Nel mese di marzo, il giorno 13, ricorreva l’anniversario della pubblicazione di un piccolo libro destinato a cambiare per sempre la percezione che l’uomo ha di sé e dell’universo. 410 anni fa, a Venezia, venne pubblicato il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, il trattato che annunciò importanti scoperte astronomiche riguardanti la Luna, le stelle e il nostro sistema solare.
La storia del Sidereus Nuncius
La storia del Sidereus Nuncius ha però inizio qualche tempo prima, nel 1609.
Al tempo Galilei aveva 45 anni e, seppur fosse conosciuto come insegnante, non godeva di grossa fama. Era professore presso l’università di Padova e lavorava come ingegnere a Venezia, un lavoro che, a detta sua, non gli concedeva il tempo per dedicarsi alle sue ricerche. In quel periodo la città di Venezia era interessata al cannocchiale, probabilmente arrivato dall’Olanda, per un suo possibile utilizzo a scopi militari.
Galilei si era quindi impegnato, con l’aiuto degli abili maestri vetrai di Murano, nel perfezionare lo strumento e, dopo diverso tempo, il cannocchiale era diventato sufficientemente sofisticato e potente da permettere l’osservazione di stelle e pianeti lontani. Fu così che, spinto dalla sua curiosità, Galilei decise di volgere lo sguardo al cielo e, nelle notti del freddo inverno del 1609, iniziò a scrutare la Via Lattea, le stelle, la Luna e Giove.
Cominciò così a scrivere l’opera, in gran fretta per paura che qualcun altro potesse anticiparlo. Scelse di scriverla in latino perché era lingua internazionale del tempo, la scelta migliore per rivolgersi ad un ampio pubblico di intellettuali. La foga non gli permise però di scrivere un testo stilisticamente elevato e il linguaggio usato apparì da subito più asciutto e sintetico rispetto a quello dell’epoca e si differenziò, ad esempio, da quello di Keplero il quale usava aggiungere aneddoti e digressioni metafisiche ai suoi scritti. Galilei diede così inizio a un nuovo genere letterario che diventò successivamente il modello per tutti gli scritti di carattere scientifico.
Struttura del Sidereus Nuncius
Il libro è molto breve, circa 60 pagine. Dopo la dedica al granduca di toscana Cosimo II De’ Medici, lo si può dividere in alcuni capitoli:
- il primo è un indice generale delle scoperte;
- il secondo è una trattazione sul cannocchiale e sulle sue caratteristiche;
- il terzo è un’analisi della Luna, della sua forma e delle sue macchie;
- il quarto riguarda osservazioni sulle stelle fisse e sulla Via Lattea;
- l’ultimo è un trattato sull’osservazione di quattro satelliti, da lui chiamati pianeti, attorno a Giove. Quest’ultimo capitolo riporta, giorno per giorno, il diario delle osservazioni a partire dal 07 gennaio 1610 al 02 marzo 1610, seguito poi da una breve riflessione sulla struttura dell’universo.
La pubblicazione, il successo…
Visto lo scarso interesse che Venezia aveva per l’astronomia, il Sidereus Nuncius venne pubblicato da un piccolo editore veneziano di nome Tommaso Baglioni il quale, il 13 marzo 1610, distribuì al pubblico le prime 550 copie del libro. Il successo fu immediato, in meno di una settimana il testo diventò introvabile e il Sidereus iniziò a fare il giro del mondo: arrivò a Londra, a Mosca, si spinse fino in India e nel 1615 approdò addirittura in Cina dove, vista la grande popolarità ottenuta, Galilei era conosciuto con il nome cinese “Chia-Li-Lueh”.
… E i detrattori
Con la fama arrivarono anche i primi detrattori provenienti in particolare dal mondo accademico ed ecclesiastico. Da un lato gli astrologi videro crollare le loro teorie sull’antropocentrismo, dall’altro i rappresentanti religiosi si accorsero di come le sue osservazioni contrastavano il modello aristotelico dell’universo e, seppur non lo nominasse mai, confermavano le pericolose tesi di Giordano Bruno, condannato al rogo solo 10 anni prima. Galilei si impegnò sempre e da subito a rispondere a tutti i suoi contestatori: teneva lezioni pubbliche, spediva copie del suo libro e modelli del suo cannocchiale a re e principi in tutta Europa e invitava, chiunque ne avesse la possibilità, a ripetere le osservazioni che lui aveva fatto.
Sidereus Nuncius: l’impatto sul mondo
Il Sidereus Nuncius non rivoluzionò soltanto il mondo scientifico ma influenzò anche l’arte, la filosofia, la letteratura e la cultura popolare. Il cannocchiale acquisì infatti un forte valore simbolico e divenne icona dell’ingegno umano, per la sua capacità di avvicinare cose lontane e di svelare verità nascoste. L’impatto fu tale che per tutto il secolo nacquero numerosi testi nei quali il cannocchiale aveva un ruolo fondamentale, quasi da protagonista e il mondo in cui si svolgevano i fatti era plasmato sulle osservazioni di Galilei.
Dall’arte…
Una delle primissime opere d’arte a riconoscere le scoperte galileiane fu la “Immacolata Concezione della Vergine con Apostoli e Santi”, datata 1610-1612 e collocata nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma. L’opera fu realizzata da Ludovico Cardi detto il Cigoli il quale, amico di Galileo, rappresentò la Luna con le macchie e i crateri descritti nel Sidereus.
Le osservazioni di Galileo furono la prova sperimentale delle teorie di Copernico. Si dimostrò finalmente che la Terra non era il centro dell’universo ma esistevano più centri attorno ai quali i corpi celesti potevano orbitare: attorno al Sole orbitavano i pianeti e attorno ai pianeti i loro satelliti. Da una concezione geometrica e ordinata dell’universo si passò a una concezione infinita, caotica e sovrabbondante di mondi.
La Terra perse così il titolo di “centro di tutto” e, insieme a lei, anche l’uomo. Questo passò infatti dall’essere creatura prediletta, l’essere per il quale tutto è stato creato, ad essere semplice abitante di uno dei pianeti che orbitano attorno a una dei miliardi di stelle sperdute nell’universo.
… Alla letteratura
Le osservazioni di Galilei e la nuova percezione dell’uomo rimasero sin d’allora nella mente dei poeti: dal “Paradise Lost” di Milton, nel quale alla figura di Galilei è fatto più volte riferimento, direttamente o indirettamente, nell’accompagnare la descrizione di luoghi e di spazi con caratteristiche analoghe a quelle osservate dallo scienziato, a, seppur secoli dopo, “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello dove, nell’introduzione filosofica, attribuì a Copernico, e potremmo dire di conseguenza a Galilei, la colpa di aver smascherato quell’illusione dell’uomo di essere al centro di tutto, svelandone in realtà la sua piccolezza, concetto già espresso in una delle “Operette morali” di Leopardi (Il Copernico. Dialogo). Lo stesso Leopardi rimase in qualche modo colpito dalla figura di Galilei, dalle sue capacità scientifiche e filosofiche e dall’idea di considerare lo studio della natura come nuovo metodo di fare filosofia, tanto da considerarlo, nello Zibaldone, “il primo riformatore della filosofia e dello spirito umano” (1 dicembre 1828).
La condanna e la morte
Successivamente al Sidereus Nuncius Galilei pubblicò altri libri, tra cui il celebre “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” e con il tempo le accuse si fecero sempre più insistenti fino a quando, il 22 giugno 1633, venne condannato per eresia e costretto all’abiura.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1642, bisognò aspettare 350 anni prima che la chiesa cancellasse la sua condanna, il 31 ottobre 1992, soltanto 28 anni fa.
Testi:
- Battistini, M. Timpanaro Cardini, G. Galilei, Sidereus Nuncius, Venezia, Marsilio editori, 1993.
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