Eindhoven è impressionante, forse superba. In occasione della Dutch Design Week, ci siamo recati nei Paesi Bassi e abbiamo potuto scorgerne tutti gli aspetti progettuali. La città fiamminga, che ormai da 17 anni ospita il più grande evento sul design del Nord Europa, è l’esempio perfetto di velocità.
Una città in crescita, caratterizzata dall’innovazione, dalla tecnologia e, in parte, dalla costante ricerca di una perfezione. Ma che, sicuramente, non si palesa in maniera così chiara negli altri grandi agglomerati olandesi, orgogliosi di vantare un perfetto equilibrio tra modernismo e folklore.
Conta più abitanti di quanto gli spazi abitativi permettano. Incentiva a costruire il più possibile in meno tempo possibile, assicurando una riduzione delle tasse che arriva anche al 30%.
Una città che non vive più il problema del sovraffollamento delle carceri, ma che invece è costretta a chiuderli, grazie a programmi sempre più green per i pochi criminali rimasti.
Una città che deve tanto alla Philips, quanto Torino alla FIAT o Wolfsburg alla Volkswagen.
Certo, tutti dati che sentiamo ogni giorno e che unificano la maggior parte della fredda Europa.
Eindhoven e design
È a partire da qui, però, che si può apprezzare come tutto questo, nel corso degli anni, si sia riflesso nella vita delle persone. Sempre più orgogliose e consapevoli della cultura sul design che le abbraccia e le cresce. Ciò, seppur in scala ridotta, è un passaggio importante dal punto di vista sociale che, in tutta sincerità, a Milano non si è ancora visto. Con il solo prezzo del biglietto standard si ha la possibilità di visitare tutti i distretti, i musei, le esposizioni e di usufruire di una logistica impeccabile ed ecologica, gratuitamente.
Ci siamo mossi tra le strutture geodetiche in vetro del centro, dove abbiamo avuto l’occasione di visitare il museo della storica azienda già citata e di confrontarci, all’interno della stessa, facie ad faciem con importanti designer del calibro di Frank Verbrugge. Salendo sulle innumerevoli Renault elettriche in giro per la città, si possono raggiungere i distretti più periferici. Ognuno è contraddistinto da una diversa declinazione del design e dell’architettura. Strijp “T+R” è un quartiere univoco. E’, inverosimilmente, la vittoria dell’artigianato sull’industria, ma, soprattutto, un tentativo riuscito di come essi possano coesistere efficacemente.
Il quartiere di Piet Hein Eek
È il quartiere di Piet Hein Eek. Al contrario, l’omonima zona in “S” è sinonimo tangibile di progresso e hi-tec, all’interno del quale emergono concept tanto futuristici quanto innovativi. Interessanti, qui, i progetti nati dagli studenti della TU di Eindhoven e di Delft, quindi di tutta l’area strettamente più industrial, che finalmente porta sulle spalle quegli elementi prima solo teorizzati. Tecnologie eco-friendly, usi alternativi della stampa 3D e introduzione di nuovi materiali. Un aspetto, quest’ultimo, che emerge al meglio nella zona studentesca di Campina, dove migliaia di studenti dell’accademia hanno presentato i loro lavori dall’impronta simbolica e concettuale.
È impossibile prevedere un cambiamento se non a partire da un nuovo, serio sviluppo dei materiali che ci circondano, con la speranza che ciò si possa flettere anche alla maniera italiana.
Giovanni Cimino, Gianluca Capozzo