Qualche giorno fa stavo lavorando a un video sulla statistica delle epidemie e mi sono collegato al sito della World Health Organization per scaricare i report giornalieri sui dati del nuovo Coronavirus. Tra i vari documenti pubblicati me ne è saltato all’occhio uno, che contiene le indicazioni per produrre con materiali reperibili pressoché ovunque e a basso costo un efficace disinfettante per le mani. Ho quindi cominciato a cercare su internet informazioni su altre ricette, e ho raccolto una lunga lista di versioni fai-da-te del disinfettante per le mani, anche abbastanza diverse tra loro, ma con un elemento comune: la fantasia. Gel di aloe vera, aromi naturali, amido di mais, addensanti per torte. Quanto di tutto questo è necessario?
Un disinfettante per le mani deve prima di tutto svolgere la funzione per cui è concepito: uccidere gli agenti patogeni con cui entra in contatto. A questo scopo è sufficiente l’alcol etilico che si compra al supermercato. Alcuni suggeriscono la candeggina, e su questo è bene fare chiarezza (vi consiglio di cercare gli articoli di Dario Bressanini proprio a questo proposito, che trovate qui). I disinfettanti a base di cloro, come la candeggina (ipoCLORITO di sodio), uccidono gli agenti patogeni, è vero. Ma non sono veloci come l’alcol. Quindi vanno bene per disinfettare piani di lavoro, tavoli e superfici su cui può essere lasciato agire per diversi minuti, operazione sconsigliabile per lavarsi le mani.
All’alcol la WHO suggerisce di aggiungere l’acqua ossigenata (chimicamente chiamata perossido di idrogeno). Quest’ultima ha una funzione antisettica: uccide cioè le spore batteriche presenti nei contenitori e nell’attrezzatura usata per la produzione del disinfettante: non ha quindi alcun ruolo attivo nella disinfezione delle mani. Il perossido di idrogeno è venduto in due concentrazioni: quella al 3% e quella al 6%. Per il nostro scopo il documento consiglia la concentrazione più bassa, per non incappare in problemi legati alla debole azione corrosiva della versione a concentrazione più alta.
Il terzo ingrediente, il glicerolo (anche detto glicerina), ha la funzione di umettante. In breve, aiuta la soluzione disinfettante a rimanere per più tempo sulla pelle, e aumenta dunque l’efficacia del prodotto. Variando la quantità di questo ingrediente, cambia solamente la viscosità del liquido.
I tre ingredienti che ho elencato finora sono i tre componenti fondamentali del disinfettante fatto in casa. Veniamo dunque a cosa il web consiglia di aggiungere.
A mio avviso si possono catalogare tutti gli ingredienti aggiuntivi in due gruppi: gli aromi, i coloranti e gli addensanti, che mirano a cambiare l’aspetto del prodotto, e gli additivi inutili: prodotti naturali aggiunti per fare scena o prodotti semplicemente superflui (sale, zucchero o bicarbonato).
Premettendo che l’organizzazione mondiale di sanità sconsiglia di aggiungere additivi di ogni genere al disinfettante, se proprio si volesse vediamo entro quale limite possiamo personalizzare la ricetta. Bisogna tenere conto di due fattori: l’allergenicità degli ingredienti e la loro compatibilità con quelli di base.
In generale è buona norma non lasciarsi tanto andare a soluzioni fai-da-te se non si sa esattamente cosa si sta facendo, e informarsi su internet, per quanto questo possa davvero renderci informati, spesso non basta.
Quindi atteniamoci alle istruzioni che ci vengono date, ricordando che quasi sempre basta lavarsi bene le mani con il sapone, ed è assolutamente sbagliato, inutile e controproducente prendere d’assalto i supermercati per questo motivo.
È fondamentale, soprattutto in questi momenti, agire con responsabilità: uscendo di casa non mettiamo a rischio noi, ma chi ci sta intorno, la nostra famiglia e tutta la società.
Nicolò Bagnasco
Contatti:
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instagram: @nicolo_bagnasco
FONTI:
Ministero della sanità, FAQ sul nuovo coronavirus, superfici e igiene
Guide to Local Production: WHO-recommended Handrub Formulations
Dario Bressanini, Le Scienze Blog
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