Avete mai provato a pagare un caffè e una brioche al bar con la carta? Se l’avete fatto il gestore vi avrà di sicuro detto che non si poteva fare e a quel punto avrete pagato in contanti, magari con una banconota da €50, e lui vi avrà di nuovo guardato male.
Perché il piccolo commerciante non vuole far pagare piccole somme con pagamenti elettronici?
Ogni volta che si fa un’acquisto tramite carta di credito, una percentuale di ciò che andrebbe al commerciante sul totale pagato va alla compagnia della carta di credito che ha messo a disposizione il circuito per la transazione; questa percentuale in Italia è del 3.5% che è molto alta e scoraggia i piccoli imprenditori che non fanno grandi volumi di vendita ad utilizzarla.
L’uso del contante in Italia
In generale comunque in Italia siamo i primi in Europa per uso del contante. Infatti 6 Italiani su 7 lo preferiscono perché, a detta loro, è sempre accetto, è veloce e consente di tenere d’occhio le spese. Anche se ormai con tutte le nuove carte di credito e prepagate è possibile acquistare appoggiando la carta o il telefono al lettore e tenere d’occhio tutte le spese attraverso un’app dedicata.
A onor del vero il contante è utilizzato maggiormente per spese inferiori a €25. Risulta anche che l’uso aumenti proporzionalmente all’età, mentre l’impiego della moneta digitale è più frequente tra consumatori a più elevata scolarizzazione, anche se forse è meglio dire a più alta educazione finanziaria.
Uso del contante e illegalità
Secondo tutte le organizzazioni monetarie, come la Banca Centrale Europea e la Banca d’Italia, quando circola troppo denaro incrementa l’illegalità: il contante è infatti essenziale per chi evade, per chi paga in nero, per gli spacciatori e per chi corrompe. L’Italia detiene da anni il primato in Europa per l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto, fino a 36 miliardi di evasione all’anno.
La situazione nel paese sta piano piano migliorando, ma non basta. E’ necessaria una riforma radicale: lo Stato deve scoraggiare l’uso abbassando il tetto massimo per i pagamenti in contanti, che ora è di €3000, permettere di detrarre una percentuale delle spese in modo che sia più conveniente pagare una fattura da 100€ piuttosto che 80€ in nero e obbligare le banche ad abbassare le commissioni per gli esercenti. Riuscire a spezzare questi meccanismi permetterebbe di impiegare maggiori forze di polizia nella lotta ai grandi evasori, che rappresentano il vero nemico.
Le misure del Governo
In merito a questo, il Governo si è già mosso, infatti nella nuova legge di bilancio 2020 sono presenti alcuni incentivi per i pagamenti elettronici: detrazioni Irpef al 19% per spese relative all’affitto, per gli interessi passivi sui mutui e per le intermediazioni immobiliari sulla prima casa, ma anche per le spese mediche e veterinarie, oltre che per le spese relative all’istruzione e per abbonamenti in palestra e altre attività sportive; è stata introdotta una lotteria degli scontrini che dà, a chi usa metodi di pagamento tracciati, una doppia possibilità di essere estratto.
C’è anche da dire che chi evade le tasse in Italia non finisce (quasi) mai in carcere. Più di 3mila italiani ogni anno ricevono una condanna penale per aver evaso il fisco, ma solo pochi casi isolati finiscono dietro le sbarre. Negli altri paesi europei, e non solo, le cose vanno diversamente: l’Irlanda come la Gran Bretagna, ma anche i Paesi dell’Est, gli Stati Uniti e altri paesi asiatici hanno fatto proprio il principio del “name and shame”. Ogni anno vengono pubblicate le liste di coloro che anno evaso il fisco.
Concludendo, i pagamenti con la carta giocano un ruolo fondamentale nella lotta all’evasione e col tempo aumenteranno anche nel nostro Paese, ma prima lo si farà meglio sarà.