrati i più bravi a rendere profittevole questo metodo (circa 220 milioni di plusvalenze). E poi, fatto rilevante, hanno pescato il jolly con la scelta dell’allenatore. Non è un caso che Gianpiero Gasperini sia stato ingaggiato proprio a partire dall’annata 2016-2017. Ereditando una squadra arrivata tredicesima nel campionato precedente, l’ha portata al quarto posto nel giro di un solo anno.
L’allenatore piemontese è esattamente il tassello che mancava al modello Atalantino in quanto perfettamente allineato ai principi dei Percassi. Per esempio nella sua prima stagione fece giocare con costanza e diede enorme fiducia a molti giovani (alcuni ancora semisconosciuti). Caldara, Kessiè, Conti, Gagliardini, Cristante e Spinazzola, sono stati tutti venduti negli anni successivi per un totale di più di 100 milioni e lontano da Bergamo non stanno rendendo come sotto la guida di Gasperini.
In conclusione, sicuramente molti meriti del successo spettano ai Percassi. Tuttavia, un’altra grande fetta è attribuibile all’allenatore, che ha saputo creare l’ambiente perfetto per la crescita dei giovani anche in prima squadra e che è riuscito a creare un tipo di gioco efficace, efficiente e spettacolare. Gioco che in quattro anni si è sempre più consolidato e che appare ora quasi perfetto.
La qualificazione in Champions League e l’impatto sul bilancio
La storica qualificazione in Champions dello scorso anno ha avuto un impatto netto sul bilancio della società. Ancora prima di scendere in campo ad inizio stagione, infatti, i nerazzurri si erano garantiti 23,6 milioni di euro di ricavi: 5 milioni per il posizionamento nel campionato precedente, 15,25 milioni come bonus partecipazione per la fase a gironi e ulteriori 3,3 milioni derivanti dal ranking decennale/storico.
Il percorso della squadra di Gasperini nelle sei partite della fase a gironi ha poi portato 6,3 milioni di euro come bonus per i risultati: 2,7 milioni di euro per ogni vittoria e 900mila euro per ogni pareggio. A questa cifra si aggiunge il bonus di 9,5 mln per l’ accesso ai quarti. In tutto circa 40 milioni di euro.
Inoltre una delle differenze principali tra i ricavi del 2019 (188 milioni) e quelli del 2018 (155 milioni) è legata ai diritti televisivi. Questi sono infatti passati dai 53 milioni del 2018 (e del 2017) agli 89 milioni del 2019, 30 di questi ottenuti grazie alla Champions. Confrontando l’incidenza percentuale dei diritti tv sul fatturato totale tra il 2017 e il 2019 si nota un grande balzo nell’ultimo anno. Si passa infatti dal 35% a circa il 50%.

Conclusione
In conclusione l’ Atalanta è ormai diventata il modello di riferimento da seguire per tutte le provinciali, anche se la sua strategia è difficilmente replicabile con lo stesso successo. Riuscirà ad entrare definitivamente nel gruppo delle grandi? Secondo noi potrebbe volerci ancora un po’ di tempo, anche se Percassi potrebbe accelerare i tempi di questa rivoluzione.