Per un liberista il profitto sulle mascherine vale più della vita altrui. Che novità, mi direte. Sono d’accordo: non c’è niente di nuovo, sul piano concreto. Cambia però il loro atteggiamento. Se un tempo tentavano almeno di dissimulare il loro disinteresse nei confronti dell’altro, oramai hanno rinunciato a qualsiasi maschera, svelandosi nella loro natura egoista.
Un liberista – a dirla semplicemente – è uno che ritiene che il sistema economico ideale è quello in cui lo Stato non interviene. Nessuna regola, nessun controllo, nessun intervento – nelle posizioni più estreme. La convinzione è che il mercato possa regolarsi da solo, come guidato da una “mano invisibile”, come sosteneva Adam Smith.
Il prezzo delle mascherine
La natura del liberista si è rivelata quando il Governo ha deciso di calmierare il prezzo delle mascherine a 0,50€, eliminando l’IVA dal prezzo delle stesse. Il costo di produzione delle stesse è stimato intorno ai 20 centesimi. Aggiungendo il resto della filiera, rimane comunque margine di profitto per le aziende. Inoltre il governo rimborserà le farmacie che nei giorni scorsi hanno acquistato mascherine a più di 50 centesimi, cifra a cui dovranno rivenderle. Per di più, si sta trattando anche con chi ha degli stock invenduti, anche questi acquistati a prezzo maggiore di 50 cent.
Chi sostiene che il libero mercato avrebbe portato un’autoregolazione, giungendo al giusto profitto, è ipocrita. Primo perché non si rende conto dei tempi necessari al mercato per adattarsi, in un periodo in cui nel giro di una settimana cambia tutto. Secondo perché finge di non vedere le speculazioni messe in atto da aziende e farmacisti, che hanno deciso di ricavarci il massimo profitto facendo leva sulla necessità impellente delle persone.
A sottolinearlo è lo stesso Arcuri, commissario per l’emergenza, che dichiara:
Avrei tanta voglia di parlare dei liberisti che emettono sentenze quotidiane da un divano con un cocktail in mano. Ma non lo farò, il mio dovere è lavorare.
E aggiunge:
Il mercato italiano non è ancora pronto per fissare il prezzo giusto di vendita delle mascherine. L’idea che fissare un prezzo massimo abbatta la capacità dell’impresa italiana di produrle è superficiale. E’ economia di guerra? No, è senso civico. E’ un danno per chi vuole guadagnare sul dolore? Sì e lo rivendico con orgoglio.
Potrei essere solidale con la Macron, che dichiara di aver convertito la produzione ma di non poter vendere in perdita – anche se consiglierei loro di prendere ispirazione dalle altre aziende che riescono a venderle a 38 cent al Governo.
Non riesco invece a dispiacermi con ConfCommercio, che si lamenta del calmiere per via del prezzo a cui hanno importato le mascherine. Magari sognando un lauto profitto, perchè venderle a 5 euro l’una era una prospettiva allettante. Desolato.
E se vogliono smettere di produrle, nessun problema. Ci segneremo i nomi.