L’isola Greca già amata per la sua natura incontaminata vuole accrescere il suo valore ambientale diventando il primo luogo nel Mediterraneo ad azzerare l’utilizzo della plastica.
Tutti noi sicuramente conosciamo Paros, l’isola greca set del film Immaturi e meta di molte vacanze estive e forse del viaggio di maturità di qualcuno di voi.
Celebre per la sua architettura blu e bianca, per le sue coste e le sue acque cristalline, sarà a breve famosa anche per i suoi standard ambientali in quanto rappresenterà l’esperimento di un futuro senza rifiuti e inquinamento derivanti dalla plastica.
Il progetto, dal nome Clean Blue Paros è stato lanciato e supportato da un’organizzazione inglese che insegue la missione di un mare plastic free.
L’obiettivo è molto ambizioso: rendere l’isola priva di rifiuti plastici in tre anni.
Come ottenere questo risultato?
Agendo sulla legislazione, sull’educazione dei residenti e sulla presente gestione di smaltimento dei rifiuti.
Per questo progetto è stata scelta l’isola di Paros poiché di dimensioni ridotte, ma anche per la monitorabilità delle entrate e delle uscite e la sfida legata al turismo estivo.
La popolazione permanente trecentosessantacinque giorni all’anno è di tredicimila individui, con una circolazione di ben quattrocentomila persone –trenta volte in più!- nei mesi caldi.
Sono proprio i flussi turistici la causa del 95% dell’inquinamento presente nel Mediterraneo.
Già questa estate, in anticipo di due anni rispetto al volere dell’Unione Europea, in tutta Paros saranno vietate le cannucce di plastica: una minaccia per le attività locali?
Assolutamente no! Molte realtà -ben cinquanta sulle settanta totali-, hanno già aderito al progetto Clean Blue Paros e sono stimolate a dare ai turisti più insegnamenti possibili sull’ecosistema dell’isola e sulla sua conservazione e tutela.
Se avevate in mente di visitare la Grecia, perché non supportare il turismo di quest’isola e stimolarla a diventare il primo esempio di realtà 100% plastic free cosicché altri luoghi di vacanza possano abbracciare la stessa mission?
Articolo di Giulia Verrini, in collaborazione con Il Polo Positivo