Zoom è una società fondata nel 2011 che offre servizi di conferenza remota, quindi la possibilità di tenere videoconferenze, riunioni online e simili. Negli ultimi giorno è stata oggetto di numerose critiche, dovute al fatto che i dati di molti utenti non siano stati protetti in modo adeguato. Sono state, infatti, diffusi nomi, mail, foto degli utenti, senza che sia stato richiesto alcun consenso. Qualcuno ha anche denunciato intrusioni durante riunioni aziendali e private.
Ma andiamo con ordine.
Zoom ha visto un incremento di utenti senza precedenti dall’inizio della quarantena: i dati dimostrano che la base quotidiana di clienti è passata dai 10 milioni di fine 2019 ai 200 milioni attuali, per un totale di +5500% di download in Italia. Sarebbe una notizia positiva per l’azienda, se non fosse per il fatto che si sia trovata impreparata ad affrontare il boom di utilizzi. Infatti, sono stati veramente tanti i problemi evidenziati.
Le prime denunce
Qualche giorno fa i primi problemi. Era stato scoperto che Zoom condivideva i dati degli utenti con Facebook, a scopo pubblicitario, senza specificare quale tipo di dati e, soprattutto, senza chiedere alcun consenso agli utenti. L’azienda ha ammesso le proprie colpe, scusandosi e sviluppando un aggiornamento per risolvere la situazione.
Ma pochi giorni dopo ecco nuovi problemi.
Cosa sta succedendo su Zoom?
Negli ultimi giorni non si è parlato solo di condivisione non autorizzata di dati, ma addirittura di attacchi razzisti, pornografici e violenti nelle videocall, tanto che si è diffuso il termine “Zoom-bombing” per descrivere il fenomeno.
Sono tante le testimonianze di utenti che hanno confermato incursioni durante le videochiamate pubbliche tra studenti, ma anche conferenze di altro tipo, meeting e appuntamenti religiosi. In ognuna gli attacchi si sono manifestati con insulti e condivisione di contenuti pornografici e violenti.
L’azienda sta prendendo atto dei problemi e si è scusata pubblicamente con gli utenti, promettendo l’adozione di misure che possano risolvere la situazione quanto prima.
Intanto, l’utilizzo di Zoom è stato vietato dalla compagnia spaziale di Elon Musk SpaceX e dalla Nasa proprio per “gravi problemi di privacy e di sicurezza”. Ma sta creando problemi anche nelle scuole. Infatti il Dipartimento della Pubblica Istruzione di New York ha vietato alle scuole della città di continuare ad usare Zoom, perché non sicuro. Però le scuole, come le aziende che utilizzano questa piattaforma, non possono fermarsi ad aspettare, di nuovo, perché venga trovata una soluzione.
Le alternative a Zoom
Sono molte, infatti, le alternative disponibili e altrettanto valide che possono venire in soccorso. Per le scuole in particolare, noi di WeStudents abbiamo sviluppato DaScuola, una piattaforma che permette di digitalizzare l’infrastruttura scolastica italiana. Permette di superare la necessità di configurazione tecnologica ad ogni lezione, automatizzando i processi di creazione dell’aula virtuale.
Una volta effettuata la registrazione lo studente o il professore, si ritrovano direttamente all’interno della “scuola”. I professori possono scegliere in che classe entrare, e gli alunni, sono in classe ad aspettarli.
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