Nelle ultime settimane il noto social TikTok sta chiedendo a tutti gli utenti italiani di riconfermare la propria età. Perché il social lo sta facendo e perché questo fatto interessa tutti, anche chi non ha TikTok?
L’inizio di una lunga storia
Tutto parte il 22 gennaio, quando il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP), in seguito al caso della bambina di Palermo, dispone il blocco immediato di TikTok e la richiesta dell’introduzione di sistemi per verificare l’età dell’utente. Questa richiesta è stata avanzata anche a Facebook, che controlla sia l’omonimo social che Instagram.
Dopo pochi giorni TikTok si attiva e mette in campo diverse azioni tra cui:
- La ri-conferma dell’età
- Una campagna di sensibilizzazione in app
- Revisione dei documenti legali
Ora però andiamo più nel dettaglio.
Primo step: si riconferma l’età
Come abbiamo già detto, dal 9 febbraio il social ha chiesto a tutti gli utenti italiani di re-inserire la propria data di nascita allo scopo di bloccare gli utenti minori di 13 anni (che, per legge, non possono entrare nel mondo dei social).
Ma c’è un problema: il blocco di TikTok è facilmente aggirabile inserendo una data falsa, e in molti lo hanno fatto purtroppo.
Proprio per evitare questo, l’azienda sta pensando di introdurre l’Intelligenza Artificiale che, studiando il comportamento dell’utente, riuscirà a capire se l’età dichiarata corrisponde a quella reale. La tecnica, già usata nell’ambito del marketing online, funziona ed è anche abbastanza accurata. L’unico problema? Coniugare questo metodo con il rispetto della privacy dei minori.
Inoltre è stato inserito un apposito tasto per segnalare gli account di utenti minori di 13 anni.
Secondo step: la sensibilizzazione
Alla riconferma dell’età e alle notifiche di avviso si aggiunge una campagna di sensibilizzazione interna all’app.
Nella settimana che va dal 4 al 9 febbraio TikTok ha inviato notifiche di sensibilizzazione e pubblicizzato dei video dedicati al tema.
TikTok inoltre ha incoraggiato gli utenti a rileggere le regole della community, i termini e le condizioni d’uso e anche a rivedere le impostazioni del proprio profilo.
A questo scopo, TikTok ha pubblicato sul profilo italiano dei tutorial che spiegano agli utenti come rendere privato il profilo, bloccare i download dei propri video, segnalare un utente minore di 13 anni e altro.
Terzo step: privacy policy e termini d’uso più semplici
Come abbiamo detto, TikTok ha incoraggiato gli utenti a rileggere i documenti legali, ma i documenti sono all’altezza dei minori di 18 anni?
A questo scopo il social ha semplificato i termini d’uso e la Privacy Policy e, visitando le impostazioni, si potrà accedere a questa versione “easy” dei documenti e posso dire che sono semplici da leggere.
E speriamo che nasca una nuova abitudine: leggere i documenti legali.
Tutte queste modifiche erano necessarie? (Spoiler: si)
Come tutti sappiamo (o almeno spero) il GDPR, la norma che regola il trattamento dei dati personali a livello europeo, stabilisce un’età minima di 16 anni per effettuare il trattamento dei dati di un soggetto, ma fornisce agli stati membri (Italia compresa) la possibilità di modulare questo limite tra i 13 e i 16 anni. In Italia è fissato a 14 anni e al di sotto di questa età il consenso deve essere accettato da chi esercita la responsabilità sul minore.
Purtroppo, molti minori di 13 anni si iscrivono ai social anche se la loro età non lo permetterebbe e questo può portare anche ad eventi spiacevoli, come quello citato ad inizio articolo.
Inoltre sui social ci sono alcuni contenuti che a quell’età non andrebbero visti (per citarne alcuni: challenge pericolose, nudità…).
Leggi anche: L’uso dei social e il loro impatto
Per comunicare questo messaggio, il Garante per la Protezione dei Dati Personali, in collaborazione con il Telefono Azzurro, ha lanciato una campagna TV con un chiaro messaggio, “se non hai l’età, i social possono attendere” e illustrando le misure prese da TikTok dopo il blocco.
Sempre riguardo il tema sono arrivate delle idee forse un po’ bizzarre: dallo SPID necessario per iscriversi ai social fino all’età minima per avere uno smartphone. In realtà basterebbe poco: un’educazione informatica, sia agli adolescenti che agli adulti. Bisogna far conoscere i rischi e le regole di questo mondo, ma anche far capire che esistono degli strumenti per controllare i propri figli (come Family Link di Google). Attenzione: tutto questo non deve trasformarsi in uno stalking da parte dei genitori, un po’ di libertà deve pur sempre esistere.