La pandemia da COVID-19 ha cambiato da quasi un anno le nostre vite. In questi ultimi tempi si iniziano a vedere i risultati di tanti mesi di studio e ricerca. A questo proposito il 9 dicembre l’Inghilterra ha somministrato la prima dose del candidato vaccino Pfizer a un’anziana novantenne. Ma com’è la situazione nei paesi più poveri del nostro pianeta?
Alcuni dati
In tantissime nazioni del Terzo Mondo si riscontra ancora una grande difficoltà ad accedere ai vaccini più comuni e, ancor più grave, ad un’assistenza sanitaria. Il problema della disponibilità del vaccino anti-COVID è dunque reale e serio. Solo il 14% della popolazione mondiale possiede il 53% di tutti i vaccini più promettenti. I paesi più poveri rischiano dunque di essere lasciati indietro nella corsa al vaccino, sebbene alcuni abbiano registrato quasi 1,5 milioni di contagi. Secondo recenti studi in queste nazioni solo 1 persona su 10 potrà essere vaccinata nel prossimo anno. Al contrario, alcuni degli Stati più ricchi si sono procurati più dosi rispetto al numero dei propri cittadini.
In una recente intervista, la cancelliera tedesca Angela Merkel si è espressa sull’argomento. Al termine di un vertice del G20, la Merkel ha infatti lamentato la lentezza con cui si sta affrontando l’importante questione, ribadendo la necessità di negoziati con la GAVI (Vaccine Alliance). Quest’ultima è una cooperazione nata nel 2000 con lo scopo di migliorare l’accesso all’immunizzazione per la popolazione umana in paesi poveri.
Obiettivi
Sono 75 i paesi che durante l’estate hanno deciso di partecipare a un’iniziativa nata proprio dalla GAVI in collaborazione con l’OMS, la Covid-19 Global Vaccine Access Facility (COVAX Facility). Gli USA hanno deciso di non partecipare all’iniziativa. COVAX aveva come obiettivo quello di raggiungere almeno due miliardi di dollari per due miliardi di dosi di vaccino. E ci è riuscita. Ma annuncia che almeno altri cinque miliardi di dollari saranno necessari nel 2021. L’obiettivo è quello di ribadire il diritto universale alla salute di tutti, senza alcun tipo di discriminazione. L’iniziativa consentirebbe la distribuzione del vaccino in 92 paesi che non potrebbero altrimenti averlo.
Il consorzio Oxford/AstraZeneca, con il suo promettente vaccino, si impegna a fornire il 64% delle dosi che saranno prodotte ai paesi in via di sviluppo, ma per il 2021 sarà in grado di provvedere solo al 18% della popolazione mondiale. Gli accordi sono stati conclusi con i grandi paesi in via di sviluppo (Cina e India), mentre molti altri, a basso reddito, non sono stati coinvolti. Risulta dunque evidente la necessità che più aziende si accordino per contribuire a un’equa distribuzione del vaccino, in modo tale che tutti abbiano le stesse possibilità. Per questo nasce l’iniziativa Covid-19 Technology Access Pool, promossa dall‘OMS per incoraggiare le aziende produttrici a diffondere le loro conoscenze e i diritti di proprietà intellettuale.
GAVI ha lanciato un appello affinché il vaccino diventi un bene pubblico mondiale e affinché, come tale, possa essere gratuito e distribuito in base alle esigenze della popolazione. Un vaccino per tutti, senza distinzioni.
Si riuscirà, almeno in questo caso, a mettere da parte le numerose disuguaglianze in nome della battaglia contro un solo nemico, che colpisce tutti allo stesso modo?