Il 20 e 21 settembre 2020 in Italia si vota per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. La domanda a cui gli italiani alle urne saranno tenuti a rispondere è se confermare o meno la proposta che prevede una riduzione del numero di parlamentari. Si passerebbe da 945 a 600, rispettivamente 400 alla Camera e 200 in Senato. Il referendum in questione è costituzionale, di tipo consultivo. Si richiede agli elettori di confermare o meno una legge di revisione della Costituzione o altra legge costituzionale. Questo tipo di referendum non richiede un quorum da raggiungere. Questo significa che l’esito del voto non dipende da quante persone andranno a votare.
Che cosa si modifica?
Gli articoli in questione ad essere modificati sarebbero il 56, 57 e 59 della Costituzione. Il testo di legge che prevede la modifica era stato approvato da entrambi i rami del Parlamento a maggioranza assoluta l’8 ottobre 2019 con 553 voti favorevoli e 14 contrari sulla riduzione. L’ultima riforma agli articoli della Costituzione che prevedono il numero dei Parlamentari è quella del 2001, ma non aveva inciso sul numero dei componenti che rimaneva immutato da quella del 1963.
La versione originaria degli articoli invece del 1947, frutto del dibattito dell’Assemblea Costituente, non faceva menzione del numero esatto di deputati eleggibili, ma prevedeva limitatamente che fossero un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila. Come anche l’articolo 57 non indicava precisamente il numero dei componenti il Senato per le medesime ragioni su cui si erano scontrati nel dibattito ma affermava solamente che la base per l’elezione era regionale. A ciascuna regione era attribuito un senatore per duecentomila abitanti o per frazione superiore a centomila. Nessuna regione poteva averne un numero inferiore a sei (tranne la Val D’Aosta). Con questa modifica invece sono circa 153,685 (fonte Sole 24ore) i cittadini che ogni deputato rappresenterebbe in media, mentre per quanto riguarda il Senato ogni eletto rappresenterebbe 301.223 persone.
Perché votare sì al referendum
Per quanto riguarda le ragioni del sì, le tesi a sostegno di questa posizione riguardano l’alleggerimento del numero dei rappresentanti per rendere più agili i lavori e favorirne l’efficienza. I sostenitori di questa posizione sono principalmente i membri del Movimento 5 Stelle, da sempre a favore del taglio delle poltrone e degli stipendi d’oro. In più essi hanno anche sempre rimarcato il desiderio di una democrazia popolare diretta, criticando quella rappresentativa che delega ad un numero ristretto di privilegiati la gestione politica del Paese. In breve, il sì significherebbe un attacco alla “casta“.
Perché votare no al referendum
A favore del no si schiera invece una lunga lista di duecento costituzionalisti, tra cui Morelli, che mirano a sottolineare come i problemi del Parlamento non derivino dal numero dei membri ma dal sistema di bicameralismo perfetto. Essi hanno firmato un documento in cui spiegano le ragioni del no. Indipendente da qualsiasi altra natura politica, il documento mira a criticare il fatto che la materia costituzionale venga svilita ad argomento di propaganda elettorale. Secondo loro la riforma riduce la rappresentatività senza offrire vantaggi apprezzabili né per l’efficienza delle istituzioni democratiche né sul risparmio della spesa pubblica. Le regioni più piccole con questo taglio di seggi rischiano di essere meno rappresentate nonostante ci siano altre istituzioni elettive idonee a rappresentarli. Il Parlamento rimane infatti la soluzione che più garantisce la rappresentanza.
Votare durante il coronavirus
In più un altro dibattito attorno alla questione riguarda il tempo storico in cui ci troviamo e la delicata situazione ancora di emergenza, per l’epidemia di coronavirus. Molti hanno criticato la scelta di andare al voto adesso. La riforma, in caldo dal 2019, attende però un esito essendo già stata rinviata a seguito dell’emergenza sanitaria. Chi si trova in isolamento può votare presso il proprio domicilio a seguito di una richiesta da inviare. Presso le strutture sanitarie che ospitano reparti Covid-19 possono invece essere costituite sezioni elettorali con funzione di raccolta voto e di spoglio delle schede votate.