Nel 2018 il tasso di occupazione europeo delle persone comprese tra i 20 e i 64 anni era del 73,2% in rialzo rispetto all’anno pretende. L’obiettivo minimo era un tasso del 75% a livello europeo per il 2020, ma non tutti i membri hanno raggiunto questa cifra. Alcuni Stati come Italia, Spagna, Grecia sono appena al 60% o sotto. La Germania invece è uno dei Paesi che da questo punto di vista sta andando meglio. Il tasso di disoccupazione infatti si aggira intorno al 5,6%, il migliore in Europa e tra i più bassi al mondo.
A cosa è dovuto il successo della Germania?
Il merito va ai fattori strutturali dell’economia, come il tessuto industriale che rimane in grado di mantenere posti di lavoro ben remunerati nel settore secondario. Questo per gli altri Paesi sta diventando sempre più difficile a causa della manodopera a basso prezzo proveniente dalle nazioni in via di sviluppo.
Il successo sta nel saper inserire i giovani nel mondo del lavoro attraverso il sistema educativo. Quest’ultimo si differenzia leggermente nel funzionamento tra i vari Stati federali, ma in generale ha due linee guida: da una parte ci sono gli indirizzi accademici che sono riconducibili ai licei e istituti tecnici italiani e hanno lo scopo di preparare lo studente per un percorso universitario; dall’altra c’è un sistema professionalizzante che permette agli alunni di firmare contratti di alternanza scuola-lavoro per svolgere apprendistati in aziende che investono per formarli con l’obiettivo di assumerli a tempo indeterminato.
Questo sistema duale permette di formare il curriculum dello studente per i reali bisogni del mondo del lavoro, infatti è scelto dal 60% dei tedeschi. La formazione di manodopera altamente qualificata che non necessita di studi universitari ha conseguenze economiche positive per il Paese, e di base permette a queste persone il mantenimento di un ceto medio che non si basa sulle capacità accademiche o sullo stato sociale di provenienza.
I problemi del sistema occupazionale tedesco
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il sistema scolastico tedesco è estremamente stratificato e riflette la stratificazione della società. Questo nella realtà dei fatti impedisce il riscatto verso posizioni più qualificate e la possibilità di modificare la strada intrapresa in base alle inclinazioni personali. La scelta del percorso infatti viene fatta molto presto: tra i 9 e 10 anni, quando ancora difficilmente si hanno le idee chiare di quello che si vorrà fare. Una volta presa, la decisione è quasi impossibile da cambiare.
Il vero punto di forza dell’economia tedesca è la formazione professionale e il meccanismo che mette in contatto i giovani con il mondo delle aziende. Infatti da un lato la scuola forma gli studenti per avere competenze che si basano sui bisogni attuali e futuri delle imprese senza finire in percorsi formativi obsoleti; dall’altro c’è una complessa coordinazione tra le aziende che assumono, lo stato che finanzia e i sindacati che tutelano i giovani lavoratori. I risultati comunque parlano da soli: c’è un incontestabile efficienza nel preparare i giovani tra i 15 e i 24 anni e inserirli con successo nel mondo del lavoro, anche gli altri Paesi potrebbero imparare qualcosa dalla Germania.