Quarant(i)na giorno x. Ecco come ricorderò queste bizzarre giornate passate in casa. Da più di una settimana ho deciso di pubblicare con regolarità un video su Instagram al giorno, mentre canto e mentre suono. È una challenge che mi sono creata da sola, un po’ per caso, un po’ per noia, che però mi sta aiutando a rendere ogni giornata un po’ più diversa, unica e leggera. Ma andiamo con ordine.
L’idea
Patiamo dal presupposto che io non sappia né cantare bene, né suonare bene. Non sono Jimi Hendrix, non sono Whitney Houston. Però al liceo avevo imparato a strimpellare la chitarra, e un po’ canticchio, a modo mio. La scorsa estate dopo aver lavorato una domenica extra ed aver incassato un bel verdone, mi comprai un ukulele. Erano mesi che lo sognavo, e senza badare a spese o caratteristiche prettamente tecniche, mi comprai per 80 euro quel mandolino a strisce. Inutile dire che da agosto in poi non ho mai avuto praticamente tempo di usarlo. Tra viaggi, esami ed esperienze lavorative all’estero è rimasto nell’armadio di casa mia in Italia, ad aspettare.
Il Coronavirus e le restrizioni volte a limitare il contagio mi hanno dunque fatto dono di molto tempo libero a casa, ed io ne ho approfittato per tirare finalmente fuori dalla custodia il caro strumento.
Inutile dire che è nato tutto per caso: una sera mi ripresi, mentre in un flusso di freestyle inventavo un nuovo testo sulle note di “Want You Back” dei 5 Seconds Of Summer. “Il sole sta splendendo fuori, e sono bloccata qui dentro, perché? C’è un virus che sta succedendo, non l’hai sentito? Sì, l’ho sentito. Stai dentro, lavati le mani, metti via le scarpe, e fai qualcosa di non stupido. Perché sai, tu non vuoi essere stupido. Anche se ti dicono di lavarti le mani per almeno 20 secondi, tu fallo per 40 […]” e così via.
The sun is shining outside
and I’m stuck inside, why?
There’s a virus going on
Haven’t you heard that?
Yes I didStay inside
Wash your hands
Put your shoes away
And do something not stupid
‘Cause you know,
you don’t wanna be stupidEven if they tell you to wash your hands for at least 20 seconds,
do that for even 40
That’s better
Because there’s a virus going on
There’s an infection raging outside, so
You wanna be with your hands clean
[…]
La cosa ha avuto un relativo successo ed il giorno dopo mi sono registrata mentre storpiavo un’altra canzone. A quel punto mi è venuta l’illuminazione: E se ogni giorno provassi a suonare una canzone diversa? Non sono partita con il presupposto di fare per forza tutti i giorni una canzone ben fatta, ma con l’intenzione di provare ogni giorno a fare qualcosa di diverso; sia per migliorare a suonare il mio amato ukulele, sia per dare ad ogni giornata un obiettivo diverso. E da lì e partita la sfida quotidiana.
La scelta di condividerla sul mio profilo Instagram è stata invece guidata dalla mia innata tendenza ad iniziare qualsiasi cosa con il pieno di entusiasmo, ed esaurirlo nel giro di poco, fino ad abbandonare il tutto. Dovendo rispettare una scadenza sotto agli occhi di altre persone, sarebbe dunque stato più difficile accantonare il progetto, e per questa ragione ho deciso di renderla una sfida pubblica.
Un relativo successo
Il fatto che poi alcuni amici abbiano iniziato ad essere addirittura più entusiasti di me, dicendomi che i miei video sono diventati una parte positiva delle loro giornate, è un’altra storia. Mi sono infatti stupita del buon feedback che ho riscontrato. Più persone mi hanno contattata, dicendomi che in qualche modo le ho ispirate e che forse in futuro anche loro avranno un po’ di coraggio in più a pubblicare dei video di loro stessi mentre suonano e cantano, e questa cosa mi fa sorridere e mi rende molto felice.
Riflettendo con queste persone mi sono infatti resa conto che a cantare in pubblico si osano spesso solo le persone che sanno di saper cantare, mentre noi altri non così dotati un po’ ci vergogniamo e finiamo per cantare da soli in doccia quando pensiamo che nessuno ci possa sentire. Ma chi ha detto che per cantare in pubblico ci sia per forza bisogno di essere dei fenomeni? La mediocrità non è un reato, e la musica dovrebbe essere un momento di gioia per tutti, intonati e meno intonati, quindi basta vergognarsi della propria voce quando essa non è angelica come quella di Beyoncé. Ora più che mai l’Italia che canta dai balconi ha bisogno delle voci di tutti, non importa quanto melodiche.
Tornando alla mia storia, dopo il settimo giorno di registrazione ho deciso che sarebbe stato carino se alla fine della mia quarantena, avessi montato insieme tutte le canzoni in un unico video. Come prima cosa avrei fatto un po’ di pulizia sul mio profilo Instagram, e come seconda, così facendo, avrei avuto un ricordo quantomeno positivo di questi giorni passati a casa. Una sorta di personale diario della “Quarant(i)na”.
Trovo infatti che questo mio ritrovato hobby mi aiuti a far passare con più leggerezza questi lunghi pomeriggi, ma che soprattutto mi tenga impegnata la mente per qualche ora in più. È un appuntamento fisso che, nonostante le circostanze, riesce sempre e comunque a tirarmi su di morale.
Uscire senza uscire di casa
I momenti in cui mi fermo a pensare sono i più duri per me, come penso lo siano per tutti. Nella testa mi rimbombano i numeri e le ultime notizie poco incoraggianti e penso a quanto sia assurdo il fatto che siano giorni che non metto piede fuori casa. Quando mi fermo mi sento come un cavernicolo in gabbia, rintanato nella sua caverna mentre cerca una via d’uscita da questa situazione di noia, continuando a girare in cerchio, sapendo di non poter comunque uscire.
È strano da afferrare come concetto e mi sento in bilico tra due mondi: quello in cui cerco di continuare a vivere la mia vita di sempre e quello in cui so di non poterlo fare. La realtà del contagio trovo sia soprattutto difficile da comprendere nel momento in cui la si sperimenta solo in parte, su un divano, nel calore e nel confort delle proprie mura casalinghe. È una guerra invisibile, combattuta nelle trincee degli ospedali, di cui tutti siamo partecipi, ma senza averne realmente preso parte, nel momento in cui siamo al sicuro, a casa.
Posso quindi dire che la musica sia diventata in questo periodo per me una via di fuga. Non posso uscire di casa, certo, ma posso sempre trovare dei modi alternativi per permettere alla mia mente di svagarsi e di volare altrove. Non so quanto sia scientificamente provato, ma ho sentito dire che la mente umana non è in grado di differenziare sogni e realtà, e di questi tempi quale modo migliore di evadere abbiamo se non nelle nostre stesse menti?
Quindi viaggiate, e continuate a viaggiare. Siate fermi con il vostro corpo, ma non permettete alle vostre menti di fermarsi. Chiudete gli occhi e mentre il sole che splende sui vostri balconi vi bacia, fingete di essere al mare. Non siamo padroni della realtà, ma di come immaginiamo essa sia. Quindi nonostante il grigiume, le brutte notizie e la quarantena, non smettete mai di sognare. Un uomo può essere spogliato di tutto, ma non dei suoi sogni e della sua capacità di immaginare; tutto ciò nessuno potrà mai portarglielo via.
Molto bene, Ile!
Ci hai fatto compagnia con le tue canzoni e adesso anche con il tuo bell’articolo.
W l’uculele che ti ha tenuto impegnata in queste giornate forzate in casa!