Leggere è sempre stato importante. Ma con la presunzione che si respira ai giorni nostri, del conoscere dopo aver letto qualche titolo di giornale, forse oggi, leggere è più importante che mai.
Al giorno d’oggi, si legge di meno?
“Leggiamo sempre meno perché il nostro mondo ci vuole distratti” afferma Marco Lodoli, scrittore, giornalista ed insegnante italiano. Infatti è vero, siamo molto più distratti di un tempo. Vent’anni fa non esistevano gli smartphone e le notifiche a trasportarci in realtà lontane da quella del momento presente. Ma siamo sicuri che leggiamo davvero di meno di prima?
Forse siamo semplicemente più distratti, ma non leggiamo di meno. Maurizio Assalto, scrittore, giornalista e direttore delle pagine culturali di La Stampa, sostiene che invece leggiamo molto di più di una volta. “Il problema non è tanto che oggi si legga meno – anzi, si legge probabilmente di più – quanto che cosa e come si legge”, “oggi quasi tutti hanno in mano lo smartphone o il tablet. E leggono blog, email, Whatsapp, tweet, post su Facebook e Instagram.”
Non è questione di quantità, quanto di qualità, e sempre secondo Maurizio Assalto, quella che svolgiamo sui nostri dispositivi elettronici “è una lettura rapida, frantumata, nervosa, che lascia poco spazio ai tempi lunghi necessari a immergersi in un romanzo o affrontare un saggio.”
Infatti leggere un libro o un articolo di giornale su un e-book o sulla carta è ben diverso da ciò che leggiamo scrollando la home di Instagram o Facebook. Così come leggere un saggio per intero, senza distrazioni, richiede più attenzione e concentrazione rispetto all’informarsi tramite un tweet con limite massimo di 280 caratteri.
«Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli.»
Joseph Brodsky
Ma perché i giovani in particolare leggono sempre meno libri?
Stando ai dati raccolti da Common Sense Media e alle notizie riportate da CNN, i giovani, Gen Z e Millennials, passano dalle quattro alle oltre sette ore ogni giorno sui social media.
Passare tutte queste ore attaccati agli schermi dovendo svolgere attività fisiologiche, scolastiche e talvolta lavorative sembra talvolta impossibile a livello pratico. Se la mia giornata è composta da ventiquattro ore, nelle quali dovrei avere il tempo di dormire, mangiare, lavarmi, studiare, fare attività fisica, mantenere delle relazioni sociali e altre attività simili: come è possibile passare tutto questo tempo connessi? O si smette di dormire (cosa che accade ed è conosciuta anche con il nome di vamping) e si inizia a vivere completamente nel mondo virtuale, oppure, si ricorre al multitasking.
Come riportato da Forbes, i giovani – Millennials e Gen Z – tendono ad avere uno span di attenzione molto più basso delle generazioni passate. Questo perché sono capaci di guardare più di una schermata insieme alla volta, anche mentre svolgono delle attività nella vita reale. Non che ci voglia un talento particolare, ma ciò sottolinea come il loro livello di attenzione possa essere molto basso. Soprattutto nella lettura di contenuti che richiederebbero un minimo di concentrazione e un livello di analisi in più della semplice occhiata al titolo dell’articolo.
Per renderci conto di come il focus e l’attenzione dei giovani siano fluttuanti, osserviamo questo esempio:
Mario si trova alla fermata del pullman. Sta leggendo un post su Instagram riguardo “Black Lives Matter”. Indossa le cuffiette, ma questa mattina non ha ancora trovato una canzone che gli piaccia, quindi torna su Spotify a cercarne un’altra. Dopo aver scelto la musica, apre Whatsapp per informare gli amici che sta arrivando. Di tanto in tanto alza lo sguardo sulla strada, alla sua sinistra, controllando che non stia arrivando il pullman.
Riabbassa lo sguardo sul cellulare e ritorna su Instagram, e tenta di continuare la leggere il post su “Black Lives Matter”. Fa però in tempo a leggere soltanto altre due frasi che sente un rumore in strada. Si distrae e controlla che non sia il suo pullman. È un falso allarme. Può tornare a rilassarsi e a leggere il post che aveva aperto.
Mentre riabbassa lo sguardo sullo schermo nota un messaggio dal gruppo degli amici, “okay, anche noi 5 min e siamo lì”. Riapre Whatsapp per rispondere a sua volta “okay”. Anche la mamma gli ha scritto, chiedendogli se è arrivato, allora si mette a rispondere anche a lei. La canzone che c’è adesso però non piace a Mario, quindi riapre Spotify per metterne un’altra. Intanto controlla la strada e il pullman.
Fa per chiudere un po’ di schede, ma vede di avere quella di Instagram ancora aperta, così torna a leggere il post di “Black Lives Matter” che aveva aperto qualche minuto prima. Adesso però è arrivato il pullman.
È un esempio fittizio che ho creato a tavolino, tuttavia penso che molti giovani e studenti si possano immedesimare in tutto questo. E perché no, anche molti adulti.
Il punto è: cosa e quanto Mario può aver capito riguardo al movimento Black Lives Matter? Tra la superficialità delle informazioni contenute in un post di Instagram (date dalla forma del mezzo, che predilige la brevità, la sintesi, il clickbait e i titoli) e la scarsa concentrazione con cui Mario ha cercato di informarsi sull’argomento (data dal luogo e dal tempo in cui ha appreso le informazioni), forse sarà già tanto nel momento in cui sarà riuscito ad intravedere la punta dell’iceberg della questione.
Ma perché è importante leggere (libri o approfondimenti)?
Perché fermarsi all’apparenza, alla superficie, senza arrivare a conoscere veramente la sostanza del mondo che ci circonda è pericoloso. Osservare l’attualità con distrazione, senza avere una minima idea del contesto storico, culturale o scientifico dei fenomeni di cui si parla, e permettersi di giudicarla è controproducente. Si finisce con l’avere una massa di automi, incapaci di concentrarsi per più di cinque minuti, che prediligono surrogati di notizie che fuori dal loro contesto risultano inutili. Che senso ha conoscere cento titoli al giorno, se oltre al titolo non si conosce nient’altro? C’è il rischio di diventare dei burattini, senza la capacità di controbattere in maniera razionale alle affermazioni di chi fa la voce più grossa.
Infatti, come spesso è successo e succede nella storia, una delle più grandi armi delle dittature è la censura, di libri e di qualsiasi forma d’arte ed espressione in grado di stimolare un pensiero critico, a svantaggio di chi detiene il potere.
«Un uomo che non legge buoni libri non ha alcun vantaggio rispetto a un uomo che non sa leggere.»
Mark Twain
Come viene sostenuto in questo articolo di The Vision: “Abbiamo venduto la nostra concentrazione e il nostro tempo al Dio Internet ottenendo in cambio un senso falsato del mondo che sta uccidendo la democrazia e la nostra quotidianità. Anche se ci ostiniamo a non prenderne atto, la nostra percezione della realtà si è completamente sgretolata tra stringhe di codici e algoritmi, e con essa ogni retaggio di buonsenso, civiltà, cultura, educazione e spirito critico.”
I social sono un problema?
Nonostante i numerosi pregi e la capacità di rendere l’informazione veloce ed accessibile a praticamente tutti gli strati della popolazione, i social hanno contribuito ad un abbassamento della qualità dell’informazione, insieme alla conseguente polarizzazione dell’opinione pubblica. “Una fake news si propaga sei volte più velocemente di una notizia vera” come constatato nel documentario “The Social Dilemma” .
Questo perché c’è carenza di pensiero critico e di cultura. Si tende a sforzarsi sempre meno per comprendere ed apprendere. Leggere un libro o un approfondimento è infatti un’impresa che talvolta richiede ore ed ore di concentrazione, e al giorno d’oggi in molti non ne hanno il tempo. Forse non lo trovano, forse non ne hanno voglia. Forse perché pensano di saperne già abbastanza grazie ai titoli letti online. La presunzione dei tuttologi, insomma.
Certo, ci sono altri metodi per informarsi oltre alla lettura, come ad esempio film e documentari. Ma nulla è equiparabile ad un’attenta lettura, nella quale la nostra mente interviene attivamente, dando vita agli scenari contenuti nell’inchiostro dell’autore.
«Se incontriamo un uomo di rara intelligenza, dovremmo chiedergli quali libri legge.»
Ralph Waldo Emerson
Per queste ragioni, leggere libri al giorno d’oggi è più importante che mai. In un mondo dove l’informazione e la cultura viaggiano veloce, bisogna avere la forza di rallentare. Perché solo guardando le cose dall’alto, nella loro interezza, è possibile ridimensionarle e metterle in prospettiva, dando il giusto peso al rumore, dei titoli di giornale.